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domenica 22 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte VI
sabato 21 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte V
Luca Russomanno, in collaborazione con le vie di Wodanaz
venerdì 20 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte IV
Ben altro discorso riguarda gli statunitensi Manowar, pressappoco contemporanei agli Heavy Load, e colleghi nello stile musicale, ma decisamente più famosi.
Appassionati di storia e mitologia, ed estimatori del compositore tedesco Richard Wagner, sin dai primi lavori dedicano numerosi testi alle battaglie del passato e all’onore guerriero.
Ispirati, per l’appunto, più da tematiche wagneriane che da artisti Rock passati e presenti, nei primi anni d’attività incidono brani come Gates of Valhalla e Thor (The Powerhead), che non credo necessitino d’approfondimento – anche qui è quantomeno obbligatorio segnalare che i Manowar porteranno avanti il discorso approfondendolo soprattutto nei lavori più recenti, ma anche qui ci troviamo di fronte a brani e dischi rilasciati in annate in cui le tematiche pagano-germaniche sono ampiamente consolidate nell’ambiente Metal.
Altro caso significativo riscontrabile sul suolo statunitense è quello dei Manilla Road, meno conosciuti dei Manowar ma egualmente affascinati dai conflitti bellici del passato e dalle culture europee.
Anche in questo caso, sin dalle primissime incisioni, gli esempi sono numerosi; in special modo l’amore per il mondo vichingo viene esternato dal fatto che in breve tempo, il simbolo più riconoscibile della band diverrà un evocativo quanto ingenuo (e un po’ pacchiano) elmo cornuto.
Tornando nella vecchia Inghilterra, patria indiscussa della musica Hard ‘n’ Heavy, si possono trovare altri sporadici riferimenti a battaglie ed incursioni vichinghe, meno palesi ma di sicuro non meno interessanti; utili per delineare quanto, all’epoca, determinati argomenti coinvolgessero anche artisti che in futuro non li avrebbero mai veramente approfonditi.
Come i Motörhead di Deaf Forever (1986), che al solito regalano versi essenziali e d’impatto:
“I cavalli urlano, sogno vichingo
eroi affogati in un lago di sangue.
Pugno armato, polso tagliato
lance spezzate in un mare di fango.”
o i Saxon di Warrior (1983) che ne parlano sotto una nuova, terrorizzata, ed anche un po’ stereotipata prospettiva:
“Attraccano sulla tua costa,
buttano giù la tua porta,
invasori da oltre il mare.
Stuprano e massacrano
tua moglie e tua figlia
[…]
vengono con il tuono
per uccidere e depredare,
saccheggiano le ricchezze della tua terra.”
Scavando sempre più a fondo nel sottobosco Heavy Metal di quegli anni, gli esempi diventano via via più frequenti e palesi.
Tra i più noti, possiamo citare: i brani Thor-Thunder Angel (1983) degli inglesi Battleaxe e Valhalla (1986) degli americani Crimson Glory; l’album The Son Of Odin (1986) dei londinesi Elixir; il risibile progetto musicale del culturista canadese Jon Mikl Thor – attivo addirittura dal 1977 - ed il gruppo statunitense Viking, formatosi nel 1986.
Dopo aver analizzato suddetti casi, si può affermare con tranquillità che, partendo dagli anni ’70, la storia e i culti delle antiche popolazioni germaniche hanno iniziato lentamente a prosperare all’interno del panorama Rock internazionale.
È unanimemente riconosciuto però, che la vera svolta la si avrà soltanto nella seconda metà degli anni ‘80, quando un (ormai) noto progetto musicale svedese, che trae il nome da una sanguinaria contessa ungherese, lascerà una traccia indelebile nella storia del Metal ed in quella della rinascita dei culti pagani, facendo sposare ufficialmente due mondi che hanno sempre amoreggiato in maniera più o meno clandestina.
Luca Russomanno, in collaborazione con le vie di Wodanaz
giovedì 19 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte III
mercoledì 18 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte II
Rimanendo sul suolo inglese, ulteriore esempio è fornito dalla lunga ed articolata The Gates Of Delirium, vera e propria suite musicale la cui durata supera i venti minuti, incisa nel 1974 dal gruppo di Rock progressivo YES. Pur essendo anch’essi spiritualmente di larghe vedute, e pur avendo loro stessi ammesso che l’ispirazione principale nella stesura del brano è stato il libro “Guerra & Pace” di Lev Tolstoj, ascoltando versi come “i nostri Dèi si risvegliano in tonanti boati” è difficile non immaginarsi una battaglia vichinga.
Portando un ultimo esempio fuori tempo massimo, i Black Sabbath (altra formazione inglese) nei decenni successivi diedero alle stampe l’album TYR, disco ingiustamente sottovalutato ed interamente intitolato al Dio nordico del conflitto – è doveroso precisare che suddetto album è datato 1990, anno in cui le tematiche pagane nordico-germaniche erano già ampiamente utilizzate in svariati sottogeneri della musica Rock.
martedì 17 novembre 2020
Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte I
Partiamo dall’esempio più noto, il brano Immigrant Song dei britannici Led Zeppelin, datato proprio 1970, che può essere considerato il primo palese apripista verso questo genere di tematiche, con le sue liriche che raccontano di paesaggi innevati e incursioni vichinghe:
“Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve
dal sole di mezzanotte dove le calde sorgenti sgorgano,
il martello degli Dèi guiderà le nostre navi verso nuove terre
a combattere le orde, cantando e piangendo
Valhalla sto arrivando.”
Le stesse tematiche saranno ancora affrontate dal quartetto nell’evocativa No Quarter del 1973:
“Chiudi la porta, spegni la luce
no, non torneranno a casa stanotte.
La neve cade forte e… non lo sai?
I venti di Thor soffiano gelidi.
Indossano acciaio tanto splendente e forte,
portano notizie che devono arrivare,
scelgono il sentiero che nessuno percorre,
non hanno nessuna pietà.”
sabato 14 novembre 2020
Sul Male
Tutti noi, almeno una volta, ci siamo posti questa domanda affrontando le avversità che la vita, in questo come altri tempi, ci pone innanzi.
La risposta è tutt’altro che semplice, ma possiamo provare ad analizzarla nella maniera più chiara possibile.
Partiamo da un presupposto: nessun Dio della nostra tradizione è malvagio, nemmeno lo spesso vituperato Loki, ma tutti contribuiscono al mantenimento dell’ordine cosmico ed in questo ordine vi è posto per ogni cosa del creato, per la gioia come per la tristezza, per il piacere come per il dolore.
Possiamo quindi affermare che nessun Dio farebbe mai del male fine a se stesso ma potrebbe tramite questo compiere un’opera utile al mantenimento dell’ordine cosmico, e quindi fare del bene.
Wodanaz potrebbe permettere, o addirittura favorire, la morte in battaglia di un suo prescelto perché questo possa unirsi ai ranghi degli Einherjar fra le aule del Valhöll, così facendo egli agisce in maniera giusta poiché porta a compimento il Wyrd dell’uomo prescelto per quanto, ad un occhio prettamente umano, questo possa sembrare difficile da capire.
Esiste quindi il Male? Assolutamente si, ma non è dagli Dèi che viene, molte sono le entità e le creature che si muovono nel nostro mondo di mezzo, ed alcune di esse possono essere di natura malvagia o compiere, per proprie motivazioni, azioni di questo tipo.
Rune, amuleti e segni sono protezioni valide contro queste minacce ma questo è un altro argomento che tratteremo, separatamente, in un altro articolo.
Gli Dèi, quindi, sono giusti.
Essi sono i custodi dell’ordine e del caos necessari e vegliano sui mondi così come un padre ed una madre vegliano su una famiglia, agendo talvolta in maniera dura ma sempre, in definitiva, per un superiore bene.