L’assemblea in armi, emblema di tutti i popoli germanici, perfetta rappresentazione dello spirito fiero e libero di quelle genti, spesso oggetto di politicizzazioni poco consone a quella che era la sua vera natura, questa da entrambe le parti del carrozzone politico, strumentalizzata in ogni modo possibile ed immaginabile.
“Sulle questioni di minore importanza decidono i capi, su quelle più
importanti, tutti; comunque, anche quelle di cui è arbitro il popolo
subiscono un preventivo esame da parte dei capi. Si radunano, tranne casi
di improvvisa emergenza, in giorni particolari, nel novilunio o nel
plenilunio, perché credono che siano i periodi più favorevoli per prendere
iniziative. Non contano il tempo, come noi, per giorni, ma per notti; con
tale criterio fissano date, così si accordano: per loro è la notte che
guida il giorno. Dal loro spirito di libertà deriva questo inconveniente,
che non si presentano alle riunioni contemporaneamente, come dietro
comando, ma perdono due o tre giorni per l'attesa dei partecipanti. Quando
la massa dei convenuti lo ritiene opportuno, siedono in assemblea, armati.
Il silenzio viene imposto dai sacerdoti che, in quelle occasioni, hanno
anche il potere di reprimere. Quindi prendono la parola i re o i capi,
secondo l'età, la nobiltà, la gloria militare e l'abilità oratoria e li
stanno ad ascoltare più per l'autorevolezza che hanno nel persuadere che
per l'autorità. Se le idee espresse non piacciono, manifestano
disapprovazione con mormorii; se invece piacciono, battono insieme le
framee: il plauso espresso con le armi è il più onorevole.”
(Tacito, Germania)
Citiamo quindi Tacito che, nel suo “Germania” fa riferimento per la prima a queste assemblee, elemento tipico della società da lui analizzata e componente centrale della vita comunitaria e tribale.
I capi, a differenza che nel mondo mediterraneo, non hanno potere assoluto, anzi, devono temperarsi innanzi al volere dei liberi, sono inoltre spronati a dimostrare sempre il proprio valore allenando carisma, autorevolezza e prestanza fisica, le doti principali, che mai dovrebbero mancare ad un capo degno di essere chiamato tale.
“In battaglia poi è disonorevole per un capo lasciarsi superare in
valore ed è disonorevole per il seguito non eguagliare il valore del capo.”
(Tacito, Germania)
Quale differenza con quanto avveniva nelle terre “civilizzate”, nelle quali il mefitico influsso della civitas permetteva (e permette tuttora) ad imbelli e vigliacchi di comandare su uomini migliori di loro, è questo il vero affronto alla verità, la vera e profonda ingiustizia di ogni tempo
.
Nessuno, nemmeno un capo, anzi, specialmente un capo, deve essere sollevato dal dimostrare il proprio valore.
Questo è il nostro credo, forti nella fede negli Dèi e nel riconoscimento della verità noi auspichiamo una nuova era di capi degni e sani.
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