Di questo celeberrimo poema è stato scritto moltissimo, meraviglioso esempio di letteratura germanica esso rappresenta mirabilmente uno dei topoi più ricorrenti nelle saghe germaniche ed indoeuropee: l’incontro fra un padre e un figlio che, a causa di un Fato ineluttabile e dei propri doveri tribali di stirpe, sono costretti a combattere fra loro.
L’ambientazione
è quella della conquista della nostra penisola da parte di Teodorico, che sarà
successivamente ricordato come “il grande”, quello stesso Flāvius Theoderīcus
la cui importanza nella storia Patria non è seconda a nessuno dei grandi eroi
di cui il nostro passato è costellato e a cui è da attribuirsi la fondazione
del Regnum Italiae in forma geograficamente simile a quanto è oggi inteso.
Non è dato
sapere quale battaglia, fra le molte combattute fra Teodorico ed Odoacre,
faccia da sfondo a questo duello, per quanto alcuni indizio, come il fatto che
i contendenti si trovino a piedi a fronteggiarsi fra le fanterie (è lo stesso
Hildebrand a ricordare quale sia sempre stato il suo ruolo in battaglia “Vagai,
per estati e inverni, sessanta, lontano dalla patria; e sempre fui assegnato
tra le schiere dei lancieri”) fa propendere per la battaglia di Verona lungo il
fiume Adige o per quella di Pizzighettone, nel cremonese, lungo il fiume Adda,
sono infatti queste quelle ad aver coinvolto più duramente la fanteria.
Ma quali sono
le origini di questo poema? Quale popolo lo ha composto?
L’argomento
ha interessato, e continua ad interessare, diversi studiosi, la lingua è
sicuramente germanica, e rientra nell’alveo continentale e/o anglosassone ma l’attribuzione
è tuttora assai discussa pur essendovi almeno quattro filoni principali per la
stessa: quello anglosassone, ormai poco supportato in quanto non presenta altri
indizi se non una certa affinità stilistica e lessicale, quello basso-tedesco,
quello gotico, anch’esso considerato desueto ed infine quello longobardo
bavarese, sul quale verte questo articolo.
I legami fra
il Regnum teodoriciano e quello Longobardo sono infatti fittissimi,
specialmente in quella che un tempo era detta Langobardia Maior, e ben
anteriori alla conquista longobarda della penisola e alla conseguente collaborazione
militare e politica.
Oltre ai
contatti dovuti alla comune presenza in area danubiana durante il V secolo ve
ne sono altri, attestati, di natura genealogica e matrimoniale.
Alboino, il conquistatore d’Italia e primo Re dei longobardi della nostra
penisola discendeva infatti per parte materna da Amalaberga, sorella di
Teodorico e non è certo un caso che, giunto in Italia, questi si sia stanziato
in Verona nel palazzo del proprio celebre parente.
La distanza
fra la caduta del regno Goto (553 era comune) e quella della conquista
longobarda (568) è infatti minima ed i nuovi dominatori inglobarono fra le
proprie schiere non solo i goti già presenti sul suolo italiano ma anche la
memoria del loro illustre predecessore e dell’epoca aurea ad esso legata.
L’inserimento
del grande Re, e delle sue gesta, fra le canzoni eroiche dovette quindi risultare
naturale al fine di garantire, per legami di stirpe, maggior legittimità alla
recente conquista.
Il contesto
storico culturale, oltre ad indizi linguistici quali il “-brant” presente nei
nomi dei due protagonisti e riferibile specificatamente all'antroponimia longobarda e bavarese, è
quindi decisamente favorevole e rende questa tesi assai rappresentata oltre che
ovviamente affascinante per chi, come me, ha fatto dell’amore per le proprie
origini uno dei punti cardine della sua esistenza.
Vi lascio
con gli splendidi versi finali del poema, presi dalla traduzione curata dal
sito Bifrost (e che potete trovare a questo indirizzo: https://bifrost.it/GERMANI/Fonti/Sapienzatedesca-Hildebrand.html)
“Allora
scagliarono dapprima
le lance di
frassino,
raffiche
aguzze
si
conficcarono negli scudi.
Poi
avanzarono insieme,
spaccarono i
ripari decorati,
percossero
con violenza
i bianchi
scudi,
e le tavole
di tiglio
andarono in
pezzi
colpite
dalle armi…”