Molti, specialmente in ambito tradizionalista, amano definirsi sostenitori delle specificità locali, ciò è ovviamente un bene dato che la preservazione e la trasmissione delle tradizioni è quanto di più importante vi sia per i figli degli uomini, insieme al fuoco e all’amore per gli Dèi.
Le tradizioni infatti ci donano un’identità, un’appartenenza, scaldano il nostro cuore, così come il fuoco scalda le nostre membra e l’amore per gli Dèi, con il loro culto, dona calore al nostro animo.
Molti, si diceva, si dicono in prima linea in questa lotta ma, vi è un ma, lo sono solo a patto che si mantenga un’unione politica formale, che vi sia il riconoscimento di svariate gerarchie imposte e non dettate da doti naturali, il pagamento di congrui tributi e l’adesione incondizionata ad un sistema di governo “standard”, corrispondente ai canoni feudali scelti dal sovrano.
Si tratta, in parole povere, di un tribalismo depauperato delle sue prerogative, un contentino, una concessione d’autonomia “de jure” davanti ad un controllo burocratico “de facto”.
Questa autonomia mutilata è inoltre assai fragile, basta un capriccio del sovrano a ridurla, ridimensionarla o cancellarla del tutto.
La storia del resto è maestra e quella dell’istituzione feudale, pur millenaria, dona un messaggio molto chiaro per tutti i localisti di ogni tempo.
Fin dalle sue origini con i franconi Merovingi passando poi per il suo apogeo con Carlo il macellaio ed i suoi discendenti, il feudalesimo ha sempre avuto in sé il germe della propria fine, una nota stonata di centralismo e burocrazia, lascito della componente Gallo-romanizzata alla base della sua stessa creazione.
Il feudalesimo fu sì autonomia locale, negarlo sarebbe inutile, ma funzionale alle necessità di una stato già burocratico e destinata a scomparire con l’avanzata delle sovrastrutture dello stesso.
Il tribalismo, al contrario, prevede autonomia vera e completa a livello locale, sia a livello legislativo, che politico, che militare.
Sono poi i capi locali, designati per elezione fra gli appartenenti ad una famiglia e non forzatamente per primogenitura, a dover collaborare alla gestione della confederazione tribale d’appartenenza insieme ai loro pari.
Il tribalismo è quindi pluralità, rispetto degli usi e collaborazione fra pari, il feudalesimo, al contrario, è l’illusione di tutto questo.
Chi promuove il sistema feudale non vuole quindi vedere la propria terra libera, abitata da uomini liberi davanti agli Dèi e alla legge, vuole, in definitiva, solo un padrone diverso da quello attuale, al quale portare più volentieri le ciabatte in attesa di un buffetto o di una crocchetta in premio.