lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroptr degli dèi.”
Pochi argomenti in grado di attirare l’interesse del “pagano medio” come ogni genere di dissertazione riguardante le rune e gli usi delle stesse, purtroppo questo è ben noto ad ogni genere di ciarlatano e non è raro vedere questi simboli, o il loro stesso nomi, trattati a sproposito da fanfaroni e commercianti di ogni risma.
Partiamo dunque dalle basi: le rune sono l’alfabeto alla base del sistema di scrittura dei popoli germanici, non esistono “rune celtiche” (esiste, se mai, l’alfabeto ogamico, che è tipicamente celta ma non ha alcun collegamento con le rune) o altre amenità.
Si sviluppano in un periodo compreso fra il II secolo a.e.c. ed il II secolo e.c. e sono state lungamente utilizzate fino a buona parte dell’età moderna (in Islanda, dove il loro uso magico sopravvisse assai più a lungo che altrove, ancora nel XVIII secolo era possibile essere condannati al rogo solo per averne incisa una) sia come alfabeto vero proprio che come base per utilizzi di tipo magico/rituale.
Partiamo da un presupposto: la cautela, nel maneggiare le rune, è se non propriamente obbligatoria quantomeno fortemente consigliata. Non tanto perché possiate fare dei danni, il potere delle rune è strettamente legato a quello di che le utilizza essendo le stesse uno strumento, per quanto potente, ma perché data la loro origine divina sarebbe d’uopo seguire i dettami odinici in merito:
“Tu sai come incidere?
Tu sai come interpretare?
Tu sai come dipingere?
Tu sai come provare?
Tu sai come invocare?
Tu sai come sacrificare?
Tu sai come mandare?
Tu sai come immolare?”
E ancora:
“È meglio non essere invocato
che [ricevere] troppi sacrifici:
un dono è sempre per un compenso.
È meglio essere senza offerte
che [ricevere] troppe immolazioni.
Così Þundr incise
prima della storia dei popoli;
poi egli si levò su
da dove era venuto.”
Siate rispettosi, quindi, ed approcciatevi a questi segni con il rispetto che meritano, e non fidatevi del primo ciarlatano (e ve ne sono molti) che vi prometterà mari e monti tramite il loro utilizzo, ricordatevi sempre che ogni dono è per un compenso e che nulla si ottiene se non è volere del Wyrd.
Nota finale: noi non siamo soliti consigliare libri, se non in privato a chi ce lo richiede ma vista l’abbondanza di testi farlocchi sulla questione ci sentiamo di consigliare il libro: “Iniziazione alle Rune” di Anne-Laure D'Apremont e Arnaud D'Apremont, di cui apprezziamo l’approccio cauto e rispettoso che consiglia ai suoi lettori.