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lunedì 23 dicembre 2019

Un osservatorio solare del neolitico

Il 'Kreisgrabenanlage' ( i.e. "costruzione a fossa circolare" ) di Goseck, altrimenti noto come 'Sonnenobservatorium' ( i.e. "osservatorio solare" ) di Goseck, è un fossato circolare [1] risalente al Neolitico a nordovest della cittadina di Goseck del Land tedesco Sachsen-Anhalt [2].
Degli avvallamenti a forma di anello nel terreno vennero fortuitamente scoperti nel 1991 durante un volo di ricognizione dall'archeologo Otto Braasch e vennero da questo segnalati come 'Bodendenkmal' ( i.e. "monumento interrato" ); la costruzione, eretta circa 6900 anni fa nel medio neolitico, è da ascriversi alla 'Stichbandkeramiche Kultur' [3] ( i.e. "Cultura della ceramica decorata a punzone" ).

Dopo la scoperta, vennero nuovamente scattate fotografie aeree dell'area e vennero compiuti rilevamenti geomagnetici per poter ottenere una mappatura completa del luogo; i vari rilevamenti e il successivo scavo del sito si svolsero entrambi nell'ambito del progetto interdisciplinare "Kreisgrabenanlage Goseck - Archäologie multimedial".
Sotto la direzione di François Bertems ( i.e. professore del dipartimento di archeologia preistorica dell'università "Martin-Luther" di Halle-Wittenberg ) nei primi del 2002 venne riportata alla luce la porta sudest del complesso circolare così come anche una porzione dell'anello esterno che consisteva in un fosso, un terrapieno e due palizzate. Durante il primo scavo su un'area di 10 metri per 50 vennero riportati alla luce le tracce della struttura ad anello che era ancora interrata così come dei frammenti di 'Stichbandkeramik' [3] ( i.e. "ceramica decorata a punzone" ), i resti di una longhouse con le pareti a torchis [4] intonacate d'argilla ed una tomba di un bambino con all'interno due vasi ascrivibili ai primordi dell'epoca della 'Linearbandkeramik' [3] ( i.e. "ceramica a banda lineare" ).
Nel 2003 venne nuovamente esaminato il primo sito di scavo come anche una nuova area a sud di questo di 30 metri per 40 e venne riportata alla luce l'intera porta sudest; fu così scoperto che le porte della palizzata più interna erano più strette di quelle esterne, segno che forse indica una differente fruibilità delle due aree sulla base del ruolo socio-sacrale che i vari membri delle genti del luogo ricoprivano.
Durante scavi successivi vennero trovate numerose ossa di bovino, specialmente crani, come pure delle ossa umane inumate in tre fosse nel terreno interno alla costruzione. Le ossa umane erano state meticolosamente trattate dacché la carne ad esse legata fu raschiata via da queste tramite ausili meccanici, trattamento che forse rimanda a sacrifici umani o a specifici riti funebri.

Dal Giugno all'Ottobre del 2005 l'equipe di ricerca lavorò alla ricostruzione in situ dell'intero complesso. L'inaugurazione di questo ebbe luogo il 25 Dicembre dello stesso anno, ossia nel solstizio d'Inverno del 2005. Seguono una serie di fotografie del sito archeologico ricostruito:

Veduta frontale della porta nord del complesso; si noti l'anello esterno
costituito dal fossato che contiene al suo interno la doppia palizzata.

Veduta aerea del complesso.
@Pierre Lesage
https://www.flickr.com/photos/74519001@N00/25709521551

Per quanto concerne la funzione svolta dalla suddetta costruzione circolare, si può far riferimento alle ricerche dell'archeologo Wolfhardt Schlosser dell'istituto di Astronomia dell'università di Bochum ( nota con l'acronimo di RUB, Ruhr-Universität Bochum ) che aveva in precedenza analizzato il disco astronomico di Nebra anch'esso rinvenuto nel Sachsen-Anhalt ma risalente all'età del Bronzo ( i.e. evo storico compreso fra il 3200 a.e.c. ed il 600 a.e.c. ) e dunque successivo all'epoca in cui il Kreisgrabenanlage di Goseck venne costruito.
Analizzando la disposizione dei tre raggi passanti per le tre porte, Schlosser scoprì come quello afferente alla porta nord identificasse sul suolo del complesso la direzione del meridiano astronomico di lì passante; i restanti raggi, quello afferente alla porta sudest e quello afferente alla porta sudovest, identificavano rispettivamente la direzione della luce solare nascente (alba) e di quella calante (tramonto) nel solstizio d'Inverno. Segue una rappresentazione grafica di quanto sinora detto:

Legenda
La linea in rosso rappresenta il meridiano che passa per il centro
del complesso architettonico, la linea gialla a destra la luce solare
che filtra dalla porta sudest all'alba del solstizio d'Inverno all'interno
del complesso e la linea gialla a sinistra rappresenta la luce solare che
filtra dalla porta sudovest al tramonto del solstizio d'Inverno. 

Note:

- [1] I cosiddetti fossati circolari - in tedesco 'Kreisgrabenanlagen' o 'Ringgrabenanlagen' - sono delle costruzioni neolitiche della Mitteleuropa di cui sinora sono stati ritrovati circa 120 esemplari tramite la tecnica dei rilevamenti aerei. I progenitori di questi fossati circolari erano complessi architettonici di forma circolare od ellittica che combinavano al loro interno fossi e terrapieni creando una serie di anelli concentrici ed erano afferenti alla 'Linearbandkeramik Kultur' [3] ( i.e. "cultura della ceramica a bande lineare", alto neolitico, 5500 - 4900 a.e.c. ).
Il concetto di 'Kreisgraben' nacque in seno alla 'Lengyelkultur' [3] ( i.e. "cultura di Lengyel", medio neolitico, 5000 - 4000 a.e.c. ) nel 4900 a.e.c. ed ebbe il suo periodo di massima fioritura nel medio neolitico ( i.e. 4900 - 4500 a.e.c. ) diffondendosi dall'odierna Ungheria e dall'odierna Slovacchia verso l'ovest raggiungendo così la Mitteleuropa germanica. Questo complesso architettonico era composto da uno sino a tre anelli scavati nel terreno aventi forma circolare o ellittica ( in questo caso, a differenza dei complessi afferenti alla 'Linearbandkeramik Kultur', gli anelli spesso non erano concentrici, avevano stessa ampiezza ed il diametro dell'intero complesso di anelli oscillava fra i 40 ed i 300 metri ) e da una o più palizzate poste dentro l'anello più interno a protezione dell'area più ima dove spesso si rinvengono resti di edifici lignei; il complesso architettonico sorgeva poi sempre in zone isolate, spesso su delle collinette lontane dagli insediamenti e dai centri abitati.
È molto probabile, se non quasi scontato, che molti di questi Kreisgrabenanlagen venissero realizzati sulle spoglie di strutture precedenti afferenti alla 'Linearbandkeramik Kultur' come testimonia il caso di Goseck dove fu ritrovata una sepoltura con frammenti di vasellame, esempi dei primordi della 'Linearbandkeramik'.
La funzione di queste strutture è dibattuta e le varie ipotesi sono riassumibili nella seguente triade:
-- luogo di raduno legato alla sfera del sacro o a quella politica, piazza del mercato
-- sistema difensivo di "seconda linea"
-- recinto per bestiame
Ricerche recenti mostrano come i 120 complessi architettonici sinora scoperti avessero funzioni differenti, tutte contenute però nell'elenco di cui sopra.

- [2] Nella seguente carta geografica si può osservare la disposizione di Goseck e del Sachsen-Anhalt all'interno dell'odierna Germania:























- [3]  Segue una breve periodizzazione della Linearbandkeramik Kultur e della Lengyelkultur.
L'origine dell'espressione 'Linearbandkeramik' ( i.e. "ceramica a banda lineare" ) che definisce la Linearbandkeramik Kultur è legata alla tecnica decorativa utilizzata nella ceramica corrispondente alla fase più antica della cultura danubiana così definita da V. Gordon Childe; il termine Bandkeramik ( i.e. "ceramica a banda" ) fu utilizzato per la prima volta dall'archeologo tedesco Friedrich Klopfleisch.
Nel complesso si può affermare che la cultura della ceramica lineare vada dal tardo 6000 a.e.c. agli inizi del 5000 a.e.c. del neolitico europeo continentale, con variazioni locali ( e.g. i dati provenienti dal Belgio indicano una tardiva sopravvivenza della ceramica lineare fino al 4100 a.e.c. ). Essa separabile in tre fasi; la fase più antica fu quella nella quale la Linearbandkeramik Kultur si sviluppò nella zona mediana del Danubio per poi diffondersi lungo l'Elba, il Reno, l'Oder e la Vistola. Dal 5500 a.e.c. al 5000 a.e.c. si sviluppò la seconda fase legata alla 'Notenkopfkeramik' ( i.e. "ceramica a note musicali" ). Nel 5000 a.e.c. alla fase precedente si sovrappose la terza ed ultima fase legata alla 'Stichbandkeramik' ( i.e. "ceramica decorata a punzone" ) che si concluse con strascichi fra il 4600 a.e.c. ed il 4400 a.e.c.
Infine al concludersi della terza fase di cui sopra, la Linearbandkeramik Kultur lasciò definitivamente il posto alla Lengyelkultur ( i.e. "cultura di Lengyen" ) il cui inizio è ascrivibile al 5000 a.e.c.

- [4] Viene qui per chiarezza riportato un esempio di sistema costruttivo a torchis:






















Fonti:

Zusammenfassung des Workshops: Funktion und Interpretation der mittelneolithischen Kreisgrabenanlagen aus Zentraleuropa. des Instituts für Prähistorische Archäologie der Universität Halle
http://www.himmelswege.de/index.php?id=6

martedì 17 dicembre 2019

Sulla morte

Cos’è la morte? 

Questa grande mostro dei tempi moderni, temuta, nascosta, censurata eppure egualmente ineluttabile, fine ultimo di ogni esistenza terrena, sulla quale sono stati scritti alcuni dei versi più significativi dell’umanità? 

Essa è, semplicemente, parte di noi. 

Viviamo e moriamo ad un tempo, poiché vivere è morire, ed ogni nostro gesto non fa altro che avvicinarci a lei, terribile amica. 

Eppure la temiamo, come se fosse qualcosa di estraneo e malevolo, come se essa non fosse già in noi. A cosa si deve questa paura? Questo terrore profano, staccato da ogni forma di sacralità, deriva certamente, in buona parte, dal cristianesimo e dalla monolatria, che ha tolto a questa importantissima parte della nostra vita terrena la naturalezza insita in ogni cosa eterna. 

Tanti, prima di noi, hanno camminato con lei al crepuscolo del proprio percorso, tanti ancora lo faranno. Tutti i nostri antenati sono passati fra le sue braccia, tutti noi, io che vi scrivo e voi che mi leggete, ci passeremo. Perché farne un dramma? La morte è vita secondo la legge eterna. 

Riappacificatevi con lei, vezzeggiatela come una vecchia amica, accettatela come parte di voi e preparatevi fin da ora per quando verrà a prendervi. 


domenica 15 dicembre 2019

Autosussistenza, autosufficienza e autoconsistenza

Tre qualità in crescendo, tre doni in aiuto dell'uomo odinista.

Stasera voglio immaginare di essere seduto davanti a te, e una birra. E di rispondere alla domanda: «Ma tu, ti senti mai solo e scoraggiato?»
Voglio provare a farlo con la massima semplicità e verità di cui sono capace. Si. Spesso. Stanco, quasi  sempre.
Alla fine però, sempre, sono ancora qua.
Sono un uomo spesso molto amareggiato e arrabbiato, ma non sono infelice. Alla fine, c'é invariabilmente, ogni volta, un quasi, grazie a cui non sono neanche davvero scoraggiato. Me ne rendo conto guardando la vera infelicità e il vero scoramento che traboccano riempiendo le strade, anche stasera dietro i vetri della birreria.
E sai cosa c'è? Rialzare anche solo per un secondo la testa da questa melma mi rende fiero e mi ridà speranza. Perché non è facile resistere, quindi è meraviglioso avere anche solo un appiglio per insistere e vedere che lo si sta usando, ora proprio adesso.
Tutta la società dominante e i "valori" proclamati dal comune buonsenso sono una ricetta per la depressione. Non è semplice rimanere saldi.
Ti dirò: una sana solitudine è un vero farmaco. Come ogni medicina, troppa può uccidere, ma una amara dose mantiene in salute.
Ti dirò che cosa mi ha aiutato nell'oscurità.

La prima cosa è imparare che ogni male ha il suo confine con il morire del giorno e che ogni giorno porta almeno una opportunità. Fallisci, migliora, impara, prendila.
Autosussistenza: anche un secondo di pace è un tesoro, sfruttalo e cerca di espandere il suo dominio. Poco a poco se puoi, o con salti che a volte non pensavi di poter fare.

La seconda cosa è imparare che ogni grandezza ha il suo limite, temporaneo. Accettalo. Non puoi salvarti da ogni ferita, non puoi vincere sempre. Sappi che la vittoria che non ha dietro di sé almeno trenta sconfitte è una vittoria per bambini. Non per gli uomini. La dea alata della runa Sig vola sulle teste insanguinate, non sui volti inebetiiti dalla beatitudine. Alla fine, dice un proverbio scozzese che amo: "Re e pedone finiscono nella stessa scatola". Perdiamo tutti. Ma è importante come. Questo conta. Questo è fondamentale: aver fede nella propria nobiltà e nel premio del suo sacrificio. È il passo in mezzo al guado, il più duro: saper dire e proclamare "Va bene così: deve essere così, così devono andare le cose!" Fatto questo, l'autosufficienza comincia quando hai visto da solo quanto puoi fare nonostante la melma, nonostante il vuoto, nonostante le finzioni di troppi egoisti e deboli che marciano per prosciugare le tue forze. Ricorda: per quanta canaglia potrà gettartisi addosso, c'è sempre un momento in cui gli déi si compiaceranno di te, e sempre un modesto ma solido bottino di conseguimenti. Impara a vederlo, a stimarlo, a riconoscerlo. Impara anche a riconoscere la parola e il gesto nobile di pochissimi. Non tutti sono deboli e vigliacchi. E diversi valorosi sono più vicini di quanto pensi o immagini. Nel fragore della battaglia ci sono altri guerrieri che soffrono quello che soffri tu e che resistono come stai resistendo tu, ognuno magari col suo tempo, con il suo ritmo, ma li riconoscerai d'istinto. Ascolta la tua anima bestiale: ti guiderà da loro, seguendo il wyrd.

La terza e ultima: coltiva una sana risata. Non essere tetro, o almeno non esserlo del tutto. Chi sa sorridere e ridere almeno un secondo al giorno è sollevato al cielo e porta con sé un bagliore di Asgard. Il sorriso è la porta della consistenza. Chi combatte e riesce a ridere anche un po' di sé stesso è sulla strada per mantenersi nobile e forte, saldo nonostante ogni tempesta.

Vassail.

Furio Detti, in collaborazione con le vie di Wodanaz

venerdì 13 dicembre 2019

Le divinità cornute

“Come uno spirito che scruta il passaggio e protegge il varco, il totem cornuto trafigge la carne e con la potenza che emana, invita al silenzio ed al rispetto.”

Le corna sono da sempre simbolo di potenza e divennero simbolo di potenza fecondatrice dal momento in cui vennero usate per arare la terra. Esse penetrano la terra preparandola a ricevere il seme. Essendo simbolo di potenza fecondatrice per le società agricole e armi per le società di cacciatori, il loro simbolismo è molto ambiguo e trascina con sé significati complementari ma opposti: a volte simbolo di potenza e distruzione, a volte simbolo di potenza fecondatrice e vita. Le divinità cornute sono sfuggenti al pensiero razionale e la necessità di definirle, appartiene solo agli uomini. Per irruzione del sacro e nel sacro, esse non vanno razionalizzate ma accettate irrazionalmente per comprendere ciò che sono.

La selva dà, la selva prende.


Re dei luoghi liminali, le divinità cornute presiedono i luoghi che fin dalla notte dei tempi, hanno sfamato l’uomo e allo stesso tempo, lo hanno ucciso tra atroci sofferenze. Esse appartengono a quei luoghi che divennero rifugio e salvezza per i briganti ma al tempo stesso morte e disperazione per gli abitanti dei villaggi e per i deboli. Appartengono a quei luoghi liminali in cui fabbri, cacciatori, dannati e disperati, si sono avventurati per cercare nell’oscurità delle fronde, le materie prime o i tesori inimmaginabili accumulati dal piccolo popolo e narrati dai bardi.

La paura: il luogo d'incontro degli spiriti forti

Lui è lì, ad aspettarci tra le oscure fronde e nelle ombre delle nostre torce. Lui è la paura. È ben visibile con la coda dell’occhio mentre ci osserva ma mai abbastanza visibile da poterlo definire. Lo percepiamo in un suono o nell’odore forte della selva. È la bestia che risiede nel nostro profondo, quella aggressiva, quella feroce e violenta: è la bestia che nella selva vuole sopravvivere e proteggere i propri cari. Lui è la violenza e la potenza che si accende nel nostro profondo e che incendia i nostri spiriti ed i nostri corpi. ​ Lui è Cernunnos ed è i nostri istinti più profondi ed i nostri mostri selvaggi.

La via del Sole

La notte buia e spesso fredda della selva ed i ripari di fortuna, ci fanno bramare il sole e la luce, quel sole che guiderà nuovamente i nostri occhi e le nostre azioni, quel sole che il mattino incendia le corna dei cervi. Il cervo fiammeggiante stupisce. Il sole riscalda la nostra pelle e il palco fiammeggiante, diviene la nostra salvezza, portando lontani i pensieri dell’oscurità.


Orlando Di Raimo, in collaborazione con le vie di Wodanaz

lunedì 9 dicembre 2019

Preparazione a Yule

Yule si sta avvicinando, e con esso il momento in cui l’inverno raggiungerà il suo culmine e le giornate saranno più corte e oscure. 

È un periodo di riflessione e lotta, nel quale fare il punto della propria esistenza, prendere decisioni, mettersi alla prova e prepararsi alla propria rinascita simbolica e spirituale. 

Stare con i propri cari, onorare gli Dèi e i propri antenati, fare tesoro di quanto il destino e la nostra volontà ci hanno permesso di apprendere, sono cose di grande importanza per coloro che ancora credono e vivono in questa età oscura. 

Sotto il sottile velo della cristianizzazione ancora vivono e pulsano ritualità antichissime, che danno a questo periodo quell’aria di festa che tanta serenità dona e che nessun culto monolatrico potrà mai oscurare. 

Il nostro invito è quello di sfruttare queste feste per diffondere fra coloro che amate la conoscenza di cosa davvero rappresenta questo periodo, per dura che sia. 

Diffondere conoscenza, e consapevolezza, è un dovere per tutti coloro che davvero vivono e seguono la via eterna. 

Noi, nel nostro piccolo, faremo la nostra parte, e vi invitiamo a fare lo stesso, come potete.