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domenica 15 dicembre 2019

Autosussistenza, autosufficienza e autoconsistenza

Tre qualità in crescendo, tre doni in aiuto dell'uomo odinista.

Stasera voglio immaginare di essere seduto davanti a te, e una birra. E di rispondere alla domanda: «Ma tu, ti senti mai solo e scoraggiato?»
Voglio provare a farlo con la massima semplicità e verità di cui sono capace. Si. Spesso. Stanco, quasi  sempre.
Alla fine però, sempre, sono ancora qua.
Sono un uomo spesso molto amareggiato e arrabbiato, ma non sono infelice. Alla fine, c'é invariabilmente, ogni volta, un quasi, grazie a cui non sono neanche davvero scoraggiato. Me ne rendo conto guardando la vera infelicità e il vero scoramento che traboccano riempiendo le strade, anche stasera dietro i vetri della birreria.
E sai cosa c'è? Rialzare anche solo per un secondo la testa da questa melma mi rende fiero e mi ridà speranza. Perché non è facile resistere, quindi è meraviglioso avere anche solo un appiglio per insistere e vedere che lo si sta usando, ora proprio adesso.
Tutta la società dominante e i "valori" proclamati dal comune buonsenso sono una ricetta per la depressione. Non è semplice rimanere saldi.
Ti dirò: una sana solitudine è un vero farmaco. Come ogni medicina, troppa può uccidere, ma una amara dose mantiene in salute.
Ti dirò che cosa mi ha aiutato nell'oscurità.

La prima cosa è imparare che ogni male ha il suo confine con il morire del giorno e che ogni giorno porta almeno una opportunità. Fallisci, migliora, impara, prendila.
Autosussistenza: anche un secondo di pace è un tesoro, sfruttalo e cerca di espandere il suo dominio. Poco a poco se puoi, o con salti che a volte non pensavi di poter fare.

La seconda cosa è imparare che ogni grandezza ha il suo limite, temporaneo. Accettalo. Non puoi salvarti da ogni ferita, non puoi vincere sempre. Sappi che la vittoria che non ha dietro di sé almeno trenta sconfitte è una vittoria per bambini. Non per gli uomini. La dea alata della runa Sig vola sulle teste insanguinate, non sui volti inebetiiti dalla beatitudine. Alla fine, dice un proverbio scozzese che amo: "Re e pedone finiscono nella stessa scatola". Perdiamo tutti. Ma è importante come. Questo conta. Questo è fondamentale: aver fede nella propria nobiltà e nel premio del suo sacrificio. È il passo in mezzo al guado, il più duro: saper dire e proclamare "Va bene così: deve essere così, così devono andare le cose!" Fatto questo, l'autosufficienza comincia quando hai visto da solo quanto puoi fare nonostante la melma, nonostante il vuoto, nonostante le finzioni di troppi egoisti e deboli che marciano per prosciugare le tue forze. Ricorda: per quanta canaglia potrà gettartisi addosso, c'è sempre un momento in cui gli déi si compiaceranno di te, e sempre un modesto ma solido bottino di conseguimenti. Impara a vederlo, a stimarlo, a riconoscerlo. Impara anche a riconoscere la parola e il gesto nobile di pochissimi. Non tutti sono deboli e vigliacchi. E diversi valorosi sono più vicini di quanto pensi o immagini. Nel fragore della battaglia ci sono altri guerrieri che soffrono quello che soffri tu e che resistono come stai resistendo tu, ognuno magari col suo tempo, con il suo ritmo, ma li riconoscerai d'istinto. Ascolta la tua anima bestiale: ti guiderà da loro, seguendo il wyrd.

La terza e ultima: coltiva una sana risata. Non essere tetro, o almeno non esserlo del tutto. Chi sa sorridere e ridere almeno un secondo al giorno è sollevato al cielo e porta con sé un bagliore di Asgard. Il sorriso è la porta della consistenza. Chi combatte e riesce a ridere anche un po' di sé stesso è sulla strada per mantenersi nobile e forte, saldo nonostante ogni tempesta.

Vassail.

Furio Detti, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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