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lunedì 16 settembre 2019

La notte atavica nella selva

Selvans o cernunnos, entita che stregano e terrorizzano le menti ed i cuori.

Spiriti dalla feroce bellezza, che vivono nel profondo degli uomini e si destano, quando il pensiero è sfiorato dalle paure arcaiche; paure che li rendono signori delle bestie e guardiani dei confini.


Nel sentire la loro presenza, veniamo trasportati lontano dal presente, in un tempo che nessun uomo vivente, può ricordare.

Nessuno ricorda il tempo della paura, quel tempo in cui i nostri antenati temevano tutto ciò che avevano intorno, un tempo in cui l’uomo era preda prediletta.


L'uomo ha dimenticato la vera notte! 

Ha dimenticato cosa significa aver paura quando non distingue le sagome nel buio.

Non ricorda come la sua vista si adatta al buio, e come ciò, lo rende capace di guardare ma non di distinguere, ed proprio mentre scrutava la notte, che si mostravano le divinità.

Per metà bestie e metà uomini, mai definite nelle forme e nei contorni, le entità mostrano il confine; quel confine di cui sono nume tutelare. 


L’uomo, nelle notti solitarie all'addiaccio, vive di nuovo le paure dei nostri antenati, quelle paure sepolte dalle luci e dal frastuono delle metropoli. 

Ciò che gli antenati temevano: si palesa.

Affiora di nuovo il ricordo dell'essere preda, lontano dalle leggi degli uomini e più vicino alle brutali leggi della natura.


La notte è dei predatori, la caccia inizia e giunge cosi al nostro cospetto, quell’istinto di sopravvivenza, tipico dell’uomo atavico, tipico della preda, accompagnato dalla paura e da un solo pensiero: fuggire o ripararsi.


L’uomo ricorda le atrocità subite da preda, la libertà negata e ricorda il più grande dono ereditato, che i nostri antenati hanno conquistato con il sacrificio e combattendo la paura: la facoltà di scegliere! 

Finalmente vede il confine! 

Finalmente comprende che può essere preda o predatore. 

Finalmente vede le mura delle città simili al recinto delle bestie addomesticate.


Può finalmente decidere se varcare quel confine tutelato dallo spirito delle selve o tornare in città, in entrambi i casi, sarà una vita di sacrifici, ma sul confine, al cospetto del dio, l'uomo decide quali sacrifici accettare e come vivere la sua vita: fiero predatore o preda sottomessa.


Culto dei silvani


Orlando di Raimo, in collaborazione con Le vie di Wodanaz 

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