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giovedì 10 settembre 2020

Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa – parte I

 

(ASI) In un momento di smarrimento culturale come questo è opportuno ricordare le nostre radici culturali effettive; è ciò che fece già Francisco Villar negli anni Novanta con la pubblicazione del testo “Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa”. 

Ma cosa serve per essere davvero “indoeuropei”? Il requisito fondamentale è avere per lingua madre una lingua, per l’appunto, indoeuropea. Secondo l’autore, oltretutto, la vera e più importante rivoluzione è stata quella linguistica (da quando l’uomo ha iniziato a esprimersi tramite un linguaggio articolato), d’altra parte la lingua che parliamo è la finestra che ci permette di vedere il mondo. 
Ancora adesso è in voga sui libri scolastici ed universitari la suddivisione “classica” delle lingue indoeuropee nei tre rami – neolatine, germaniche, slave. In origine, però, i nostri antenati parlavano una lingua regionale e occupavano uno spazio piccolo. 

 Il testo di Villar (almeno per quanto concerne questa prima parte) si suddivide in tre sezioni aventi rispettivamente per temi chi sono questi indoeuropei, come vivevano e come pensavano e com’era la loro lingua. 

“Indoeuropeo” si è imposto a scapito di tante altre definizioni, tranne che in Germania in cui negli ambienti accademici si usa “Indogermanici”. 
 Il nome con cui si conoscono i popoli è sia quello che ogni popolo dà a se stesso sia quello che gli viene dato da altri; ebbene, per loro non si conosce nessuno dei due. 
Nelle aree estreme ci sono vestigia: a oriente un popolo chiama(va) se stesso aryas e di ciò è rimasto il nome “Iran” mentre a occidente troviamo i nomi Ariovisto e Ariomanno e Eire (Irlanda) anche se l’etimologia è ovviamente diversa. 

Secondo A. Jager nel Caucaso si sarebbe parlata una lingua che sarebbe poi scomparsa ma che avrebbe lasciato eredi: greco, latino, lingue germaniche, celtiche, slave e persiano (ancora non si conosceva il sanscrito perché era il 1686). 

Diverse denominazioni furono date alla “lingua comune”: scitoceltico, germanico e infine indoeuropeo. Gli studi più importanti furono quelli dei fratelli Schlegel, di Jones, di Bopp e Rask.

Articolo di Giulia Re

N.B. 
Il testo completo dell'articolo è stato già in precedenza pubblicato in due sezioni ai seguenti indirizzi:


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