Nella determinazione delle coordinate “dove”, “quando” e “come” circa gli Indoeuropei è essenziale l’impegno congiunto di storia, archeologia e archeologia preistorica.
Ma allora com’era la situazione prima di loro? La Gimbutas dà la denominazione di “vecchia Europa” per definirla: si trattava, dunque, di una società caratterizzata dall’agricoltura, dedita più all’arte che alla guerra, e soprattutto matriarcale, tant’è che adoravano la Grande Madre apportatrice della vita.
Le cose iniziarono a cambiare in due ondate, e cioè nel 4400 a. C. e poi esattamente mille anni dopo. Gli Indoeuropei erano un popolo guerriero e questo è confermato da ben tre letterature (indiana, greca e germanica), in più l’archeologia del I millennio a. C. rivela corredi funebri adeguati. La religione, presso queste genti dedicate alla pastorizia e all’agricoltura, era di tipo naturalista e l’adorazione del disco solare è durata di più presso i popoli germanici.
Per quanto riguarda la concezione della morte, per i popoli della vecchia Europa esisteva una percezione ciclica della vita mentre per loro rappresenta la fine irreversibile di qualcosa. I primi avevano un sistema di numerazione duodecimale (peraltro esistente in qualche “fossile” linguistico in quanto ancora adesso certe cose si contano a dozzine) mentre i secondi ne usavano uno decimale.
Ma com’erano fisicamente questi Indoeuropei? Tanto per cominciare ogni speculazione di questo tipo avrebbe senso solo se fosse riferita ai popoli delle steppe, caratterizzati dalla robustezza delle ossa, dal cranio lungo e dalla statura elevata, dunque da un tipo cromagnoide archeologicamente parlando.
Infine, prima di addentrarsi nelle vicende dei singoli popoli, Villar analizza com’era la loro lingua (fonetica e morfologia) partendo dalle analisi di V. G. Childe degli anni Cinquanta.
Bisogna tener presente che l’Indoeuropeo è una lingua di tipo preistorico e la si conosce in maniera molto schematica.
Articolo di Giulia Re
N.B.
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