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venerdì 20 novembre 2020

Il paganesimo germanico nella musica Rock - parte IV

Ben altro discorso riguarda gli statunitensi Manowar, pressappoco contemporanei agli Heavy Load, e colleghi nello stile musicale, ma decisamente più famosi.
Appassionati di storia e mitologia, ed estimatori del compositore tedesco Richard Wagner, sin dai primi lavori dedicano numerosi testi alle battaglie del passato e all’onore guerriero.
Ispirati, per l’appunto, più da tematiche wagneriane che da artisti Rock passati e presenti, nei primi anni d’attività incidono brani come Gates of Valhalla e Thor (The Powerhead), che non credo necessitino d’approfondimento – anche qui è quantomeno obbligatorio segnalare che i Manowar porteranno avanti il discorso approfondendolo soprattutto nei lavori più recenti, ma anche qui ci troviamo di fronte a brani e dischi rilasciati in annate in cui le tematiche pagano-germaniche sono ampiamente consolidate nell’ambiente Metal.
Altro caso significativo riscontrabile sul suolo statunitense è quello dei Manilla Road, meno conosciuti dei Manowar ma egualmente affascinati dai conflitti bellici del passato e dalle culture europee.
Anche in questo caso, sin dalle primissime incisioni, gli esempi sono numerosi; in special modo l’amore per il mondo vichingo viene esternato dal fatto che in breve tempo, il simbolo più riconoscibile della band diverrà un evocativo quanto ingenuo (e un po’ pacchiano) elmo cornuto.

Tornando nella vecchia Inghilterra, patria indiscussa della musica Hard ‘n’ Heavy, si possono trovare altri sporadici riferimenti a battaglie ed incursioni vichinghe, meno palesi ma di sicuro non meno interessanti; utili per delineare quanto, all’epoca, determinati argomenti coinvolgessero anche artisti che in futuro non li avrebbero mai veramente approfonditi.
Come i Motörhead di Deaf Forever (1986), che al solito regalano versi essenziali e d’impatto:

“I cavalli urlano, sogno vichingo
eroi affogati in un lago di sangue.
Pugno armato, polso tagliato
lance spezzate in un mare di fango.”


o i Saxon di Warrior (1983) che ne parlano sotto una nuova, terrorizzata, ed anche un po’ stereotipata prospettiva:

“Attraccano sulla tua costa,
buttano giù la tua porta,
invasori da oltre il mare.
Stuprano e massacrano
tua moglie e tua figlia
[…]
vengono con il tuono
per uccidere e depredare,
saccheggiano le ricchezze della tua terra.”


Scavando sempre più a fondo nel sottobosco Heavy Metal di quegli anni, gli esempi diventano via via più frequenti e palesi.
Tra i più noti, possiamo citare: i brani Thor-Thunder Angel (1983) degli inglesi Battleaxe e Valhalla (1986) degli americani Crimson Glory; l’album The Son Of Odin (1986) dei londinesi Elixir; il risibile progetto musicale del culturista canadese Jon Mikl Thor – attivo addirittura dal 1977 - ed il gruppo statunitense Viking, formatosi nel 1986.
Dopo aver analizzato suddetti casi, si può affermare con tranquillità che, partendo dagli anni ’70, la storia e i culti delle antiche popolazioni germaniche hanno iniziato lentamente a prosperare all’interno del panorama Rock internazionale.
È unanimemente riconosciuto però, che la vera svolta la si avrà soltanto nella seconda metà degli anni ‘80, quando un (ormai) noto progetto musicale svedese, che trae il nome da una sanguinaria contessa ungherese, lascerà una traccia indelebile nella storia del Metal ed in quella della rinascita dei culti pagani, facendo sposare ufficialmente due mondi che hanno sempre amoreggiato in maniera più o meno clandestina.

 

Luca Russomanno, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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