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mercoledì 24 febbraio 2021

24 Febbraio 391

Il 24 Febbraio 391 il fuoco di Vesta fu spento e terminò anche l’antico ordine delle Vestali che, come è noto, ha una protagonista molto influente per ciò che concerne le origini di Roma, e cioè Rea Silvia. Si trattava del fulcro spirituale romano e il decreto di cui sopra era solo la punta dell’iceberg di un fenomeno sancito un decennio prima, ossia con l’editto di Tessalonica tramite il quale il cristianesimo era indicato come religione di stato dall’imperatore Teodosio.

Nella predetta data, inoltre, fu emanato il decreto teodosiano chiamato Nemo se hostis polluat in cui venne messo al bando qualsiasi tipo di sacrificio pagano, anche in forma privata, ma non solo questo:

L'Augusto Imperatore (Teodosio) ad Albino, prefetto del pretorio.

Nessuno violi la propria purezza con riti sacrificali, nessuno immoli vittime innocenti, nessuno si avvicini ai santuari, entri nei templi e volga lo sguardo alle statue scolpite da mano mortale perché non si renda meritevole di sanzioni divine ed umane. Questo decreto moderi anche i giudici, in modo che, se qualcuno dedito a un rito profano entra nel tempio di qualche località, mentre è in viaggio o nella sua stessa città, con l'intenzione di pregare, venga questi costretto a pagare immediatamente 15 libbre d'oro e tale pena non venga estinta se non si trova innanzi a un giudice e consegna tale somma subito con pubblica attestazione. Vigilino sull'esecuzione di tale norma, con egual esito, i sei governatori consolari, i quattro presidi e i loro subalterni.
 
Milano, in data VI calende di marzo sotto il consolato di Taziano e Simmaco.

 

C’era spazio anche per i cosiddetti lapsi (i.e. lat. per "caduti"), e cioè per i pagani battezzati e poi riconvertitisi al paganesimo. Dal decreto dell’11 maggio 391:

Gli augusti imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio a Flaviano, prefetto del pretorio.

Coloro che hanno tradito la santa fede [cristiana] e hanno profanato il santo battesimo, siano banditi dalla comune società: dalla testimonianza [in tribunale] siano esentati, e come già abbiamo sancito non abbiano parte nei testamenti, non ereditino nulla, da nessuno siano indicati come eredi. Coloro ai quali era stato comandato di andarsene lontano ed essere esiliati per lungo tempo, se non sono stati visti versare un compenso maggiore tra gli uomini, anche dell'intercessione degli uomini siano privati.
Se casomai nello stato precedente [il paganesimo] ritornano [i neo-convertiti], non sia cancellata la vergogna dei costumi con la penitenza, né sia riservata loro alcuna particolare protezione di difesa o di riparo, poiché certamente coloro i quali contaminarono la fede, con la quale Dio hanno riconosciuto, e orgogliosamente trasformarono i divini misteri in cose profane, non possono conservare le cose che sono immaginarie e a proprio comodo. Ai lapsi ed anche ai girovaghi, certamente perduti, in quanto profanatori del santo battesimo, non si viene in soccorso con alcun rimedio di penitenza, alla quale si ricorre ed è solita giovare negli altri peccati.

A Concordia, in data V idi di maggio sotto il consolato di Taziano e Simmaco.

 

I concetti del 24 febbraio furono ribaditi tramite il terzo decreto (del 16 giugno 391):

L'Augusto Imperatore (Teodosio) al prefetto Evagrio e a Romano conte d'Egitto. 

A nessuno sia accordata facoltà di compiere riti sacrificali, nessuno si aggiri attorno ai templi, nessuno volga lo sguardo verso i santuari. Si identifichino, in particolar modo, quegli ingressi profani che rimangono chiusi in ostacolo alla nostra legge così che, se qualcosa incita chicchessia ad infrangere tali divieti riguardanti gli dèi e le cose sacre, riconosca il trasgressore di doversi spogliare di alcuna indulgenza. Anche il giudice, se durante l'esercizio della sua carica ha fatto ingresso come sacrilego trasgressore in quei luoghi corrotti confidando nei privilegi che derivano dalla sua posizione, sia costretto a versare nelle nostre casse una somma pari a 15 libbre d'oro a meno che non abbia ovviato alla sua colpa una volta riunitesi le truppe militari. 

Aquileia, in data XVI calende di luglio, sotto il consolato di Taziano e Simmaco.

 

Il tutto fu poi completato con il quarto editto emanato l’8 novembre 392 (8 novembre che, ironia della sorte, sarebbe stato una delle tre date del Mundus Patet):

Gli augusti imperatori Teodosio, Arcadio e Onorio a Rufino prefetto del pretorio.

Nessuno, di qualunque genere, ordine, classe o posizione sociale o ruolo onorifico, sia di nascita nobile sia di condizione umile, in alcun luogo per quanto lontano, in nessuna città scolpisca simulacri mancanti di sensazioni o offra (alcuna) vittima innocente (agli dèi) o bruci segretamente un sacrificio ai lari, ai geni, ai penati, accenda fuochi, offra incensi, apponga corone (a questi idoli). Poiché se si ascolterà che qualcuna avrà immolato una vittima sacrificale o avrà consultato viscere, sia accusato di reato di (lesa) maestà e accolga la sentenza competente, benché non abbia cercato nulla contro il principio della salvezza (Dio) o contro la (sua) salvezza. È sufficiente infatti per l'accusa di crimine il volere contrastare la stessa legge, perseguire le azioni illecite, manifestare le cose occulte, tentare di fare le cose interdette, cercare una salvezza diversa (da quella cristiana), promettere una speranza diversa.
Se qualcuno poi ha venerato opere mortali e simulacri mondani con incenso e, ridicolo esempio, teme anche coloro che essi rappresentano, o ha incoronato alberi con fasce, o eretto altari con zolle scavate alle vane immagini, più umilmente è possibile un castigo di multa: ha tentato una ingiuria alla piena religione (cristiana), è reo di violata religione. Sia multato nelle cose di casa o nel possesso, essendosi reso servo della superstizione pagana. Tutti i luoghi poi nei quali siano stati offerti sacrifici d'incenso, se il fatto viene comprovato, siano associati al nostro fisco. Se poi in templi e luoghi di culto pubblici o in edifici rurali qualcuno cerca di sacrificare ai geni, se il padrone di casa non ne è a conoscenza, 25 libbre di oro di multa si propone di infliggere (al sacrificante), è bene poi essere indulgenti verso lui (il padrone) e la pena trattenere.
Poiché poi vogliamo custodire l'integrità di giudici o difensori e ufficiali delle varie città, siano subito denunciati coloro scoperti (negligenti), quelli accusati siano puniti. Se questi infatti sono creduti nascondenti favori o negligenze, saranno sotto giudizio. Coloro poi che assolvono (gli accusati di idolatria) con finzione, saranno multati di 30 libbre di oro, sottostando anche agli obblighi che derivano da un loro simile comportamento dannoso.

Costantinopoli, in data VI idi di novembre, sotto il consolato di Arcadio e Rufino.


Da tutti questi decreti si può facilmente capire che la realtà storica è totalmente diversa dalla solita vulgata che ci viene propinata da quando siamo piccoli (ad esempio al catechismo) tutta intrisa di pace, amore e solidarietà. L’opera di cancellazione di culti e persone non si fermò di certo qui. Veramente poche persone conoscono il primo Lager della storia, che, per l’appunto, fu costruito per i pagani: si tratta di Skythopolis.
È molto complesso cercarne una bibliografia in proposito in italiano, esistono solo scarne indicazioni in inglese e per di più solo su qualche forum specializzato in Storia antica. Non si sa nemmeno la collocazione precisa della stessa città, alcuni sostengono in Siria, altri in Galilea. Elementi cronologici più precisi si trovano sul sito ufficiale di Vlasis Rassias, autore del libro La demolizione dei templi (i.e. Demolish them! pubblicato nel 1994 ad Atene, con la seconda edizione nel 2000).
Dice testualmente: «Nel 359 d.C. a Scythopolis, in Siria, i cristiani organizzarono il primo campo di sterminio per la tortura e l’esecuzione dei Gentili [Pagani, ndA] da tutto l’Impero». Ammiano Marcellino, esaminato dallo studioso Arnaldo Momigliano, scrive nelle sue Res Gestae: «La città che fu scelta per testimoniare queste scene fatali fu Scythopolis in Palestina, che per due ragioni sembrava il più adatto dei luoghi; in primis perché era poco frequentata e secondariamente perché era a metà fra Antiochia ed Alessandria [...]».

Dopo Scythopolis, le persecuzioni contro i Pagani continueranno fino al 988, quando avvenne la conversione violenta – con la scusa che il Peloponneso era concepito come „una terra piena di demoni‟ - degli ultimi Greci Gentili di Laconia (i Manioti, che infatti non accettarono completamente il cristianesimo fino all’XI sec. d. C.) da parte dell’armeno Nicone il Metanoita, peraltro diventato santo patrono della città di Sparta, quella Sparta che con i suoi 300 sotto l’egida di Leonida già fronteggiò un’altra invasione da Oriente, ossia quella violenta di Serse nell’ambito delle Guerre Persiane.


I fatti sopraccitati, come già detto, di certo non danno l’idea di pace, amore e/o solidarietà, anzi, denotano la volontà di distruggere il contesto precedente con secoli di storia alle spalle. Nella quasi totalità dei casi, i culti pagani preesistenti sono stati demonizzati in piena regola e questo trattamento fu la prassi anche in territori geograficamente lontani come ad esempio la Finlandia nella quale il nome del Dio del tuono Perkele oggi è ridotto a un intercalare dalla connotazione volgare.
Per far capire meglio la portata di fatti simili, nel 2006 è stato scelto dalla Federazione Pagana il 24 Febbraio come Giorno Pagano Europeo della Memoria.

 

Articolo di Giulia Re

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