Anche quei crani mummificati di buoi e cavalli che venivano appesi ai pali di supporto nell’aia e che tutt’ora dovrebbero allontanare dall’abitazione malattie ed epidemie, appartengono al contesto di cui sopra.
I segni a sgraffio tipici delle Kinzigtäler Häuser, simili ai simboli magici di cui sopra, avevano invece una più “tangibile” ragione d’essere. Questi venivano usati dai contadini della valle del fiume Kinzig alla stregua di sigilli: venivano apposti sull’edificio come marchi di possesso e ancora oggi contrassegnano il proprietario degli attrezzi agricoli e dei tronchi d’albero tagliati su cui vennero posti.
Esempio tangibile è la lastra in pietra che riporta i nomi dei proprietari del maso Mühlstein [17] nell’Oberharmersbach intorno al 1774 - maso che è noto ed è caro a molti lettori per via del racconto di Hansjakob intitolato „Der Vogt auf Mühlstein“. La lastra presenta alla sommità i nomi dei proprietari e, al sotto di questi, vi sono incisi un pentacolo - forse il loro marchio di famiglia - e la data in cui il maso venne ristrutturato. Simili lastre venivano spesso installate in edifici ristrutturati o di nuova costruzione lungo tutto il bacino idrografico della media e dell’alta valle del Kinzig. La forma di quel marchio potrebbe tuttavia gettare momentaneamente in confusione un osservatore dacché il pentacolo può benissimo avere una valenza magica. Se presente in qualsivoglia Schwarzwaldhaus al di fuori della valle del Kinzig, il suddetto pentacolo diverrebbe marchio di protezione contro lo „Schrättele“, quella creatura maligna che fra le altre cose genera incubi. Questi marchi, assieme al simbolo mostrato in Fig. 11, erano in assoluto gli incantesimi a sgraffio più utilizzati nelle restanti zone della Foresta Nera.
Note:
[17] Vedasi: http://vogt-auf-mühlstein.de/index.php?id=5
Traduzione e note de 'le vie di Wodanaz' (M. Alimandi) da:
H. Schilli, Das Schwarzwaldhaus, in «Bad. Heimat» Nr. 40, 1960, pp. 259-272.
H. Schilli, Das Schwarzwaldhaus, in «Bad. Heimat» Nr. 40, 1960, pp. 259-272.
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