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lunedì 7 dicembre 2020

Lo scisma dei tre Capitoli. Ostrogoti e Longobardi - parte I

 
Disclaimer: prima di iniziare a leggere l'autore vi consiglia la visione del video, vi svelerà
alcune informazioni riguardo la qualità dell'articolo.
 

Nel pieno delle guerre greco-gotiche che imperversarono nella penisola italica fra il 535, anno dello sbarco in Sicilia dello stratēgos autokratōr Flavio Belisario alla testa di 7200 cavalieri e di 3000 fanti (cifr. Procopio, De Bello Gothico, Liber I, 5), ed il 553, anno della vittoria decisiva sui Goti del romeo Narsete[1], si apriva un altro scontro, uno scontro di matrice religiosa riguardante l’accettazione del monofisismo[2], uno scontro che influenzò e fu influenzato dallo svolgersi delle operazioni militari lungo la penisola.
Nel 543 Giustiniano, spinto dalla moglie Teodora[3], aveva stilato un editto volto a condannare gli scritti di tre vescovi delle diocesi orientali, Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Cyro ed Iba di Edessa. Le loro opere, raccolte in tria capitula[4], ritenute fortemente antimonofisite vennero messe al bando. 
La reazione delle Chiese d’Occidente, stanche delle continue intromissioni nelle dispute cristologiche portate avanti da Giustiniano per supportare la corrente monofisita tanto cara a Teodora, non si fece attendere. I presuli (i.e. alti prelati) occidentali rimasero fermi nella loro fedeltà alle sole dottrine riconosciute dal concilio di Calcedonia del 451, concilio in cui venne rigettata in toto il monofisismo, e riconobbero totale legittimità agli scritti raccolti nei tria capitula in quanto in perfetto accordo con la dottrina calcedoniana.
Nel frattempo a Roma era papa quel Virgilio che fu nominato pontefice da Flavio Belisario il 22 Novembre 537, nel pieno del primo dei due assedi a cui fu soggetta Roma nella guerra greco-gotica, su incarico diretto dell’imperatrice Teodora in seguito alle forzate dimissioni ed all’esilio nel 18 Novembre 537 di papa Silverio[1], accusato di essere filo-goto.
Virgilio si mostrò tentennante dacché, non avendo alcuna intenzione di attirarsi le ire dei presuli occidentali, non si espresse a favore dell’editto giustinianeo del 543. Per questa sua condotta incerta, nel 544, fu invitato a presentarsi all’imperatore romeo ed in risposta al suo tacito rifiuto nel 545 fu portato forzosamente sotto scorta a Bisanzio, via Sicilia. Lì nel 548 partecipò assieme ad una settantina di vescovi ad un sinodo indetto da Giustiniano con lo scopo di dirimere la questione dei tria capitula e confermare così l’editto del 543. La frangia dei vescovi anti-monofisiti non si mostrò per nulla incline al compromesso e ne nacquero accese discussioni che diedero l’occasione a papa Virgilio di interrompere gli atti del sinodo, riservandosi di decidere sui tria capitula. Pressato da Giustiniano, scrisse il suo Judicatum rivolgendolo a Menna, patriarca di Costantinopoli; in questo dichiarava di accettare la condanna dei tria capitola esprimendo parimenti la sua indiscussa fedeltà ai dettami del concilio di Calcedonia, una formula di compromesso che scatenò le ire dei presuli occidentali i quali respinsero la decisione papale. 
 
 

Note

[1] Nominato anch’egli stratēgos autokratōr da Giustiniano nel 551, subentrò a Belisario come comandante supremo dell’esercito romeo.

[2] Dottrina cristiana che negava la duplice natura, divina ed umana, della figura del Cristo.

[3] Etèra di umilissime origini, divenne sposa di Giustiniano ed imperatrice nella Pasqua del 527, più precisamente il 4 Aprile. Fu esponente di spicco della corrente monofisita a Bisanzio.

[4] Da qui ne deriva il nome comune con cui è noto lo scisma aquileiese, ossia scisma dei tre capitoli.

[5] Poco dopo lo sbarco di Belisario del 535, il 22 Aprile 536 papa Agapito I morì a Costantinopoli. Ne nacque uno scontro per la conquista del soglio pontificio fra i romei che, nella persona di Teodora, supportavano il diacono romano Virgilio in quanto molto accondiscendente verso i monofisiti ed il potere regale ostrogoto che invece appoggiava il suddiacono Silverio, fervente antimonofisita. Vincitore dello scontro fu il suddiacono Silverio che, stando a quanto riportato nel Liber Pontificalis, acquistò la carica pontificia dal re ostrogoto Teodato, allora a capo di parte della penisola italica (Teodorico, re ostrogoto, divenne re d’Italia sotto il romeo Zenone dal 493 al 526 e passò il controllo della penisola ai suoi successori). Ne nacque uno scandalo dacché Silverio era il primo suddiacono, carica di second’ordine, a divenire pontefice.
Durante il primo assedio di Roma nella guerra greco-gotica, iniziato nel Marzo del 537 con l’assalto di Vitige alla città occupata da Belisario e conclusosi nel Marzo del 538, papa Silverio fu vittima di un intrigo ordito ai suoi danni dall’imperatrice Teodora e portato avanti dallo stesso Virgilio, presente a Roma come diacono. Fu recapitata a Belisario una lettera nella quale si assicurava al re ostrogoto Vitige che la porta Asinaria sarebbe stata lasciata aperta per favorire l’ingresso delle sue truppe nella città e liberarla così dalla presenza romea. Seppure la lettera fosse un falso, lo stesso Liber Pontificalis non accenna ad alcun procedimento operato da Silverio per favorire gli Ostrogoti, il pontefice non riuscì a difendersi dalle accuse che gli vennero volte da Belisario, memore del fatto che in passato Silverio avesse stretto saldi rapporti con il sovrano ostrogoto Teodato. Fu deposto e sostituito dal diacono Virgilio.
Nel bel mezzo del conflitto Teodora si assicura così la fedeltà della diocesi romana con lo scopo di avere una più salda presa sulle chiese occidentali.

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