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lunedì 7 dicembre 2020

Lo scisma dei tre Capitoli. Ostrogoti e Longobardi - parte VI

Ultimi protagonisti di un simile panorama travagliato furono i Longobardi. Dieci anni dopo il patto stretto con gli Alamanni, sfumata la possibilità di una liberazione franca, i gruppi indipendentisti goti identificarono nei Longobardi «[...] la potenza che forse poteva aiutarli ad allontanare il dominio di Costantinopoli dall’Italia». (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, nel contesto dello scisma aquileiese, in «Il Flaminio» n.15, Novembre 2006, p. 85)
I Longobardi non erano estranei a tentativi d’alleanza da parte degli Ostrogoti; già nel 538 emissari del re Vitige giunsero in Pannonia per parlamentare con i Longobardi. «Purtroppo gli ambasciatori “avendo trovato Vaci (il re longobardo Wacho) amico ed alleato dell'imperatore, tornaronsene senza nulla aver concluso” (Proc., Goth., II, 22)». (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, p. 85)
Un ulteriore tentativo ebbe luogo nel 549 sotto il re Totila, «[...] allorché Ildige, erede legittimo al trono longobardo, giunse con un forte esercito nelle Venezie ben intenzionato ad unirsi ai Goti. Qui “si scontrò e venne alle mani con una schiera di Romani, comandata da Lazzaro, e, voltala in fuga, molti ne uccise” (Proc., Goth., III, 35)». (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, p. 85) Inspiegabilmente non si giunse ad un accordo fra le due parti.
Personalità chiave per comprendere il dipanarsi dei legami diplomatici e di sangue fra Goti e Longobardi è il re Audoino sotto cui nel 546 i Longobardi, in qualità di foederati[14] romei, espansero verso sud est e sud ovest il loro territorio in Pannonia. La provincia di Pannonia, da poco sottratta agli Ostrogoti, venne occupata dalle guarnigioni longobarde le quali ricevettero beneficia non indifferenti e fu in questa occasione che «Audoino aveva ottenuto di sposare Rodelinda, pronipote del grande Teodorico, e figlia dell’ultimo re dei Turingi, Ermenfrido». (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, p. 85)
Il loro figlio, Alboino, «[...] quale discendente ed erede di Teodorico – come suggeriva il Bognetti - si poteva prestare perfettamente alle mire degli Ostrogoti transpadani che ancora vagheggiavano il ripristino del loro regno in Italia. Alboino, diventato re dei Longobardi tra i primi e la metà degli anni sessanta, non sarebbe rimasto indifferente alle suggestioni dei missionari ariani inviati in Pannonia proprio dai Goti» (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, p. 85) e forse è anche per quanto sinora detto che Alboino intraprese la spedizione in Italia, il regno perduto dei suoi più prossimi avi.

 

Note

[14] «In base all'impegno preso nel patto di federazione, Audoino aveva fornito a Narsete un contingente di 5.500 combattenti, risultati determinanti nel 552 contro Totila nella battaglia di Tagina, ai Busta Gallorum. In precedenza, nel 550, lo stesso re longobardo aveva promesso mille guerrieri armati di tutto punto per la massiccia spedizione che Germano, nipote di Giustiniano e secondo marito di Matasunta (figlia di Amalasunta e nipote di Teodorico), stava preparando contro gli Ostrogoti. E' importante evidenziare che questa spedizione, andata poi vuoto per la morte improvvisa di Germano, avrebbe potuto provocare forti crisi di coscienza presso i Goti, come riporta Procopio perché “ne furono atterriti e messi pure in perplessità dal dover essi andare in guerra contro la progenie di Teodorico”». (G. Arnosti, Venanzio Fortunato, pp. 85-86)

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