Capitolo II - Fortezza Montagna
Un esempio legato al concetto di Bergfestung, di Fortezza-Montagna e in parte riferibile alla corrente del tardo romanticismo tedesco, è quel componimento poetico scritto dal filologo Friedrich Rückert (1788-1866) pubblicato nel 1817 con il titolo di Barbarossa e contenuto nel secondo volume della raccolta di Lieder nota come Kranz der Zeit [3].
Nel suddetto Lied, Rückert presenta al lettore un Friedrich I v. Hohenstaufen non più semplice imperatore mortale dell’Heiliges Römisches Reich ma un Friedrich I v. Hohenstaufen che è custode immortale della dignità imperiale: sovrano che dorme di un sonno eterno, è lì che attende senza sosta di poter tornare dal mondo altro e ctònio del ventre della Montagna al mondo dei vivi e di poter ivi restaurare lo splendore del Reich di cui è diretta incarnazione ed emanazione. Segue ora l’originale in lingua tedesca, seguito dalla sua traduzione:
- Barbarossa -
Der alte Barbarossa,
der Kaiser Friedrich,
im unterird’schen Schlosse
hält er verzaubert sich.
Er ist niemals gestorben,
er lebt darin noch jetzt;
er hat im Schloß verborgen
zum Schlaf sich hingesetzt.
Er hat hinabgenommen
des Reiches Herrlichkeit,
und wird einst wiederkommen,
mit hir, zu seiner Zeit.
Der Stuhl ist elfenbeinern,
darauf der Kaiser sitzt;
der Tisch ist marmelsteinern,
worauf sein Haupt er stützt.
Sein Bart ist nicht von Flachse,
er ist von Feuersglut,
ist durch den Tisch gewachsen,
worauf sein Kinn ausruht.
Er nickt, als wie im Traume,
sein Aug’ halboffen zwinkt;
und je nach langem Raume
er einem Knaben winkt.
Er spricht im Schlaf zum Knaben:
«Geh hin vors Schloß, o Zwerg,
und sieh, ob noch die Raben
herfliegen um den Berg.
Und wenn die alten Raben
noch fliegen immerdar,
so muss ich auch noch schlafen
verzaubert hundert Jahr»
- Barbarossa -
Il vecchio Barbarossa,
l’imperatore Federico,
in una rocca, sotto terra,
incantato lì sta.
Egli non è affatto morto,
tutt’oggi vive ancora là;
nascosto, in quella rocca,
lì siede a riposar.
Con sé, laggiù portò
lo splendore dell’impero;
torneranno entrambi assieme,
quando il loro tempo verrà.
Lo scranno su cui egli siede
è fatto di bianco avorio;
la tavolata su cui riposa il suo capo
è fatta di petroso marmo.
La sua barba non è certo di lino
ma di rosse braci è intrecciata,
crebbe lungo quella tavolata
su cui il suo mento egli posò.
Annuisce, quasi come in un sogno,
con il suo occhio socchiuso fa cenni;
così, attraverso quel lungo salone,
chiama a sé un fanciulletto.
Seppur dormiente, così gli parla:
«Corri, o nano, fuori da questa rocca
e guarda se per caso i corvi volino
ancora sulla cima della montagna.
Se quegli antichi corvi
ancora stan lì a volare,
allora, incantato, dovrò dormire
per altri cent’anni ancora»
Nel 1824, il compositore Joseph Gersbach (1787-1830) musicò il Lied di Rückert. Sul finire della prima metà del secolo XIX venne improntata una seconda edizione musicale in forma di corale laico a due voci del suddetto componimento; autore della melodia che da lì in poi rimarrà indissolubilmente legata al Lied di Rückert fu il compositore tedesco Friedrich Silcher (1789-1860). Ne segue la prima versione pubblicata nei primi del 1859 da Silcher con il titolo dell’originale, Barbarossa [4]:
Spartito riconvertito dall’autore tramite software di scrittura musicale Finale 2011® |
Sia il Lied di Rückert che le sue due edizioni musicali diedero preziosa linfa vitale a quell’anelito di unità che caratterizzava il panorama politico-culturale dei vari stati tedeschi. Con la capitolazione della seconda Francia napoleonica e la conseguente proclamazione a Versailles, il 18 Gennaio 1871, del Deutsches Kaiserreich con a capo Wilhelm F.L. I der Große, si raggiunse il coronamento del sogno dell’unificazione tedesca, unificazione che venne portata a compimento sotto la guida prussiana del trio ‘Otto E.L. v. Bismarck-Schönhausen, Helmuth K.B. v. Moltke, Albrecht T.E. v. Roon’. In seguito a questa vittoria, il testo del Barbarossa-Lied di Rückert venne ampliato con svariate aggiunte volte a commemorare la rinascita dell’Impero [5].
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[3] F. Rückert, Kranz der Zeit: Band 2, Stuttgart-Tübingen, J.S. Gotta’schen Buchhandlung, 1817, pp. 270, 271.
[4] F. Silcher, F. Erk, Allgemeine Deutsches Commersbuch, Lahr-Leipzig, M. Schauenburg & C. - B.F. Schulze, 1859, pp. 292-294.
Essendo questa una tesina universitaria svolta per il corso di Storia medievale IV A-B (2021 - 2022) tenuto dal professore U. Longo, ne sono vietati l'utilizzo e la condivisione da parte di terzi non affiliati a questo sito
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