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lunedì 24 gennaio 2022

Die Bergfestung - parte V

II.3 I dormienti sotto la Montagna
     Il successo indiscusso fra le genti tedesche [8] della Barbarossasage è in buona parte dovuto alla sua materia mitologica. La leggenda riportata dai fratelli Grimm sull’imperatore Friedrich I v. Hohenstaufen è ascrivibile al genere mitologico dei dormienti sotto la Montagna comune a tutti i popoli indoeuropei, nonostante vi siano minime variazioni nelle sue manifestazioni [9]. 
     Un esempio prossimo alle Alpi altoatesine è il ciclo di leggende riguardanti il popolo dei Fanes e la loro regina, Dolasilla, raccolte da Karl Felix Wolff nella sua opera nota con il titolo di Dolomiten-Sagen. Il lavoro di raccolta operato da Wolff e da Hugo v. Ross sul finire del secolo XIX si svolse per lo più nelle zone ladine dell’attuale Alto Adige. La sistemazione del materiale folcloristico così raccolto non fu però delle migliori. Lo stesso Wolff ammise di aver ritoccato le varie testimonianze con lo scopo di cementarle in un ciclo organico di leggende; la sua forte spinta pacifista traspare poi da molti passi, primo fra tutti la fine del discorso della regina dei Fanes dove l’attesa messianica di un futuro di «[...] pace e amore sulla terra» [10] di cui parla la regina è da iscriversi interamente a Wolff e alla sua forte religiosità cristiana.
     Ulrike Kindl realizzò un’opera in due volumi, Kritische Lektüre der Dolomitensagen von Karl Felix Wolff [11], nel tentativo di riportare alla sua pristina condizione il materiale raccolto e corrotto da Wolff, identificando nelle Dolomiten-Sagen tre corpora mitici fra loro indipendenti: il nucleo badioto-ampezzano rappresentato dalle vicende dei Fanes, il nucleo fodóm rappresentato dal tesoro dell'Aurona e il nucleo fassano identificabile con la saga di Lidsanel.
     Nonostante i rimaneggiamenti del Wolff che fecero a lungo dubitare sull’autenticità dei suoi scritti, il nucleo mitico su cui si costruisce la sua opera è reale e ha origini protostoriche. Il conflitto di cui narra la sezione finale della saga dei Fanes, incentrato sullo scontro fra una confederazione di popoli e il regno di Dolasilla, presenta parallelismi con quello portato avanti in quelle zone dai Paleoveneti verso il 900 a.C. ai danni dei rivali di una confederazione di nationes protostoriche risiedenti in un avamposto alpino, posto sul crocevia di rotte commerciali legate a risorse come legname e metallo. Delle tracce archeologiche che restano di questo stanziamento e del successivo conflitto tratta Giuliano Palmieri nella sua opera I Regni perduti dei Monti Pallidi [12].
     Nel quadro del suddetto conflitto che imperversava contro il regno dei Fanes va a inserirsi il mito dei dormienti sotto la Montagna. Il popolo dei Fanes, oramai sconfitto e privato dei suoi eroi ché caduti in battaglia, si nascose nelle viscere delle montagne alpine, in attesa di una futura rinascita.
     Ecco che la montagna diviene fortezza verticale dove rifugiarsi, dormienti, in attesa di un nuovo ciclo. In questo senso il mito dei dormienti sotto la Montagna è diretta derivazione delle antiche usanze di sepoltura indoeuropee: le imponenti masse delle tombe a tumulo dove riposano antichi re ed eroi non sono altro che questo, fortezze dove il defunto porta con sé parte dei suoi averi per la vita che verrà dopo la morte.

 

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[8] F.M. Böhme, Volksthümliche Lieder der Deutschen im 18. und 19. Jahrhundert, Leipzig, Breitkopf und Härtel, 1895, p. 67:
 
Text von Friedrich Rückert,1815. Zuerst in seinem „Kranz der Zeit“. 2. Bd. Stuttg. und Tübingen 1817, S. 270. In Rückert’s Gedichten I, 1868, S. 168 unter „Zeitgedichte“ 1814-15. Melodie von Jos. Gersbach 1824. Das Lied sammt[sic.!] Weise ist in ganz Deutschland und Oesterreich[sic!] verbreitet und überaus beliebt bei Jung und Alt. In Salzburg sangen es ältere Frauen mir vor, als ich um alte heimische Sagenlieder sie befragte. Als Aufenthaltsort des schlafenden Kaisers nannten sie den nahen „Untersberg“, von welchem dieselbe Bergentrückungssage geht, wie vom Kyffhäuser. - Vergl. über die Sage Liederhort I, S. 49 u. 101.
 
Testo di Friedrich Rückert, 1815. Apparso per la prima volta in Kranz der Zeit. Vol. 2, Stoccarda-Tübingen 1817, p. 270. Successivamente in Gedichten I, 1868, p.168 sotto "Zeitgedichte" 1814-15. Melodia di Jos. Gersbach 1824.
Il Lied, inclusa la melodia, è ampiamente diffuso sia in Germania che in Austria ed è molto popolare tra grandi e piccini. Le donne anziane di Salisburgo me lo cantarono quando chiesi loro informazioni sulle vecchie saghe locali; identificarono poi il vicino "Untersberg" come dimora dell'imperatore dormiente, legandovi racconti di sparizioni simili a quelle del massiccio del Kyffhäuser. - Vergl. über die Sage Liederhort I, S. 49 u. 101.
 
[9] Seguono una serie di esempi da alcune delle mitologie europee, un esempio da quella vedico-indiana e infine un’altro da quella tibetana.

- Europa, Boemia, cfr. Jirásek 1963, pp. 334-338, i cavalieri di Venceslao:
«But beneath the ramparts, deep in the mountain itself, slumbers a company of armed knights, the army of Saint Wenceslas; the slumber and wait until the day shall come when their help will be needed and they will be called to battle» (p. 334) e ancora «In stalls along the wall stood a row of saddled horses, and round stone tables in the hall sat the knights, their heads inclined upon the table. The knights were asleep [...]» (p. 337) e ancora «When the time comes there will be signs to be seen: the tops of the trees will wither and dry up in the forest of Blaník, and on the summit of the mountain an old dead oak-tree will put forth new greenery» (p. 338)
È curioso notare, in quest’ultimo estratto, un elemento principe della mitologia germanica continentale e scandinàva, l’albero di quercia sacro a Donar (i.e. Þórr) le cui foglie sono simbolo di potenza. Un’ulteriore sopravvivenza ascrivibile alla mitologia germanica è rinvenibile nella narrazione della cavalcata dei cavalieri di Venceslao che presenta vistose somiglianze con la Wilde Jagd (i.e. G per “caccia selvaggia”): «[...] by the light of the moon, they ride out from the mountain to a meadow among the forests under the hill. On such nights the hollow thundering of hooves echoes through the air around, the muffled rolling of drums and peal of trumpets» (p. 334)

- Europa, Irlanda, cfr. Gregory 1904, pp. 435, 436, Finn di Cumhal:
«And as to Finn, there are some say he died by the hand of a fisherman; but it is likely that is not true, for that would be no death for so great a man as Finn, son of Cumhal. And there are some say he never died, but is alive in some place yet. And one time a smith made his way into a cave he saw, that had a door to it, and he made a key that opened it. And when he went in he saw a very wide place, and very big men lying on the floor. And one that was bigger than the rest was lying in the middle, and the Dord Fiann beside him; and he knew it was Finn and the Fianna were in it» (p. 435) e ancora «But some say the day will come when the Dord Fiann will be sounded three times, and that at the sound of it the Fianna will rise up as strong and as well as ever they were. And there are some say Finn, son of Cumhal, has been on the earth now and again since the old times, in the shape of one of the heroes of Ireland» (p. 436)

- Europa, Austria, cfr. Grimm 1816, p. 33, Carlo I detto Magno:
Nel capitolo 28 delle Deutsche Sagen si racconta di come Carlo I detto Magno, sovrano dei Franchi, riposi attorniato dai suoi principi sotto l’Unterberg[sic!] - in realtà Untersberg - massiccio sito nei pressi di Salisburgo.

- Asia, India e Tibet, cfr. Geoffrey 2005, p. 165, Viṣṇu e Ge-sar di gLing:
Seppure nel caso di Ge-sar di gLing, come pure per quanto concerne la figura del dormiente Viṣṇu nella Bhagavad Gītā, il rifugio sia celeste e non ctònio, è sempre un qualcosa di elevato a dare protezione.
«King Ge-sar has a miraculous birth, a despised and neglected childhood, and then becomes ruler and wins his (first) wife 'Brug-mo through a series of marvellous feats. In subsequent episodes he defends his people against various external aggressors, human and superhuman. Instead of dying a normal death he departs into a hidden realm from which he may return at some time in the future to save his people from their enemies»
 
[10] K.F. Wolff,  Leggende delle Dolomiti. Il Regno dei Fanes, Milano, Mursia, 2017, p. 89.
 
[11] U. Kindl, Kritische Lektüre der Dolomitensagen von Karl Felix Wolff: Band 1 & 2, San Martin de Tor, Istitut Ladin Micura de Rü, 1983.
 
[12] G. Palmieri, M. Palmieri, I Regni perduti dei monti pallidi, Verona, Cierre, 1996.

G. Palmieri, GiulianoPalmieri.it. «I Regni perduti dei Monti Pallidi» [In rete] http://www.giulianopalmieri.it/html/regniperduti.htm (14 Dicembre 2021):

Con la collaborazione dei ricercatori del Museo di Selva di Cadore, si è proceduto alla possibile verifica topografica ed archeologica dei miti, giungendo a risultati che ne hanno dimostrato le radici storiche nelle tre fasi più antiche, mentre per quella finale, riguardante l’occupazione romana, si stanno concludendo le analisi.


Note:
Essendo questa una tesina universitaria svolta per il corso di Storia medievale IV A-B (2021 - 2022) tenuto dal professore U. Longo, ne sono vietati l'utilizzo e la condivisione da parte di terzi non affiliati a questo sito

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