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domenica 4 agosto 2019

Elogio della filosofia eroica, seconda parte

Questi personaggi si muovevano all’interno di un orizzonte di Senso che li spronava all’azione, orizzonte che, nel mondo moderno, appare come irrimediabilmente perduto. Quale il fine di vivere una vita saggia, all’insegna della sapienza e delle virtù umane, se essa, nell’orizzonte metafisico che fa da sfondo alle nostre vite, è di fatto equivalente ad una vita passata tra i vizi e l’ignoranza? Certo, la sapienza e la virtù valgono per sé stesse, ma quando ricercavano la sapienza e la virtù, questi personaggi miravano ad un inserimento in un orizzonte di senso definito, cosmico, che ora è scomparso. Marco Aurelio desiderava certamente arrivare ad una visione equanime di tutti gli eventi del mondo, così da non soffrire più ed essere sempre massimamente felice, ma ciò era pensabile solo ponendo un mondo in cui fosse possibile sovrapporsi al pensiero di Giove, il Logos del cosmo. Occorreva innanzitutto un cosmo, inteso come ordinamento universale, a cui equipararsi, per essere sommariamente felice e realizzare la condizione umana. 


La filosofia, dunque, era intesa come realizzazione di uno stato che andava a comporre condotta e metafisica, impossibile pensare una felicità ulteriore. Lo stesso vale per il Socrate platonico, secondo cui l’uomo realizzato era colui che, uscito dalla caverna, ammirava le forme assolute e, infine, ricongiunto col Bene, soddisfaceva l’ardente erotismo dato dall’attrazione verso la bellezza assoluta, ma dov’è finita, ora, la caverna?


E’ importante pensare che ogni pensiero, ogni atto della filosofa di ognuno di questi personaggi eroici, aveva all’orizzonte questa possibilità, e dunque la presenza di saggi che, in tempi passati, avessero realizzato questo viaggio, appreso la lezione del mondo. Non si può in alcun modo, quando si parla di loro, prescindere da questo presupposto, che comprendeva in sé anche la divinità. Farlo sarebbe qualcosa di altrettanto assurdo quanto trascrivere la legge di gravitazione universale di Newton su un foglio, e pretendere che possa rivelare il suo senso anche a qualcuno che ignora completamente ogni nozione matematica.



La filosofia eroica, è importante specificarlo, non avrebbe avuto alcun senso senza la presenza di figure sovraumane, in grado di realizzare cose che, a colui che non aveva nulla a che fare con la filosofia apparivano impossibili e folli. Socrate, si dice, era rimasto in piedi immobile nello stesso punto per giorni meditando un problema filosofico, e riusciva ad amministrare perfettamente le proprie passioni, tanto da resistere all’ubriachezza e al sonno, come messo in scena nel Simposio; Epicuro era stato in grado di affermare di star vivendo istanti di assoluta felicità malgrado gli atroci dolori dati dalla malattia che lo avrebbe ucciso dopo pochi giorni, per non parlare degli atti fuori dal comune di Diogene il Cinico, che portavano i più a considerarlo semplicemente pazzo. Giordano Bruno, per giungere a tempi più recenti, fu in grado di resistere per ottanta mesi nelle prigioni dell’inquisizione, continuando a mantenere la sua proverbiale lucidità e scaltrezza, scandalizzando i giudici con una resistenza alle vessazioni senza pari e continuando al contempo a prendersi gioco dei suoi compagni di cella stupendoli con le proprie considerazioni alquanto poco ortodosse e blasfeme. 


Francesco Savini, in collaborazione con le vie di Wodanaz 

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