Testimonianze LONGOBARDE, ANGLOSASSONI ed ALTOTEDESCHE
Il termine germanico arga- è presente sia nella lingua longobarda che in quella anglosassone.
In entrambi questi mondi fortemente influenzati dal cristianesimo - gli anglosassoni dal cristianesimo romano-celtico, i longobardi da quello ariano di Ulfila prima e da quello romano poi - l’aggettivo argr non presenta implicazioni semantiche afferenti alla sfera del sessuale pur mantenendo quell’aurea di negatività propria anche del mondo scandinavo.
In quei luoghi dove la differente moralità cristiana cercava di far breccia negli animi dei nuovi fedeli non vi era più spazio per termini avversi all’essenza di quest’ultima ed è forse per questa ragione che l’aggettivo argr perse quella forte connotazione sessuale tipica del mondo scandinavo mutando di impiego.
Per quanto riguarda l’area longobarda basti citare un articolo dell’editto promulgato dal re Rotari del 643, editto che oltre ad essere prima codificazione delle sue consuetudini giuridiche sancì il passaggio del popolo longobardo dal cristianesimo ariano a quello romano ( oss. bisogna tener da conto che fra le genti longobarde vi fossero persino a quell’epoca ampie resistenze di culti pagani come documentato da Stefano Gasparri ne “La cultura tradizionale dei longobardi” ). In questo articolo si analizza il peso dell’ingiuria arga che come traspare dal testo dell’articolo assume il significato di “viltà - codardia”; lo stesso termine con la stessa accezione viene utilizzato da Paul Warnefried nell’Historia Langobardorum ( i.e. “Storia dei Longobardi” fine secolo VIII, in essa si narra di come lo sculdascio Argait fosse stato dileggiato dal duca ligure Ferdulfus il quale - giocando su significante della radice del nome Argait, in realtà composto da harja, ossia “esercito”, e da gaiðaz, ossia “lancia” - aveva paragonato lo sculdascio ad un arga e di come questi per lavare l’infamia decise di condurre un’operazione militare contro degli slavi dimostrando così il suo valore marziale e trovando così la sua morte ).
Altro impiego dell’aggettivo arga fra i longobardi è quello di descrivere il tradimento coniugale come
riportato dal Liber Papiensis, calcando l’accento sulla slealtà dell’atto della violazione coniugale.
Per quanto riguarda l’Inghilterra anglosassone il pensiero corre subito al poema epico Beowulf dove l’atto di affrontare un drago in solitaria viene così descritto: “ne bið swylc earges sið!” ossia “non è questa l’impresa di un codardo!”. Per descrivere l’eroismo dei guerrieri che parteciparono alla battaglia di Maldon, l’autore del poema storico Sæcc Mǣldūnes ( i.e. “La battaglia di Maldon” tardo secolo XI ) usa l’epiteto di “wlance þegenas” affiancandolo ad un altro epiteto “un-earge men” entrambi traducibili come “prodi guerrieri”.
Ecco che nuovamente ritorna il significato di “viltà - codardia” condiviso con il mondo longobardo e quello scandinavo.
Un altro utilizzo dell’aggettivo argr sempre in riferimento alla condotta in battaglia in un’accezione di codardia mista ad indolenza è accreditato nella versione anglosassone della Historia ecclesiastica di Beda dove la schiera di soldati britanni che attendeva inerte l’attacco dei Pitti dopo il 410 - anno della lettera dell’imperatore Onorio nella quale esortava i britanni a difendersi da soli dacché Roma avrebbe presto abbandonato l’isola a sé stessa - viene descritta come “se earga feða Brytta” traducendo con earga l’aggettivo latino segnis “pigro, inerte”. Il sostantivo legato a questo aggettivo è yrgþo ed è traducibile in latino con segnitia e dunque dal significato circoscrivibile al concetto di “pusillanimità”.
La vera novità è però l’uso comune anche alle testimonianze altotedesche che dell’aggettivo earg viene fatto nei testi cristiani - sia in poesia che in prosa. Esso è completamente slegato dai significati tradizionali sinora incontrati ma mantiene la sua carica negativa dacché viene usato in riferimento a disvalori cristiani quali l’indolenza di fronte ai precetti degli uomini santi che seguono il percorso di Cristo. Ecco che nel Cristo di Cynewulf il termine earg va ad indicare l’uomo cacciato dal paradiso terrestre privato di ogni beatitudine in quanto peccatore mentre nella traduzione anglosassone del passo dell’evangelo di Matteo (12, 39) nel quale il Cristo apostrofa i Farisei come “cneorisso yflo and arg” ossia come “generatio mala et adultera” il termine arg riprende il significato di infedeltà traslandola dal piano coniugale a quello metafisico dacché non si parla certo di tradimento carnale ma bensì di tradimento della volontà del dio trinitario.
Per quanto concerne le testimonianze altotedesche non afferenti ad ambiti ecclesiastici si è soliti rifarsi all’aggettivo superlativo argosto usato nell’Hildebrandslied ( i.e. “Canto di Hildebrand” ) come insulto ai danni del protagonista Hildebrand il cui significato, checché ne dica lo studioso Yoël L. Arbeitman, non ha implicazioni semantiche legate all’omosessualità; come fa presente lo stesso V. Santoro l’Hildebrandslied è l’unico esempio di poesia eroica dell’area germanica continentale ed in più il termine argosto viene utilizzato in un contesto guerresco proprio affianco al sostantivo wiges ossia “battaglia, guerra”.
Siamo di nuovo dinanzi ad un’idea di viltà e di codardia espressa tramite l’utilizzo dell’aggettivo argr in forma superlativa; im Westen nichts Neues insomma.
Note:
Essendo questa una tesina universitaria svolta per il corso di Filologia Germanica 1A (2018 - 2019) tenuto dalla professoressa Carla del Zotto, ne sono vietati l'utilizzo e la condivisione da parte di terzi non affiliati a questo sito
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