Bruno, sebbene ciò possa sembrare folle, credeva davvero che ciò fosse possibile, e lo realizzò anche in prima persona, quando, dopo la sentenza a morte dell’inquisizione romana, esclamò ai giudici:
« Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla».
Questi personaggi, veri e propri miti della filosofia, erano coloro che, realizzando il modello dell’uomo perfetto, erano in grado di compiere azioni straordinarie. La filosofia, dunque, era denotata essenzialmente come una forma di educazione al mondo e, come ogni processo educativo, necessitava di immagini modello a cui l’individuo sperava di uniformarsi concretamente e, se non sovrapporsi ad esse, almeno condividerne delle peculiarità. In un certo qual modo, la filosofia è poi vista da queste correnti come forma di depersonalizzazione. Il filosofo, infatti, perde le particolarità della propria persona per uniformarsi ad un modello archetipico, mitico. Il saggio possiede determinate caratteristiche simboliche, mitiche, e sarà tale colui che introietterà questa essenza in sé. Non a caso, leggendo le parole dei maestri dell’umanità quali Socrate, Ermete Trismegisto, Eraclito, Lao Tze, Seneca, sembra quasi che questi condividano la stessa voce. Essi, tra l’altro, tendono ad assomigliarsi persino nelle rappresentazioni plastiche e pittoriche. Sono spesso visti come uomini anziani, dalla lunga barba e il fisico provato, ma stabile.
Francesco Savini, in collaborazione con le vie di Wodanaz
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