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sabato 5 ottobre 2019

Gli Anelli del Potere - parte I

Uno studio sull’opera di J.R.R. Tolkien, sull’Edda antica e sulle saghe germaniche
di Fabrizio Bandini


"Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende."(1)

Così compaiono gli Anelli del Potere all’inizio di The Lord of the Rings, il Signore degli Anelli.
Tre anelli per gli Elfi, sette per i Nani, nove per gli uomini e uno, l’Unico, per Sauron, il Maia volto all’oscurità.
Dai nomi di queste stirpi (Elfi, Nani) e dall’accenno agli Anelli del Potere si riconosce subito un ambiente familiare, che appartiene ad una ben precisa tradizione, quella germanica.
Tolkien, d’altronde, eccellente filologo e per lunghi anni professore di anglosassone ad Oxford, era un appassionato dell’antica mitologia nordica e dell’epica germanica.
Nel saggio Sulla fiaba (1947), parlando dei libri che aveva letto nell’infanzia, egli scrive: “Avevo ben poco desiderio di trovare tesori sepolti o di combattere pirati, e L’isola del tesoro mi lasciò freddo. I pellerossa erano meglio: in queste tipo di storie c’erano archi e frecce (...) e lingue strane, e sguardi fugaci su un tipo di vita arcaico, e, soprattutto, le foreste. Ma la terra di Merlino e di Artù era meglio, e meglio di tutto il Nord senza nome di Sigurd e dei Volsunghi e il principe di tutti i draghi. Quelle terre erano eminentemente desiderabili” (2).
Tanta era la passione per le antiche saghe nordiche e per i poemi germanici che Tolkien vi attinse a piene mani per la creazione delle sue opere, della sua nuova mitologia (3).
La mitologia tolkeniana ovviamente fonda le sue basi anche su altre tradizioni, come quella celtica e quella cristiana, essendo lo stesso autore di fede cattolica, ma la fortissima influenza della tradizione germanica è innegabile da chiunque.
Lo Hobbit, il Signore degli anelli, il Silmarillion, sono pieni infatti di simboli, miti e nomi, che vengono diretti dagli antichi poemi sapienziali germanici e dalle antiche saghe nordiche.
I nomi dei Nani dello Hobbit è noto che sono ripresi dal famoso Dvergatal, l’elenco dei Nani nel poema eddico della V
ǫluspá e lo stesso Gandalf è ripreso da questo elenco (4).
I draghi dello Hobbit e del Silmarillion si assomigliano in maniera impressionante ai draghi delle saghe germaniche, sono astuti e crudeli come loro, come il drago del Beowulf e Fafnir, il drago del ciclo volsungo e nibelungico (5).
Sulla differenza fra draghi alati, che volano nell’aria (drakes, dragons) e draghi serpentiformi, che strisciano sulla terra (lindworms, worms) in questo scritto non entreremo, ma è sicuramente un tema interessante da approfondire in altra sede.
Il nome stesso della Terra di MezzoMiddle Earth, lo spazio in cui si muovono i protagonisti delle saghe tolkeniane, deriva dalla mitologia germanica, essendo uno dei nove mondi descritti dalla sapienza nordica: Miðgarðr in norreno (il cosiddetto Recinto di Mezzo, ovvero la Terra di Mezzo), Midjungards in gotico, Middangeard in antico inglese, Middelered e Meddelearth in inglese medievale (6).
E si potrebbe andare avanti così a lungo.
Tanta era la sua ammirazione per le antiche saghe germaniche che Tolkien si adoperò per riscrivere una nuova versione della leggenda di Sigurd, Brynhild e Gudrun, in due poemi, la Völsungakviða en nýja e la Guðrúnarkviða en nýja, con l’intento, fra l’altro, di andare a colmare la terribile perdita nel Codex Regius (il manoscritto dell’Edda poetica) della parte centrale della storia.
Poemi pubblicati da pochi anni anche in Italia, con il titolo di La leggenda di Sigurd e Gudrun (2009).
Un anello del potere naturalmente compare in questi poemi tolkeniani, che riprendono in maniera così intensa l’Edda antica e le saghe germaniche, e ne parleremo più avanti.


Note:
1. J.J.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani, Milano 2003, p. 23
2. Cfr. Prefazione di C. Tolkien, in J. J. R. Tolkien, La leggenda di Sigurd & Gudrun, Bompiani, Milano 2009, p, 7
3. Cfr. R. S. Noel, La mitologia di Tolkien, Rusconi, Milano 1984; T. Shippey, The road to Middle-Earth, Harper Collins, London 2005
4. Vǫluspá, 10-16
5. R. S. Noel, La mitologia di Tolkien, ed. cit. p. 164 s.
6. Ibid., p. 50 s.

Fabrizio Bandini, nato a Città di Castello (PG) il 9.11.1971, scrittore, poeta e saggista, si è laureato in Filosofia a Perugia, dove attualmente risiede.
Ha pubblicato varie opere di narrativa, poesia e saggistica, fra cui "Haiku" (Midgard Editrice, 2017), “I boschi sacri e l’albero cosmico. Uno studio sulla Tradizione Germanica e Nordica” (Hyperborea blog, 2018), "Saghe del tempo antico” (Midgard Editrice, 2019).


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