Cerca nel blog

giovedì 28 novembre 2019

L'Antagonista

Una riflessione semplicemente seria sul problema della democrazia rappresentativa


Chiedo ai miei lettori di considerare quanto segue: posto un sistema democratico in cui ogni voto concorre a scegliere i rappresentanti del popolo con funzione legislativa e/o di governo (e indirettamente nella funzione giudiziaria), che cosa succede qualora i rappresentanti tradiscano sistematicamente la volontà del popolo?


La teoria che ci hanno sempre propalato era che un governo o legislazione sgradita al popolo sarebbe stata rimossa dal voto successivo, occasione in cui il popolo avrebbe scelto altri rappresentanti con la speranza di invertire la rotta del precedente malgoverno. Sempre secondo questa teoria la "punizione" di essere esclusi dalle competizioni elettorali tramite la non scelta e il "premio" di essere scelti qualora si sostenessero i desideri del popolo dovevano garantire nel tempo un ciclo virtuoso in cui rappresentanti sempre più capaci di rendere felice la massa avrebbero mantenuto le posizioni di potere e comando, mentre quelli più impopolari sarebbero stai ignorati dalle urne a ogni nuova candidatura.


Invece non sta andando affatto così. Poiché da decenni assistiamo a sfilze di governi e leggi impopolari senza che il voto successivo abbia alcun effetto. Come mai? Cosa succede in sintesi? In sintesi succede che un governo impopolare viene sostituito da un nuovo governo che si rivela altrettanto impopolare e che viene sostituito con una serie di successivi "voti di protesta" a altrettanti ricambi senza frutto, in cui nuove facce si comportano allo stesso modo dei predecessori. In teoria, per procedere nel nostro ragionamento, depuriamo pure questo sistema da ogni ipotesi di riciclaggio dei politici sgraditi. Ossia per comodità e semplicità immaginiamo che esista un sostanziale ricambio della classe dirigente. Eppure accade ancora che nulla cambi? Come mai? Come mai chi arriva al potere si comporta invariabilmente come chi lo ha preceduto, se non peggio, nonostante sia sicuro di essere eliminato dalle competizioni elettorali al prossimo giro? 


Ragione n.1

La riffa del potere conviene a tutti i candidati (ma non al popolo), come nel gioco d'azzardo


Ciò accade perché semplicemente in un sistema in cui la popolazione è sempre più numerosa dei possibili ceti dirigenti ci saranno sempre invariabilmente nuovi candidati al potere. I pessimi governanti non si esauriscono mai; e almeno al primo e unico giro in cui dovessero aver successo incassano già il premio di 3-5 anni di potere e rendite. Se ci pensate è il motivo per cui nessuno si stanca delle lotterie o riffe: ogni settimana ci sono nuovi premi - garantiti dal fallimento del 99,9999999% dei giocatori - e ogni settimana una persona nuova può sperare di essere milionario; e se non riesce ora, ci riprova ancora e ancora e ancora... Eliminare gli sgraditi dalla possibilità di essere scelti quindi è una "punizione" inefficace. Mentre almeno una volta, in caso di elezione, essi vincono sempre. Alla peggio non si viene eletti ma niente vieta di candidarsi al prossimo giro. Questa condizione non è mai cambiata e era costante anche nei regimi non democratici, o di antico regime, o primitivi... Gli aspiranti al potere sono sempre più dei potenti in carica, numericamente.


Ragione n.2

Non esiste alcuna seria punizione per il malgoverno


Attenzione, non stiamo parlando di reati o illeciti commessi dalla classe dirigente. Parliamo di semplici "scelte sbagliate" che procurano un danno al popolo. Chi sceglie male attualmente non rischia nulla se non un semplice malcontento. In tal caso egli scende dalla poltrona al nuovo giro elettorale con in tasca un bel gruzzolo, che comunque basta a una vita serena e sicura, e semplicemente esce di scena. Ci sono solo premi ma non punizioni vere, concrete. Un tempo non era così: la perdita del potere politico comportava sempre serie conseguenze come la prigionia o la morte, l'eliminazione fisica o almeno, nel migliore dei casi, la povertà più abietta se non la riduzione in schiavitù da parte del vincitore. Il punto e il difetto più grande del sistema democratico moderno è esattamente questo: chi governa male e perde il potere non rischia assolutamente niente.  Sa di potersi allegramente permettere il fallimento, il suo licenziamento è assolutamente privo di conseguenze, dato che la remunerazione dei politici è fuori scala in ogni paese democratico rispetto alle rendite del popolo. Questa condizione si è verificata solo con il nazionalsocialismo ed il fascismo al potere; ma non con il comunismo recentemente imploso. Da allora non è mai accaduto che un politico pagasse con la vita le sue scelte contrarie al popolo o contrarie al suo nemico personale (salvo recentemente Saddam Hussein, Gheddafi e Osama Bin Laden). In pratica manca l'antagonista reale al potere: la prospettiva di annientamento a seguito della perdita del potere stesso


Ragione n. 3

C'è un premio che noi tendiamo a ignorare. E rinforza le condotte pessime, non quelle virtuose


Non solo, poiché esistono delle lobby e delle minoranze così ricche da disporre di ingentissimi capitali, esse possono - e hanno di fatto - suggerito ai politici la strada maestra per continuare con il sistema democratico senza danno e senza oneri, ma solo vantaggi. I politici invariabilmente seguono i desideri di queste minoranze che se ne avvantaggiano pienamente ai danni del resto del popolo. Se governano male - per il popolo -  riceveranno da questi plutocrati delle briciole prima, durante, e dopo il loro mandato. Essendo la disponibilità di ricchezze spropositata, questa plutocrazia può tranquillamente permettersi di regalare la bella vita a ogni politico anche dopo uno o più mandati fallimentari in cambio della sua obbedienza totale. Il costo è irrisorio, il vantaggio è enorme: governare male senza essere neanche direttamente responsabili del malgoverno. Questo premio non solo fa sì che ogni politico possa infischiarsene bellamente di quanto il popolo vuole o desidera, tanto non è realmente premiato dal popolo per questo, oltretutto non sarà mai punito per le ragioni 1 e 2; ma consente alla plutocrazia di disporre di un'infinita riserva di politicanti disposti a prestarsi serenamente al tradimento che conviene loro perché allo stipendio previsto dalla legge si aggiunge questo premio extra che non figura in alcuna costituzione o legge! Il voto è un rituale inutile e un'arma inefficace, stante la mancanza di un contrappeso reale legato alla possibilità di essere annientati e stante la presenza di attori terzi che manovrano da dietro le quinte i politici come marionette.


Una riflessione sulla migliore politica non può che partire da queste essenziali e stringenti critiche alla democrazia rappresentativa tramite elezioni e voto. 

Nessun commento:

Posta un commento