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martedì 26 novembre 2019

Mito, rito e devozione

Viviamo in una società borghese e mercantilizzata, per molti sarà inutile ricordarlo ma farlo una volta in più non guasta di sicuro, una società che ha perso ogni slancio teso a qualcosa di più alto, che ha sostituito questa ricerca con la spasmotica caccia al profitto o ad una carriera vacua e foriera, nei migliori dei casi, di un semplice arricchimento economico.

L’uomo moderno, al contempo consumatore e prodotto di consumo, si dibatte quindi il proprio lavoro e la ricerca di ogni vacuo piacere facilmente raggiungibile, spesso per distaccarsi dalla propria esistenza, che in cuor suo percepisce come priva di veri legami e incapace di elevarsi al di sopra delle umane miserie. Non vi è esaltazione o ricerca del sacro, solo volontà di evasione, di identificarsi in un “altro” diverso da sé, per poche ore, che sia tramite la filmografia o la letteratura di consumo poco importa.


Ma è davvero questo il massimo a cui può tendere un uomo? 

No, non lo è, se lo fosse si spiegherebbe la disperazione nella quale versa l’abitante di questi tempi sventurati, ma questo nichilismo è frutto di falsità. 

L’uomo è nato per essere qualcosa di più che una semplice bestia da denaro e cibo spazzatura, e vi sono, per chi sa cercarli, esempi luminosi e saldi che è possibile ricercare e fare propri, vere armi spirituali contro la decadenza morale dei nostri tempi. 

Occorre ripartire dal mito, farne il punto focale della propria esistenza, donandogli centralità esso ci trasmetterà volontà di potenza e sapienza, i primi passi necessari al superamento della condizione in cui ci vorrebbe la società. Far proprio il mito, allenarsi fisicamente e spiritualmente innanzi ad esempi luminosi, è il primo passo, il più necessario perché il nostro destino possa realmente espletarsi.

Il passo successivo, quello del rito, ci deve portare ad approcciarci al sacro e agli Dèi, a ciò che è oltre questa nostra terra di mezzo, per suo tramite facciamo nostra la conoscenza delle basi e della disciplina necessarie all’uomo libero e saldo per poi arrivare a ciò che più conta nella nostra esistenza terrena: la devozione.


Devozione agli Dèi, al nostro sangue, alla nostra terra, alla nostra famiglia, ad una causa. Solo in essa, e nel suo assoluto mantenimento, il nostro percorso potrà dirsi realmente degno.

 

Hailaz Wodanaz! Hailaz agli Dèi immortali!

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