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lunedì 11 novembre 2019

Sceafa, parte II

Partendo da questi presupposti analizziamo ora il passaggio del primo þula nel quale viene menzionato il sovrano longobardo di nome Sceafa

Sigehere lengest Sædenum weold,
Hnæf Hocingum, Helm Wulfingum,
Wald Woingum, Wod Þyringum,
Sæferð Sycgum, Sweom Ongendþeow,
Sceafthere Ymbrum, Sceafa Longbeardum,
Hún Hætwerum & Holen Wrosnum [...]

- Widsið, þula I, versi 28-33


che tradotto suonerebbe più o meno così

Sigehere più a lungo regnò sui Dani del mare,
Hnæf sugli Hocing, Helm sui Wulfingas ( i.e. Ylfingar ),
Wald sui Woingas, Wod sui Þyringi,
Sæferð sugli Sycgans, Ongendþeow sugli Sweonas ( i.e. Sueoni o Svear),
Sceafthere sugli Ymbran, Sceafa sui Longobardi,
Hun sugli Hætwere e Holen sui Wrosnan [...]


Seppure Sceafa qui sia appena citato è possibile fare ipotesi sul suo ruolo in seno ai Longobardi; questi ultimi, all’epoca in cui si presume regnasse Sceafa, risiedevano in quella regione posta fra il fiume Weser ed il basso Elba. I Longobardi vivevano dunque a sud degli Angli ed ad est dei Sassoni ed erano, per un certo grado, separati dai germani del Nord che abitavano l’odierne Danimarca, Svezia e Norvegia; la presenza in ambito onomastico longobardo del nome anglosassone ‘Sceaf’ è espressione di quel substrato culturale comune a Longobardi e Sassoni di cui si parla nell’Historia Langobardorum. È necessario però notare come in ambito anglosassone il suddetto nome sia etimologicamente legato all’ambito agricolo; il sostantivo ‘sċēaf’ rimanda alle messi.
I Longobardi sui quali Sceafa regnava vennero descritti da Velleio Patercolo ( i.e. storico romano del secolo I ) come “gens etiam Germana ferocitate ferocior” ossia come una ‘stirpe ancor più ferina della ferinità germanica’; sempre nel secolo I lo storico Tacito li descrisse così “Contra Langobardos paucitas nobilitat: plurimis ac valentissimis nationibus cincti non per obsequium sed proeliis et periclitando tuti sunt” che tradotto ‘Al contrario [dei Suebi], lo scarso numero nobilita i Longobardi: circondati da molti e valenti popoli trovano la loro sicurezza non nell’obbedienza bensì nei conflitti e nell’esporsi al pericolo’. Entrambe le fonti concordano sulla natura guerriera di questo popolo sul quale Sceafa ‘weold’ ( i.e. terza persona singolare del præterito del verbo ‘wealdan’ il cui significato è indubbio, “regnare” o “guidare”, ed è legato al comando militare tipico dei ‘bretwaldan’ ossia dei signori di uomini del secolo V ); non abbiamo altre informazioni oltre il nome ed il fatto che fosse a capo dei Longobardi eppure queste sono sufficienti per delineare l’essenza di questa sfuggente figura.
Riallacciandoci alle cronache anglosassoni di cui parleremo poi, si può ipotizzare che Sceafa fosse un signore di uomini di stirpe semidivina, con buone probabilità persino antecedente ai due figli di Gambara ( i.e. Ibor ed Aion ) riconosciuti dalle fonti peninsulari come i primi mitici re longobardi.
Ecco che l’etimologia del nome Sceafa, dipendente dal sostantivo agricolo ‘sċēaf’ ( i.e. “covone” ) come anche dal sostantivo ‘sceafa’ ( i.e. “[strumento] che rasa”, spesso interpretato come falce ), assume una valenza particolare; Sceafa equivarrebbe a quella figura atemporale e metastorica avente valenza unificante ed ordinatrice - il covone riunisce in sé numerose spighe che altrimenti andrebbero sparse qua e là - che portò fra i Longobardi l’aratura divenendone così il primo signore di uomini essendo già signore del suolo.


Bibliografia

- Alexander M. Bruce ‘Scyld and Scef, expanding the Analogues’, 2002
- Raymond W. Chambers “Beowulf, an introduction to the study of the poem”, 1921
https://archive.org/details/beowulfintroduct00chamrich
- John M. Kemble “A Transaltion of the Anglo-Saxon Poem of Beowulf”, 1837
https://archive.org/details/atranslationang00kembgoog
- Kevin S. Kiernan “Beowulf and the Beowulf Manuscript”, 1997

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