Come già detto Februarius è il mese delle purificazioni, l'ultimo prima dell'inizio dell'anno sacro e del ritorno di Marte.
In questo mese le giornate si allungano visibilmente e la Luce torna a splendere ma il freddo, i malanni possono ancora tornare e tentano l'ultimo, decisivo, assalto all'Ordine.
In un piccolo ciclo (l'anno solare) simpatetico, simboleggiante la Creazione, il Caos precede il Solco.
Le Parentalia erano feste private,dedicate ai defunti, tra il 13° e il 21° di Februarius per la durata di nove giorni.
In questi giorni i templi venivano chiusi, spenti i fuochi sacri, non è propizio celebrare matrimoni e tutti devono dedicarsi al culto dei propri morti.
Perché il Velo fra i mondi è di nuovo labile.
Le manifestazioni di Dèi, Geni e Demoni sono più frequenti e con esse quelle degli Dèi Mani, i nostri buoni defunti recenti, che seguono in Processione Diana e le Lase, in attesa di una nuova vita o dell'apoteosi nel Fuoco sempiterno dei Lares eroici.
Le festività dei Parentalia si svolgevano direttamente nei cimiteri, nei quali i romani si recavano portando cibarie e offerte semplici, accendevano luci e portavano fiori, banchettando nei giardini circostanti le tombe.
Nel corteo funebre si indossavano le maschere (appese agli alberi precedentemente durante i Paganalia e le Ferie Sementive di Gennaio) dette Oscilla, così chiamate perché oscillavano al vento fra le fronde e per questo era possibile, secondo il volere di Faunus, trarne auspici.
Indossando le maschere si esorcizzava, attraverso una catarsi dionisiaca, la morte e si spaventavano gli spiriti maligni oltre che incarnare le sembianze di Avi illustri passati a miglior vita.
L'associazione tra la risata anche nevrotica, in quanto arma apotropaica potentissima, e il raccapriccio della morte è ancestrale
E dimostrata anche dalla figura primordiale e beffarda di Phersu, ritratta con un cane e un bastone in diverse tombe etrusche e intenta a torturare oppure a giocare col defunto.
Un etrusco antenato di Hellequin(Arlecchino) e Pulcinella.
Articolo di Gianluca Vannucci, su gentile concessione
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