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sabato 4 aprile 2020

Il mito di Shambala - parte I

Il mito di Shambala è indubbiamente una delle tradizioni tibetane più famose sia nella stessa Asia che nell’occidente, da sempre infatti i popoli e le civiltà hanno richiamato la loro attenzione verso regni mistici, favoleggianti, spesso espressioni di un’età dell’oro persa in netta contrapposizione alla loro attuale percepita come irrimediabilmente decadente e in stato avanzato di degenerazione. In occidente il mito di Shambala è principalmente conosciuto con il nome di Shangri-La, la fantastica città immaginata e descritta da James Hilton all’interno del suo romanzo “Orizzonte perduto” del 1933. Leggendo il romanzo appare immediatamente evidente come la descrizione di Shangri-La sia quasi interamente ripresa dalle cronache che i gesuiti portarono in Europa, basati sulle immagini mitiche e sui racconti di Shambala, presi dal Kālacakratantra. Rimettere insieme la storia e i protagonisti principali che hanno narrato questo mito è decisamente complesso ma possiamo indicativamente considerare tra i primi (se non il primo) narratori del mito il monaco Somanatha che iniziò la sua predicazione nella terra delle nevi nel 1027 d.C. dalla quale, grazie alla sua opera di diffusione del Dharma e traduzione dei testi, l’iniziazione al Kālacakratantra assunse un ruolo segretissimo ma cardine all’interno del tantrismo tibetano, venendo considerata come la più alta e segreta di tutte. La grande maggioranza dei protagonisti e le maggiori autorità del Buddhismo tibetano (Vajrayāna) ricevettero infatti questa iniziazione indipendentemente da lignaggio e dalla carica ricoperta e possiamo notare come anche l’attuale Dalai Lama (S.S. Il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso) continui nel solco di questa tradizione ormai millenaria. Sempre secondo la tradizione, la predicazione del Kālacakratantra (e di conseguenza quella di Shambala) inizia col il discorso tenuto dal Buddha Śākyamuni davanti allo stupa di ShriDhanyakataka e tenuto davanti a monaci, Bodhisattva, Deva, Asura e anche al sovrano di Shambala stesso (che attualmente sarebbe il Re Aniruddha). Risulta interessante notare come anche la religione autoctona del Tibet, lo sciamanesimo Bon, abbia all’interno dei suoi miti e dei suoi racconti un luogo molto simile a quello di Shambala chiamato “Olmolungring”, regno potente ed inaccessibile situato nel Nord-Ovest del Tibet che sembra far risalire la sua lunga lista di maestri e discepoli fino a 18.000 anni fa.

Saverio Diomedi, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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