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martedì 4 giugno 2019

La fame e la lotta

Nota: l’articolo che segue è abbastanza crudo, se pensate di poterne rimanere offesi, urtati o altre menate pensateci bene prima di proseguire (e, già che ci siete, valutate se davvero questo blog fa per voi).

Cos’è la competizione?
Per noi figli del primo mondo, cresciuti e pasciuti dalla società dei consumi, questa parola rimanda principalmente all’ambito sportivo, a due o più atleti che secondo regole prestabilite gareggiano per l’ottenimento di un titolo.
Chiunque mastichi un minimo di nozioni sulla vita animale, o abbia anche una vaga infarinatura storica, sa però questo termine indica anche qualcosa di diverso, e innato, in ogni specie vivente.
Fa parte di noi, ogni nostra fibra muscolare è il risultato delle lotte di chi ci ha preceduto. Siamo alti e robusti? Dobbiamo ringraziare i nostri antenati che sono riusciti, grazie ad una maggiore forza e determinazione, ad ottenere una alimentazione migliore e di conseguenza una struttura muscolare migliore.
La nostra stessa esistenza è dovuta alle loro vittorie, all’aver garantito, a sé stessi e alla propria prole, risorse sufficienti alla sopravvivenza. Pensate che in tempi di minore densità abitativa non vi fosse competizione serrata? Vi sbagliate.
Guardate ad Ötzi, il celeberrimo uomo del Similaun, trovato qualche anno fa sul confine fra Italia ed Austria, egli ci somiglia fisicamente, ed era umano come lo siamo noi ma la sua linea, e più generalmente quella della sua tribù di appartenenza, è estinta.
Chi l’ha fatta scomparire? Noi, o meglio, i nostri antenati, sangue del nostro sangue, uscito vincitori, in quel frangente, da quella lotta eterna che è l’esistenza.
La sua stessa morte prova che già alla sua epoca vi era una lotta serrata per i territori di caccia, una lotta violenta, fatta di sangue e uccisioni.
Eccezion fatta per i boscimani ed un’altra manciata di tribù tutte le altri genti di questo mondo hanno ottenuto la propria terra tramite il sangue, la sopraffazione e lo sterminio di altri popoli.
Brutto da dire? Forse.
Ma veritiero.
Il mondo è sangue, merda, sudore e, in definitiva, competizione.

Negli ultimi decenni questo termine ha ottenuto una cattiva fama, sia per le conseguenze negative dovute alla sempre più esasperata competizione economica, sia a causa di vari movimenti che si sono battuti in nome dell’uguaglianza e per l’abbattimento delle gerarchie.
In un’epoca starnazzante come la nostra, dove tutti pretendono istericamente di poter essere, o il più delle volte di potersi considerare, ciò che desiderano, essere ciò che si è e tendere a qualcosa di più alto della nostra umana natura è l’unica rivolta possibile

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