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giovedì 13 giugno 2019

Urla

Mi sveglio, cerco la mia lancia. La trovo.
Luci rossastre nella notte, fuoco, fuochi.

Il nemico è qui. Decine di uomini, armati di torce, clave e lance, appiccano il fuoco, portano via carne e ossa, donne e bambini. D’improvviso il suono di un corno, dalla boscaglia iniziano a piovere sassi e frecce, molti nemici questa notte conosceranno i propri antenati.
Il clan della renna, nostri alleati da sempre, il clan di mia madre. In un lampo alcuni giovani del villaggio, scampati alla carneficina, sono al mio fianco.
Cercano vendetta, vendetta per i propri cari, per io sangue versato.
La avranno.

Grido, non so più nemmeno cosa sono e chi sono, in un istante sono addosso ad uno dei saccheggiatori, sento la mia lancia penetrare il costato, ed il sangue caldo e appiccicoso bagnarmi le mani. Non mi fermo, ancora tre nemici cadono per mano mia.

Il nemico fugge, si contano i danni.
Sette uomini uccisi, due donne violentate e ferite, non passeranno la notte. I nemici hanno perso otto uomini, altre tre sono fra noi, catturati durante la fuga.
Vengono denudati e legati a lunghe pertiche, pagheranno il loro affronto, le loro grida scuoteranno i cieli affinché Tiwaz senta la nostra preghiera dandoci forza e Baduhenna si compiaccia della nostra opera donandoci la giusta ferocia.
Una delle moribonde riconosce in uno di loro il suo aggressore, egli viene quindi consegnato alle donne. Poco dopo i suoi genitali, ridotti a poco più di una poltiglia sanguinolenta, bruciano nel fuoco. È l’inizio di una lunga agonia.
I suoi compagni sono più fortunati, dopo una breve tortura finiscono appesi, sgozzati come maiali, sacrificati agli Dèi.
All’alba tutto è compiuto, gli Dèi e gli spiriti hanno ricevuto la loro giusta parte.

È il momento della vendetta, l’ora della guerra.

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