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mercoledì 24 luglio 2019

Il Santuario, l'Albero e la Fonte - parte II

Il SANTUARIO

Nel quarto libro della sua opera cronachistica, Adam Bremensis descrive il tempio di Ubsola come
interamente decorato in oro ed avente al suo interno le statue di Þórr assiso sul trono, di Óðinn e di Freyr; nello scholion 138 vi è poi l’accenno alla catena dorata che cingeva l’intero tempio partendo dal colmi del tetto.
La suddetta descrizione è affine a quella che Snorri Sturluson fa nel Gylfaginning ( i.e. “Inganno di Gylfi” Edda di Snorri, prima metà del secolo XIII ) di un hof interamente adornato d’oro sito in Glaðsheimr, ossia di quel santuario costruito dagli stessi Asi contenente al suo interno i loro troni ( “[...] at gera hof þat er sæti þeira standa” ). Questo santuario sembra coincidere con la Valhǫll d’oro luccicante ( “[...] en gullbiarta, Valhǫll við of þrumir” ) dalle cinquecento e quaranta porte di cui si parla nell’ottava e nella ventitreesima strofe del Grímnismál ( i.e. “Discorso di Grímnir”, carme dell’Edda poetica ); il numero esorbitante delle porte ne definisce l’enormità strutturale che la rende visibile da molto lontano.
Alla stregua del tempio di Ubsola questo santuario presenta dei troni dove gli Asi seggono in concilio; quello di Óðinn è il più in alto dacché divinità d’importanza primaria nel pantheon degli Asi nordici. Lì gli einherjar banchettano con carne del cinghiale Sæhrímnir e sorseggiano la birra portata loro dalle valkyrjur; in breve compiono libagioni.
Ecco che le somiglianze fra la Valhǫll ed il tempio di Ubsola emergono lampanti. In entrambi i luoghi gli Asi seggono in trono in un edifico adornato d’oro; vi è però un’altra somiglianza più sottile. Adam Bremensis nel descrivere Ubsola utilizza il termine templum che secondo Olof Sundqvist è utilizzabile per descrivere un edificio polifunzionale nel quale e possibile tenere banchetti come nella Valhǫll. In più nel descrivere la sala dove vi erano gli Asi intagliati nel legno Adam Bremensis fa ricorso al sostantivo triclinium, termine che nel latino classico come anche in quello medievale rimanda ad una sala dove si svolgono banchetti cerimoniali.
Secondo il seguente passo del paragrafo ventisettesimo del quarto libro delle Gesta Hammaburgensis, delle libagioni rituali venivano tenute dinanzi alle tre statue:

Si pestis et fames imminet, Thor ydolo lybatur, si bellum, Wodani si nuptiæ celebrandæ sunti, Fricconi.

Ecco che il venerare gli Asi nel triclinium di Ubsola era strettamente legato a rituali con libagioni e banchetti cerimoniali; è questo un forte legame che sussiste fra il santuario di Ubsola e la Valhǫll.
Le caratteristiche sinora elencate quali le decorazioni in oro, la posizione e le dimensioni che rendono l’edificio ben visibile come vedremo fra poco sono riscontrabili in tutti i templi di area scandinava di cui gli archeologi sono a conoscenza.
Per quanto concerne le testimonianze archeologiche in Gamla Uppsala - locus dove secondo gli studiosi dei primi del secolo XX sorgeva il santuario di Ubsola - è necessario fare affidamento a quanto riportato dal Nordahl. Durante degli scavi nel 1980, effettuati a nord della stavkirke di Gamla Uppsala, furono rinvenuti i resti di una sala del periodo merovingico; questa era sita su di un altipiano che, seppur di modeste dimensioni, torreggiava sul territorio circostante rendendo la sala visibile a grandi distanze. Nuovi scavi in situ rivelarono che la sala fosse lunga cinquanta metri e che questa bruciò sino alle sue fondazioni intorno alla prima metà del secolo IX; le teorie che l’associavano a quella Ubsola descritta da Adam Bremensis furono dunque smentite. Questa sala con buone probabilità era decorata al suo interno con spirali in ferro che dopo il rogo di questa vennero depositate lungo il perimetro della stessa e nei buchi dei pali portanti; queste decorazioni ed il rinvenimento di calce bianca sui muri interni sono testimonianza dell’elevato grado d’importanza di questa sala che con buone probabilità venne utilizzata per riunioni e per banchetti cerimoniali.
Sulla scia dei rinvenimenti archeologici di sale cerimoniali, gli studi portati avanti da Frand Herschend sul finire del secolo XX mostrano come le sale risalenti all’età del ferro scandinava fossero luoghi destinati al culto delle divinità; spesso si trovano in luoghi aventi nomi carichi di significato metafisico, quali ad esempio Helgö ( i.e. “isola sacra” Uppland, Svezia) oppure Gudme ( i.e. “dimora/regione degli Dèi” Fyn, Danimarca). Scavi archeologici mostrano come queste fossero spesso decorate in oro. Basti pensare alla sala di Gudme nei cui buchi dei pali portanti furono rinvenute delle colate di oro; probabilmente un tempo questo decorava le pareti sinché non venne fuso dalle fiamme di un incendio che lo fecero riversare nei fori suddetti. 
La sala di Gudme era lunga cinquanta metri e dunque visibile a grande distanza, mentre la sala di Helgö aveva una lunghezza di soli venti metri ma essendo anch’essa dislocata su un altipiano come la sala “merovingica” di Gamla Uppsala era ben visibile da lontano.


Note:
Essendo questa una tesina universitaria svolta per il corso di Filologia Germanica 1A (2018 - 2019) tenuto dalla professoressa Carla del Zotto, ne sono vietati l'utilizzo e la condivisione da parte di terzi non affiliati a questo sito

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