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lunedì 15 luglio 2019

Lo spirito della selva



Lo spirito che risiede nella cosiddetta selva, oggi è sconosciuto a molti e di certo, molte delle persone che si considerano “spiriti selvaggi” non sono tali. Vivere lo scenario naturale come un luogo per prendere appunti sul proprio diario oppure per appagare il proprio sentimento/bisogno egocentrico, svolgendo attività come Il trekking, il campeggio, attività fotografiche o similari, non avvicina di certo a comprendere e vivere lo spirito della selva. Rifiutare la parte violenta ed estrema, che caratterizza la natura, sostituendolo con un ideale di natura amorevole, è quanto di più deturpante possa esistere. Pensare che in natura esista solo violenza, è deturpante allo stesso modo.

La forza dell’homo Salvadego è la “comunione con la natura”. Sopravvivere per vivere, richiede molteplici competenze e abilità fisiche, mentali e spirituali. In natura, avere tanti muscoli, ma non saper gestire lo spirito della fame, equivale a morire. Non avere muscoli e saper gestire lo spirito della fame, conduce al medesimo risultato. Non saper ascoltare, leggere o comprendere i suggerimenti degli spiriti della natura, equivale a morte certa. Le persone che vivono la natura lontane dalla tv o da un libro, sono coloro che più si avvicinano a conoscere “il selvatico” e gli spiriti che abitano la selva. L’orto o le bestie in fattoria, non sono natura selvaggia, ma natura addomesticata che avvicinano a compenetrare la natura, ma di certo non ci rendono selvatici.
Non crederete che un bufalo selvatico, sia l’equivalente di un bufalo addomesticato, vero? Non crederete che gli spiriti che abitano la selva parlino la vostra lingua, vero?
Non crederete di incontrare gli spiriti della selva dal divano di casa o in una passeggiata tra i boschi o che essi siano disposti a farsi sentire da persone che non fanno parte del loro mondo, vero?
Non crederete che gli spiriti delle piante in natura, siano addomesticabili come le piante dell’orto di casa, vero?
Non crederete di poter usare la forza bruta e sopravvivere in natura, vero?

Se così fosse, siete lontanissimi dal vivere la selva in tutto il suo splendore, violento e amorevole.

L’Homo Salvadego è archetipo di molte culture europee, a tratti semidivino, abitante del bosco e espressione archetipale degli istinti che risiedono nella parte più profonda dell’uomo.
È homo Salvadego colui che si spoglia degli inutili bisogni che la società gli ha imposto, ricercando quelle conoscenze basilari adatte a vivere la parte selvaggia, libero da costrutti e che diventa parte del tutto compenetrando la natura.
L’homo Salvadego vive in quegli attimi in cui tutti i nostri pensieri e la razionalità si annullano, trasformando la riflessione in puro istinto.
È quel momento che non può essere descritto da nessun saggio, da nessun libro, da nessuna lezione e da nessun convegno naturalistico; è quel momento in cui le emozioni trasformano noi stessi: l’istinto di difesa che porta a cercar riparo in una grotta, oppure è la paura che a volte diviene terrore e poi istinto di sopravvivenza, per poi divenire azione e infine divenire forza e volontà per poter vivere.

In questi istanti, L’homo metropolitanus, si allontana dalla debolezza e dalle costrizioni che la società gli ha imposto e si avvicina sempre più a divenire Homo Salvadego.
È una trasformazione a “fermate” verso una sola direzione, che non prevede patti di alcun genere e, non lascia vive debolezze o romanticismi riferiti alla natura.

Provate ad essere romantici, rimanendo sotto una tormenta come questo verdone o, a fare i filosofi o gli scienziati, cercando spiegazioni per comprendere cosa sta vivendo questo verdone sotto la tormenta, senza vivere realmente ciò che sta vivendo!
Lo spirito dell’homo Salvadego si vive, non si racconta.

Culto dei Silvani.

Orlando di Raimo, in collaborazione con Le vie di Wodanaz

Prima foto: National Geographic di David Francescangile.
Seconda foto: Orlando di Raimo




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