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lunedì 8 luglio 2019

Sulla necessità di un nuovo corpo aristocratico

Poche cose sono indice dei cupi tempi nei quali viviamo quanto la completa devirilizzazione della classe aristocratica indoeuropea che per millenni ha costituito la spina dorsale del sistema sociale, e militare, del nostro continente.
Una classe un tempo forte, una istituzione militare e spirituale plurimillenaria, formata da uomini in grado di emergere veramente fra i propri pari per forza, arguzia e carisma, consumata da più di un millennio di malsana dottrina semitica.
Per secoli e secoli fu impedito a uomini e donne di valore di riprodursi in nome di un abominevole servizio ad un Dio straniero, il matrimonio divenne una questione politica, di “classe” e non un’unione tesa al concepimento e alla formazione di figli fisicamente e spiritualmente sani, in grado di superare nelle gesta e nel valore i propri antenati.
Inutile sottolineare come questo sia possibile solo ritornando alla vera fede, e ai veri Dèi del nostro popolo.
Non sarà certo una divinità a noi estranea, e che ha prosperato per millenni a scapito della nostra gente, a darci l’istruzione, la guida e la forza necessarie.
Solo nella fede negli Dèi immortali, nei fuochi notturni e nella forza di volontà risiedono le chiavi della rinascita del nostri popoli.

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