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mercoledì 13 marzo 2019

Considerazioni sulla funzione sovrana, parte I

Estratto dal saggio introduttivo a J. Haudry – “Loki” in corso di pubblicazione per Polemos Forgia Editoriale


Riteniamo utile proporre alcune considerazioni sulla funzione regale nel mondo indoeuropeo e nel contesto della sua ideologia tripartita.
Il termine Rex romano ad esempio, come vorrebbe E. Benveniste, deriverebbe da un comune termine indoeuropeo (Rig, da cui Vercingetorix, Raja sanscrito, Rex latino, forse Reik gotico aggiunge chi scrive) il quale farebbe riferimento alla funzione primordiale del sovrano di tracciare una linea retta, stabilendo così un confine sacro, un limite ed una regola. Stabilirebbe in altre parole un ordine sacro; ordine il quale, in sanscrito rta, si collega semanticamente anche al rito.
Ma cos’è dunque tale rito? Per Mircea Eliade il rito è un nuovo inizio che invera nuovamente l’origine nella storia, permettendo dunque quell’irruzione del sacro nella vicenda terrestre. L’origine corrisponde cosmologicamente ad un sacrificio primordiale, ad una messa a morte, che non crea ex nihilo ma che plasma una realtà preesistente. Lo squartamento del macrantropo primordiale, Ymir per i popoli germanico scandinavi, Purusha per gli inni vedici, è la scaturigine del cosmo ordinato. Così nel mondo latino al tracciare il solco da parte del Rex Romolo corrisponde successivamente l’uccisione di Remo, il quale non è in grado di rispettare l’ordine e la sacralità al contrario del fratello.
La ritualità sacrificale nella spiritualità indoeuropea è da leggersi in un contesto attitudinale nel quale l’incontro tra l’uomo e la divinità poteva risultare letale per gli incauti, in quanto l’elemento divino poteva anche avere dell’accecante, del terrificante, oppure era portatore di nefasti presagi.

Si rinvengono diverse tracce di terrore sacro nella mitologia nordica, tanto che Odino, la principale tra le divinità sovrane, portava sì saggezza e ispirazione poetica ma anche morte, sortilegi, inganni ed in ogni caso non era una presenza consolatoria.
«Odino è per Saxo Grammaticus come per Snorri il padre di ogni conoscenza intellettuale e linguistica. L'esempio stesso delle potenzialità della mente umana. Ma la conoscenza che viene da lui è moralmente dubbia e pragmaticamente doppia: procura vantaggi immediati ma è diretta comunque alla violenza e alla morte.» Ludovica Koch – Introduzione a Gesta dei Re e degli eroi danesi, Sassone Grammatico, a cura di Ludovica Koch, I Millenni Einaudi, 1993
«Se appena potrò contemplare l’orrendo marito di Frigg» dice infatti un eroe prima di morire in battaglia proprio nel Gesta Danorum di Saxo Grammaticus.
Odino infatti è una divinità psicopompa e anche per questo iniziatica. È Odino che, come noto, sceglie i caduti in battaglia, talvolta intervenendo lui stesso nella battaglia stessa, spesso in modo imprevedibile, tradendo i propri eroi per poi portarli nel mitico Walhalla.

Tale prospettiva oltremondana per le fonti nordiche non risulta inoltre particolarmente consolatoria e “paradisiaca”. Il noto Walhalla, dove confluiscono i guerrieri morti in battaglia e prescelti da Odino è solo una dimora di passaggio: qui i guerrieri continuano a combattere e mangiare, ma non per puro diletto: piuttosto in vista della battaglia finale sul campo di Wigrid, dove si annienteranno contro le schiere elementari e infere dei giganti e dei figli di Loki. Annientamento del Ragnarok al quale seguirà un nuovo inizio.
Risulta esemplare in questo caso la vicenda di Hadingus, eroe delle Gesta Danorum e dal quale Dumezil partirà per il suo saggio La saga di Hadingus. Dal mito al romanzo, Ed. Mediterranee.
Quest’ultimo vive una esistenza scandita da due fasi: quella all’insegna degli dei Vani che si conclude con un momento di crisi; la seconda che trae inizio dall’incontro con Odino: da questo momento la sua vita è all’insegna del sacrificio, così come recita la profezia che Odino stesso gli rivolge (Gesta Danorum, I, VI, 8):

«Affronta con tutte le forze un leone furioso, consueto a fare a pezzi i cadaveri dei prigionieri, e confronta la forza dei tuoi muscoli contro i suoi artigli feroci, snuda la spada a frugargli le fibre del cuore. Poi subito accosta la bocca a succhiargli il sangue fumante e a sbranarlo a morsi.»

La vita di Hadingus dall’incontro con Odino in poi è costituita dunque da prove iniziatiche che quasi annientano l’iniziando; assicurandogli però come ricompensa una nuova forza sia fisica che spirituale.

Lo sbranamento rituale che conferisce poteri iniziatici è comunque molto noto in un’altra saga, tra le tante che si potrebbero citare: ovvero nel caso dell’uccisione del Drago Fafnir e da parte di Sigurd. Il sangue e il cuore di Fafnir donano infatti la capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli, così come riportato nella Saga dei Volsunghi, capitolo XIX-XX. Sempre in un passo delle Gesta Danorum ci si abbevera ad esempio del sangue di un orso abbattuto che ne conferisce la forza vitale ad un guerriero ancora non esperto. 

Articolo di Andrea Anselmo che ringraziamo per il prezioso contributo

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