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sabato 16 marzo 2019

Considerazioni sulla funzione sovrana, parte III

Estratto dal saggio introduttivo a J. Haudry – “Loki” in corso di pubblicazione per Polemos Forgia Editoriale


In tempi di pace dunque le scorrerie e le discontinuità psicologiche di questi guerrieri erano un elemento pericoloso e si rischiava di divenire dei “proscritti”, magari mandati a vivere nell’entroterra Islandese, luogo noto per le presenze di esseri sovrannaturali e ostili, dove i Vargr, i lupi fuorilegge, venivano appunto esiliati e diventavano coloro che vengono condannati a vagare per il bosco. Così come Kveldulfr, antenato di Egill nella saga islandese a lui dedicata, sul far della notte diventava ombroso - styggr – e si diceva potesse mutare la sua forma. Come se il suo passato di giovane berserker, dal quale evidentemente derivava il suo dono di mutare forma ed essere un guerriero di Odino, avesse un prezzo da pagare: l’instabilità che ancora lo prendeva verso sera. D’altra parte avere una personalità multipla – eigi einhamr, magari connessa ad espressioni del volto conturbanti e tremende, era considerato un plus per certi guerrieri. E questo rimanda ancora alle processioni notturne ed estatiche di figure mascherate in modo terribile, diffuse un po’ in tutta Europa.

Il mutaforma per antonomasia è sempre Odino ovviamente – anche se condivide questa capacità con Loki. Celebre la trasformazione prima in serpente poi in Aquila di Odino al momento del ratto dell’idromele: trasformatosi in serpente per penetrare nel cuore di una montagna e sedurre Gunnlod, figlia del gigante Suttungr, ottenendo tre sorsi di idromele e fuggendo in forma di aquila. Manco a dirlo l’idromele è la bevanda sacra che conferisce ispirazione, ebrezza ed estasi. Nel Rg Veda un’aquila porta dall’alto di una montagna il soma, corrispondente vedico dell’idromele, in occasione dell’uccisione del padre di Indra da parte di Indra stesso.

Quando Odino, per poter procreare con la figlia del Re dei Ruteni secondo Saxo Grammaticus, si traveste e muta aspetto per riuscire a conquistarla, viene rifiutato diverse volte sinché arriva a travestirsi da donna, da curatrice e riesce a recare violenza alla fanciulla. Vedremo, più avanti parlando del seidr e il carme eddico del Lokasenna d’altro canto non perde l’occasione di farne menzione, che la pratica magica e quella erotica non sono assolutamente sconnesse.

Non stupisce quindi che i guerrieri estatici, berserker o ulfednar che siano, temuti in vita e spesso persino dileggiati per la loro parentela lupesca, come nel caso della saga dei Volsunghi, risultino un elemento pericoloso ed instabile anche nella morte.

I tumuli di personaggi particolari, berserker, maghi e stregoni, accomunati da una vita al limite delle norme della comunità, infestano le loro dimore sepolcrali a meno di essere decapitati o trafitti postmortem. Sono i cosiddetti “Draugr”, dai quali forse Bram Stoker mutuò la figura di Dracula, il vampiro più noto della letteratura contemporanea. Molto più nota risulta l’origine del nome Dracula da Drakon; ma la filiazione nordica pare essere comunque confermata dal drago che Beowulf, Sigfrido e Hadingo affrontano, talvolta proprio in un tumulo come nel caso di Beowulf. Quest’ultimo, guerriero ferino per antonomasia come abbiamo visto, è forse sepolto nel tumulo di Skalunda nel Vastergotland. Vampiro è anche il guerriero cinocefalo Longobardo descritto da Paolo Diacono, forse una eco del guerriero sullo stile di Sigfrido e di Hadingo che sbrana e beve il sangue dei nemici e dei mostri per acquisire ulteriore potere, anche in campo soprannaturale (… e intendere la lingua degli uccelli).

Nella saga di Hervor ad esempio la temibile spada Tyrfing – letteralmente “il dito del dio della spada Tyr”, una spada che provenendo da un antenato sancisce il conferimento del potere al quale si ambisce – viene recuperata dalla figlia di Angantyr dal tumulo funerario, infestato, del padre draugr e possessore della spada al quale la stessa viene strappata. L’ingresso del tumulo in questa saga è detto Helgrind, cancello di Hel, ovvero apertura sul mondo infero. Un nome importante, che probabilmente lascia intendere un significato di discesa agli inferi iniziatica, molto note alla tradizione spirituale più antica.

Otto Hofler, nel suo poco noto studio su Cangrande di Verona e il simbolismo del cane presso i Longobardi collega il rinvenimento della spada di Alboino, sepolto sotto ad una scala del palazzo reale, ad una reminiscenza tipicamente nordica.

Dice infatti Paolo Diacono:

«Ai nostri giorni Giselperto, Duca di Verona, aperto il suo sepolcro, ne sottrasse la spada e quanto trovò dei suoi ornamenti. Per questo - con la vanità che è solita tra gli ignoranti- si vantava d’aver veduto Alboino.» Paolo Diacono, Historia langobardorum, II- 28.

Questa apparizione è a tutti gli effetti tale da richiamare il draugr, il quale abbiamo visto infestare i sepolcri nelle saghe nordiche. La spada, come Tyrfing torna ad essere presso i Longobardi quasi un simbolico lascito dall’eroe capostipite ai suoi discendenti.

Articolo di Andrea Anselmo che ringraziamo per il prezioso contributo

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