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martedì 19 marzo 2019

Considerazioni sulla funzione sovrana, parte VI

Estratto dal saggio introduttivo a J. Haudry – “Loki” in corso di pubblicazione per Polemos Forgia Editoriale


Romolo, conformemente alla sua funzione varunica, durante la battaglia cruciale contro i potenti riproduttori, i sabini, conseguente al tradimento della vestale Tarpeia, alzate le armi al cielo comanda magicamente a Iuppiter di intervenire e di cambiare le sorti della battaglia e così accade. L’intervento “magico” del sovrano ricorda il termine tedesco macht inglese make, latino mactare. Un altro sovrano del cielo notturno, Wotanaz nella prima guerra del mondo contro i Vani, potenti riproduttori anch’essi, esercita il suo potere a distanza, tramite il lancio della lancia nella battaglia susseguente l’irruzione della gigantesca Gullveigr, senza intervenire direttamente nella mischia. Se la Vestale è chiaramente legata al fuoco di Vesta così Gullveig viene bruciata tre volte rinascendo sempre.

Così l’effetto immediato, comandato dal sovrano “terrifico” e “tremendo” Romolo, è determinato dal suo non appartenere ad una umanità ordinaria, ma piuttosto ad una umanità qualificata in senso spirituale. “Non preghi un dio chi non sia un dio” d’altro canto è stabilito dalla letteratura vedica. Romolo che verrà poi divinizzato come Quirino viene non a caso assunto in cielo.

Che la funzione sovrana sia legata al dono della vittoria non è un fatto isolato ma che accomuna sia la figura mitica di Romolo che quella di Godan, il Wotan Longobardo di cui ci parla Paolo Diacono nella sua nota Historia Langobardorum.

«Circa la guerra dei Vandali e Vinnili si racconta una favola ridicola. Riferiscono infatti che i Vandali, dopo essersi avvicinati a Godan, gli avrebbero domandato di vincere sui nemici, e che costui gli avrebbe risposto che avrebbe consegnato la vittoria, a quelli che per primi si facevano vedere al sorgere del sole. Allora si fece avanti Gambara a Frea, moglie di Godan e chiese la vittoria dei Vinnili. Frea offrì un consiglio, che le donne dei Vinnili sciolti i capelli li accostassero alla faccia come fosse una barba, e che sul far del giorno si schierassero come uomini, in modo da essere scorte da Godan, nel luogo in cui, quello usava osservare il sorgere del sole (ovvero) attraverso una finestra.

E in questo modo si fece. Godan dopo averle viste disse: «che cosa sono quelle lunghe barbe?» Allora Frea lo incitò per dare loro quel nome e dette loro la vittoria.

Così Godan offrì la vittoria ai Vinnili. È sicuro che i Longobardi, che prima erano soprannominati Vinnili, dalla lunghezza della barba incolta furono chiamati in questo modo. Nella loro lingua infatti (la parola) " long" significa lunga e (la parola) "bar" (significa) barba. Lo stesso Gordan è quello che è soprannominato Mercurio presso i romani e da tutto il popolo dei germani è onorato come dio.»

Solo il tepore interiore della pratica spirituale, il tapas conseguente alla trasformazione interiore dell’uomo propiziata dal fuoco sacrificale di Agni/Ignis rendono l’uomo in grado di imporre questa “macht” sulle forze invisibili. D’altro canto dal latino tepeo, la cui assonanza con tapas è evidente, deriva l’italiano tepore. E d’altro canto gli Dèi divengono tali e vengono poi nutriti e fortificati tramite il sacrificio e il fuoco sacrificale.

Dunque resta imperativo rendersi atti a far intervenire necessariamente la divinità tramite la nostra azione spirituale la quale può rendersi autonoma rispetto a qualsiasi sfoggio di erudizione, di mitologia e di formalistica rituale.

Nessun autentico mutamento, nessuna “rivoluzione” può prescindere da un radicale revolvere mitico, che deve necessariamente precedere ogni cambiamento meramente “politico” o “filosofico”.

Questo rivoluzione mitica è dunque la visione – latino video, sanscrito veda, ma dalla stessa radice anche il celtico Drvid - estatica, momento finale dell’ascetica dei rshi che produce il succitato tepore ascetico detto tapas, di un rinnovato rapporto dell’uomo con il mondo divino e con sé stesso.

Articolo di Andrea Anselmo che ringraziamo per il prezioso contributo


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- Beowulf, A cura di Ludovica Koch, I Millenni Einaudi, 1987
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- La saga di Hervor, La saga dei Volsunghi, La saga degli uomini delle Orcadi, La saga di Egill, La saga di Njall, in Antiche Saghe Nordiche, Oscar Mondadori
- Historia Longobardorum, Paolo di Varnefrido (Paolo Diacono)
- The Galdrabok, a cura di S. Flowers
Fonti Romane- Gaio Giulio Cesare, De Bello Gallico
- Publio Cornelio Tacito, De origine et situ Germanorum, a cura di F.T. Marinetti

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