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lunedì 18 marzo 2019

Considerazioni sulla funzione sovrana, parte V

Estratto dal saggio introduttivo a J. Haudry – “Loki” in corso di pubblicazione per Polemos Forgia Editoriale


La sovranità del mondo indoeuropeo conosce poi delle coppie di sovrani, simbolicamente rappresentabili come il cielo notturno ed il cielo diurno. Quest’ultimo è quello che richiama il termine latino Deus, sanscrito Deva, greco Zeus, alto germanico Tiuz/Ziu/Tiwaz poi espresso come Tyr dagli scandinavi, Dyauṣ Pitā per gli indoiranici, latino Juppiter. Il termine protoindoeuropeo *Dyew ne sarebbe la radice più antica. D’altro canto di non meno importanza e cosmologicamente anteriore si staglia il cielo notturno di Varuna, di Urano e di Wuotanaz/Odhinn. Nella storia leggendaria di Roma a Romolo spetta la funzione notturna e “varunica” mentre a Numa quella propriamente diurna, sacra e legislativa. La coppia sovrana indoiranica è in tal senso significativa: a Varuna spetta il dominio magico, a Mitra quello del contratto d’amicizia.

Sono possibili anche paralleli tra Wotan e Rudra. Così si esprime G. Dumezil infatti:

«Le bande di devoti di Rudra, legati da un voto, dotati di poteri e di licenziosità, richiamano tanto i berserkir quanto gli Einherjar di Odhinn.

Questo Dio sovrano, questo mago ha incontestabilmente una delle sue sedi nella zona misteriosa o selvaggia al confine con la civiltà. Come Rudra-Shiva egli è volentieri, se ci si riferisce alle regole ordinarie, addirittura immorale – e Thor non si fa problemi a rendergliene conto quando devono confrontarsi tra loro. Come Rudra-Shiva, egli ha gusto per i sacrifici umani, in particolare per l’auto immolazione dei suoi devoti. Più genericamente, come Rudra-Siva, c’è in lui qualche cosa di quasi demoniaco [come] la sua familiarità con Loki.

Presso i Germani del Nord, i demoni, sono soprattutto i giganti. Anche con loro Odhinn ha più di un rapporto. Da parte di lignaggio paterno egli è cresciuto, con poche generazioni intermedie, da un gigante a dire il vero assai particolare, il gigante primordiale Ymir, e sua madre è la figlia vera e propria di un gigante, Bolthorn, “spina del dolore”. Egli manifesta diverse volte uno spirito stranamente conciliante, pacifico, a riguardo dei malvagi giganti e si rende necessario l’intervento di Thor per salvarlo da questa situazione in cui questa sua disposizione lo ha messo minacciando anche gli altri Dèi, uccidendo il gigante: così infatti egli ha introdotto Hrungnir nella enclave degli Asi e il gigante minaccia di saccheggiare tutto, rapendo tutte le più belle dee, e lo avrebbe fatto non fosse stato per Thor, invocato in extremis dagli Dei […] per semplificare potremmo definire Odhinn e Rudra come gli dei oscuri mentre Thor e Vishnu gli dei luminosi»

«Il Varuna vedico non è un demone in senso di “demone” e non è da prendere come modello divino di un padre epico dei “malvagi”. Non poche difficoltà si dissiperebbero nella religiosità vedica quando si cesserà di contrapporre deva e asura come due termini omogenei: deva denota uno statuto, i deva sono e non sono che Dèi e tutti gli Dèi sono deva; asura designa una modalità di potenza, d’azione, anche una tipologia di carattere, un poco inquietante, che è quello di qualche deva (principalmente Varuna e gli Aditya, talvolta Indra, Agni, Soma, Rudra, Savitar, Pusan, Dyau) e portato all’estremo tale carattere, diviene quello dei demoni propriamente detti (ed è l’impiego meno prevalente all’interno degli inni).» G. Dumezil Mythe et Epopée, Gallimard, traduzione nostra dal francese.

Ma Asura nel mondo iranico è l’epiteto del dio celeste Ahura Mazda, corrispondendo così - come giustamente rilevato da E. Polomé nel suo saggio L’étimologie du terme germanique *ansuz “dieu souverain” Etudes Germaniques n°1 1953 - al runico Ansuz; che designa gli Ansen o Asi nel loro essere divino.

A conferma di questa intuizione di E. Polomé ci viene in aiuto una precisazione di C. Watkins, dal suo monumentale How to Kill a Dragon – ASPECTS OF INDO-EUROPEAN POETICS, trattata che compara le forme poetiche e rituali attestate nelle varie lingue indoeuropee:

«Now another lexical set relating to an aspect of symbolic culture in the semantic realm of power or authority is the group of words including Vedic asura- and Avestan ahura- 'lord' (usually divinized), Hittite hassu- 'king', and the group of Germanic deities known in Old Norse as the Aesir, Germanic *ansuz. These are respectively reconstructed as *h2ns-u-ro, *h2,ns-u-, and *h2o'/ans-u-»

Per Benveniste il germanico padre degli Ansen o Asi, Wuotanaz – ovvero Odhinn - e il latino Dominus andrebbero analizzati parallelamente. Il primo indicherebbe il signore della schiera dei posseduti (angriffenheit) dal furore (id est furor lo definì Adamo da Brema) che solca i cieli notturni d’inverno nella caccia selvaggia. Il secondo sarebbe il signore della Domus, non intesa come edificio ma come comunità sacra e sociale al tempo stesso.

Articolo di Andrea Anselmo che ringraziamo per il prezioso contributo

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