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domenica 17 marzo 2019

Considerazioni sulla funzione sovrana, parte IV

Estratto dal saggio introduttivo a J. Haudry – “Loki” in corso di pubblicazione per Polemos Forgia Editoriale


A parlare di un “draugr” è, come spesso accade, anche lo storico danese Saxo Grammaticus. Questi nel suo monumentale Gesta Danorum, oltre a narrare del più volte succitato Hadingo e delle sue prove iniziatiche, ci narra di Mithone un vero e proprio draugr. Oltre a ciò è celebre il suo riferimento a Hagbard e Signi, tragica coppia di innamorati che ispireranno Shakespeare nei suoi Romeo e Giulietta… ambientati caso vuole a Verona. Così come sempre da Saxo Grammaticus verrebbe l’ispirazione per l’Amleto shakespeariano.

In Svezia ci siamo imbattuti nel campo funerario megalitico di Sarestad: qui oltre a 40 pietre allineate sorge il tumulo di Hagbard, che gli storici fanno risalire al 1500-500 avanti Cristo.

Per consolidare il proprio potere e la propria saggezza in campo spirituale era necessario secondo la tradizione nordica un contatto con l’aldilà, tanto che era abitudine del mago o della strega trascorrere notti di veglia all’aperto, magari presso tumuli infestati e campi funerari, anche in questo caso sulle orme di Odino nella Voluspà o come alcuni personaggi minori della Saga degli Uomini delle Orcadi. È un’altra figura semistorica, riformatore religioso, che secondo Dumezil è propria comunque alla prima funzione indoeuropea, Numa Pompilio, a trascorre tempo all’aria aperta e nei boschi.

Odino d’altro canto è l’archetipo dell’uomo che, acquisita la saggezza e la forza derivante dalla magia (in norreno “megin” termine che possiamo collegare all’inglese “might” o al tedesco “macht” e quindi al concetto di “fare”, “porre in essere”, “potere”) per consolidare il suo potere e continuare verso la via della conoscenza, tramite varie pratiche: dal sacrificio dell’occhio, alla negromanzia con cui riporta come narrato nella già citata Voluspà alla vita la veggente - la “volva”, una gigantessa o una strega che pratica quella forma di magia chiamata seidr e dove forse volva indica colei che volge la bacchetta magica o addirittura il fallo - nonché alla propria impiccagione all’albero cosmico Yggdrasill (il destriero di Yggr, il “terribile)” che lo porta alla scoperta delle rune annunciata dal “grido”. D’altro canto tale scoperta delle rune da parte di Odino (detto infatti anche “Hroptr”, “colui che urla”) ricorda il ruggito del Leone del Buddha. Una immagine di quest’ultimo è stata ritrovata “a sorpresa” in Scandinavia presso l’isola di Helgo e in area celtica per quanto riguarda Lug, Cernunno, seduto in una posa che ricorda da vicino l’iconografia e la pratica buddhista nel calderone di Gundestrup. Non è ancora dato sapere se tali ritrovamenti fanno riferimento a comuni origini indoeuropee o a prestiti culturali, oppure a semplici contatti commerciali. 
Forti i paralleli con un’altra figura “sovrana” all’interno dell’ideologia tripartita degli indoeuropei, Yudhishtira, il Pandava del Mahabharata generato dall’astrazione di Dharma. Così si esprime Dumezil nel primo volume del suo monumentale Mythe et épopée:

«Una continua tensione, presso Yudhishtira, tra due ideali: il compimento rigoroso del suo dovere di Ksatriya coronato [...], d’altra parte la rinuncia sotto tutte le forme, alla vittoria, al trono, alla vita pubblica. Più di una volta lo si vede aspirare alla via eremitica, ben prima di aver raggiunto l’età in cui questa è raccomandabile. [..] Non bisogna dimenticare che per concepirlo Dharma si presenta davanti alla madre Kunti assumendo una forma di Yoga, yogamurthidarah: Yudhistira ha lo Yoga nel sangue» (traduzione nostra dall’originale francese)

In un altro passo, Yudhishtira, avanza con il volto coperto, al fine di non incendiare il mondo con il suo “occhio terribile”. Significativa corrispondenza con l’unico occhio della divinità sovrana nel pantheon germanico. Anche Yudhishtira non tocca terra quando viaggia con il suo carro tipico degli arya, così come Sleipnir non tocca terra mentre cavalca i cieli.

Sempre in termini estatici è comunque inquadrabile la succitata forma di magia nordica detta seidr la quale etimologicamente potrebbe essere collegata, nell’alveo delle lingue indoeuropee, al significato di “legare” come l’indiamo setu. Un significato simile per certi versi è riscontrabile nella lingua italiana: dal verbo fasciare non deriva soltanto il sostantivo Fascio, ma anche fascino, fascinazione. Affascinante inoltre il parallelo con il termine Yoga, che a sua volta rimanda al significato di “legare”, “unire”. E d’altro canto Odino è il dio “che lega”, come ci ricorda Dumezil nel suo Gli Dèi dei Germani.

Come ricorda Mircea Eliade, in Immagini e Simboli, riprendendo proprio l’analisi di Dumezil, sia Varuna, che Urano che Odino partecipano alle lotte e agli scontri con la loro arma principale, la magia. Essi sono i “Sovrani terribili” il cui corrispondente nel mondo Latino è il sovrano primevo Romolo «che lega con vincoli onnipotenti». D’altro canto ricordando Plutarco (Romolus) sia Eliade che Dumezil ricordano che davanti al sovrano latino camminavano sempre degli «uomini armati con verghe i quali tenevano a distanza la folla ed erano cinti di corregge al fine di legare immediatamente coloro che egli avesse ordinato di legare».

Evidente parallelo con Odino nella Ynglinga Saga di Snorri Sturluson «Odino poteva rendere i propri nemici ciechi, o presi dal terrore […] i suoi uomini avanzavano senza armatura, erano folli come cani o lupi, mordevano i loro scudi ed erano forti come orsi o tori selvatici, né il fuoco né il ferro potevano ferirli. Essi erano detti i Berserker».

È stata anche proposta una significativa derivazione finnica e quindi sciamanica della pratica della seidr, la quale rimanderebbe al suono del tamburo sciamanico per indurre uno stato di trance, spesso osceno, in grado di rendere possibile una ierofania. Nel Lokasenna, il beffardo e briccone Loki insulta e svergogna Odino proprio per l’oscenità sessuale connessa alla sua pratica del seidr.

Anche Hel, la regina degli inferi dove vanno coloro che non muoiono combattendo, che abbraccerà Balder, non manca di elementi a suo modo erotici e tormenta Balder nelle Gesta Danorum appunto in sonno così come quelle streghe della notte che cavalcano i dormienti durante gli incubi.

Articolo di Andrea Anselmo che ringraziamo per il prezioso contributo

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