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domenica 11 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte I

Attorno alla pratica magica del Seiðr aleggia un'aura di mistero, parzialmente giustificata
dall'assenza di un corpus codificato a riguardo. Mi preme sottolineare come questa caratteristica sia comune alla stragrande maggioranza delle pratiche, magiche e mondane, di qualsiasi cultura pre-
medievale: in rarissimi casi siamo così fortunati da esserci imbattuti in testi originali con spiegazioni dettagliate, siti archeologici completamente preservati o tradizioni culturali che siano persistite,
intatte, sufficientemente a lungo da essere registrate in tempi più moderni.
Secondo alcuni questa è scusa sufficiente per presentare pubblicazioni contenenti quel poco che si
legge ovunque senza alcuna fatica di ricerca (il Seiðr è un'arte magica praticata dai Vanir e poi
insegnata da Freja a Odino) e fantasie personali dell'autore, fatte passare sotto l'uscio millantando
incolmabili vuoti di fonti.
Invece, riguardo al Seiðr abbiamo a disposizione numerosi fonti sia scritte (più o meno tardive, ma
tutte passibili di essere scandagliate con gli strumenti filologici e letterari adatti, soprattutto nel caso
della poesia) che archeologiche, che possono essere compenetrate fra loro per fornire un probabile
identikit di questa pratica magica.
Che siate d'accordo o meno con le conclusioni che tirerò a riguardo, tutte le fonti presentate sono
storiche.

Prima di discutere i riferimenti sul Seiðr vorrei spendere due parole sulla sua etimologia, che tornerà
utile nel leggere queste fonti.
Il significato letterario di Seiðr è "corda, stringa": può lasciarci inizialmente perplessi, ma come
vedremo tutti gli effetti del Seiðr si esplicano tramite due meccanismi: il "viaggio" dell'Hamingjur (la
porzione di "anima" dell'incantatrice che poteva lasciare il suo corpo mentre era in vita) che si
dipana dal corpo fisico della völva (l'incantatrice) e l'attrazione a se di nàtturur/galdr (spiriti) come
strumenti e informatori.
In molte saghe di questi si parla come "seiða till sin", "attirati col seidr": un'espressione che richiama
fortemente un legame tramite un filo o una corda che possano essere tirati o emanati.
L'associazione è talmente forte che alcune delle principali studiose del Seiðr (Andrèn, Jennbert,
Raudvere) nel 2004 hanno tenuto un'esaustiva conferenza riguardo alla somiglianza fra gli strumenti
della völva e la filatura, un'analogia suggestiva che vi consiglio di recuperare ma non riguarda
questa trattazione.
Inoltre, poichè nella maggior parte dei casi il Seiðr veniva praticato da donne, qui riporterò solo le
fonti che le riguardano, lasciando il corpus di evidenze della pratica maschile (presente e ben
rappresentato, peraltro) per un articolo successivo.

 

Loreta Fasano

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