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giovedì 1 ottobre 2020

Cantastorie, guaritori e veggenti

Ovvero dello spirito rurale, unico e vero legame con quanto è vero, e sacro.


In un tempo non così lontano, in tutto il nostro continente erano diffuse diverse figure peculiari, veri e propri araldi in carne, ossa e sangue di tempi più antichi e vicini alla verità dei primordi. Queste figure di cantastorie e veggenti, "streghe" e guaritori, a malapena tollerate quando non perseguitate dal potere religioso cristiano, hanno rappresentato per secoli una fonte preziosa di racconti e spirito arcaico che, specialmente fra le genti rurali, mai sono venuti meno. 
Nelle fiabe e nei racconti narrati davanti al fuoco di una locanda o di una cascina, spesso sussurrati per timore che un prelato (o la sua naturale pletora di tentacoli che erano i bigotti) sentisse qualcosa di troppo, lo spirito della nostra terra è sopravvissuto, resistendo alle fiamme della persecuzione e all'oscurantismo delle toghe dei preti... fino all'arrivo di un nuovo nemico, una nuova monolatria del nulla, più spaventosa e arida di quella precedente, e cioè l'ateismo, peggio di qualunque monoteismo.

Ma non tutto è perduto.

Finché anche un solo plotone di uomini si riunirà un una vecchia locanda per partire per campi e boschi, e finché ancora qualcuno custodirà la fiamma del fuoco dei primordi, la speranza non potrà dirsi svanita, poiché ancora vi sarà l'auspicio che questa, un giorno, partendo dal campo e dal bosco, divampi ancora, bruciando città e cattedrali, e i nemici d'Eurasia con esse.


Hailaz Wodanaz!

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