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mercoledì 14 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte IV

Fonti letterarie

 

Fornsldarsògur (saghe dei tempi antichi):

Ovviamente con queste il problema principale è che si tratta di saghe scritte piuttosto tardivamente e che descrivono eventi remoti anche di più di 500 anni. Un approccio accurato è non considerarle come una descrizione dei riti di quell'epoca (che, potremmo dover ammettere, non sono riportati in alcuna fonte scritta e possono essere solo parzialmente dedotti dai reperti che si sono lasciati dietro) ma di epoche più contemporanee, in cui probabilmente è stata posta enfasi sugli elementi che ai tempi della composizione venivano percepiti come più antichi.
 
Hrolf saga kraki: la profetessa Heiðr viene invitata a profetizzare per identificare due giovani nascosti nella sala, che minacciavano la sovranità dell'ospite. Seduta su un Seiðhallr, Heiðr inizia la sua profezia con quello che viene descritto come "uno sbadiglio": per quanto mai esplicitamente indicato in altre fonti, alla luce dei versi della Vǫluspá può essere interpretato come un atto che permettesse agli spiriti di possederla. Nella versione di Saxo l'episodio viene frasato come "(la posizione dei ragazzi è) stanata dal suo recesso dalla strana potenza degli incantesimi della strega, e tirata sotto i suoi occhi"
Nella stessa saga la seiðkona Skuld viene invitata a sedere su un seiðhallr costruito su un campo di battaglia, da cui dirige un attacco magico all'esercito nemico (una delle funzioni più documentate del Seiðr è potenziare un attacco o influenzare il corso di una battaglia)
 
Volsunga saga: la seiðkona scambia il suo aspetto con Signý
 
Friðþjófs saga ins frækna: descrizione di due seiðkonur sedute su un seiðhallr. E' particolarmente importante perchè ci da indicazioni sulla variabilità dei rituali: dalle fonti vediamo che la spàkona poteva viaggiare da sola o con un seguito (sveit, Orms Þattr Storolfssonar saga) di altre donne (probabilmente particolarmente abili nella recita dei varðlokur), di ragazzi e ragazza (raddlið, Orvar Odds saga) o con altre spàkonur, con cui evidentemente potevano eseguire un rituale concertato, come si vede qui o nelle due Heiðr della Vǫluspá;
 
 

Biskopasögur:

Storia cristiana scritta nello stesso periodo delle Fornsldarsògur ma descrivendo la storia contemporanea, in un passaggio i personaggi sono disturbati dalla vista di una gydðja (donna deputata ai riti, non per forza una seiðkona, più spesso una donna potente in senso mondano) che pratica un blòt su "un'altura";
 
 

Leggi medievali scandinave:

Importanti nella misura in cui descrivono la lunga sopravvivenza di questi rituali:
 
1281: un uomo o una donna scoperti a praticare il Seiðr sono esiliati dal villaggio e i loro beni donati al vescovo e al re
 
1326: punizione per chi "sieda fuori a compiere stregoneria (riferimento all'Utiseta, differente pratica magica di cui parlerò in un'altro articolo), pratichi il Galdr (altra pratica magica), il Seiðr o altre cose pagane"
 
XII secolo: "nessuno può avere in casa bastoni (importante riferimento alla sopravvivenza dell'uso di questo strumento) o altari, strumenti per la stregoneria o offerte sacrificali, o cos'altro si correli a pratiche pagane"
 
Þiðriks saga of Bern: menzione del Seiðr
 
Upphof Romverja: menzione di Seiðgaldr e Seidmagnan nella storia di Romolo e Remo (probabili traduzioni tentative dal latino di "magia" e "grande magia", ma la scelta delle parole è indicativo: la parola Seiðr avrebbe indicato al meglio la magia in lingua norrena – Seiðr come epitome della magia)
 
 

Fonti non scandinave:

Cogach Gaedhel re Gaillaibh: in questa saga irlandese Otta, moglie di Turges (re di origine scandinava) "prese Clonmacnoise, sull'altare della grande chiesa dava le sue risposte".
Qui Otta ha una doppia connotazione di gydðja, in quanto probabilmente donna più importante del posto e dunque deputata ai riti ma anche di spàkona, poiche usa questo luogo sopraelevato (l'altare) per "dare le sue risposte" (ovvero divinare).
 
 
Loreta Fasano

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