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mercoledì 21 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte XI

La ritualità sessuale nel Seiðr



Un uomo che praticasse il Seiðr era marchiato come ergi (non mascolino, disonorevole), un concetto che oggi potremmo associare piuttosto vagamente allo stigma sull'omosessualità. La sfumatura nella società vichinga era diversa. Non era tanto l'omosessualità in se a costituire un tabù sociale, quanto l'omosessualità passiva: l'associazione di pensiero comune era che un uomo che si lasciasse penetrare da un altro uomo vi si sarebbe sottomesso anche in altre faccende meno private, e dunque mancasse di onore. La domanda che sorge spontanea è dunque: perchè questa pratica magica, se eseguita da un uomo, è associata all'omosessualità e alla perdita d'onore?
La risposta più banale è che, in alcuni suoi aspetti, prevesse qualche forma di penetrazione, e ci sono vari riferimenti a favore di questa ipotesi tanto nelle saghe quanto nei nomi propri attribuiti ad alcuni di loro (Bosa saga: un bastone per evocare i Gandr è chiamato Gondull – pene; nel Volsa Þattr il Volsi – pene – è simbolo di un culto fallico, e viene conservato coi lokur – porri – simbolo fallico fin dall'antichità norrena), nel nome della völva (che ha la stessa radice di volsi, pene) e nelle interpretazioni più quotate (la più comune è che il Seiðstaff fosse utilizzato come sostituto di un fallo). Sappiamo per certo dalle saghe che alcuni rituali erano associati a più o meno ergi. Questo non si applica per le donne: per loro il Seiðr, così come essere penetrate o partorire, è un atto naturale.
In quest'analisi dobbiamo tener conto del fatto che l'orgasmo rituale, soprattutto femminile, è un tema tipico della stregoneria trasversalmente ad epoche e culture e lo troviamo anche qui con alcuni mirati riferimenti letterari ed archeologici.
Il Volsa Þattr è l'esempio più emblematico, spesso trascurato perchè di tarda composizione e riferito a tempi remoti, ma uno studio filologico e storico rivela che alcune porzioni sono autentiche.
Nel poema re Olafr si presenta sotto mentite spoglie (è un re cristiano e vuole valutare la diffusione del paganesimo nelle sue terre) col suo seguito nella dimora di una famiglia, in concomitanza con il sacrificio di un cavallo da parte di questi. Il pene del cavallo è soggetto di un rituale particolarmente lungo e complesso, al termine del quale il re lo getta via, disgustato, e la madre della famiglia pratica un rituale molto particolare (il guardare oltre la soglia, v.dopo) per recuperarlo.
E' probabile che il Volsa Þattr sia stato scritto per deridere le usanze pagane, ma nel contempo ce ne offre una descrizione con richiami molto antichi: il sacrificio viene rivolto alla gigantessa Mornir, alcune parole sono di origine molto antica (volsi, ringull), il sacrificio di un cavallo non era più comune da almeno un secolo, il riferimento al porro (simbolo sessuale norreno tradizionale, compare per la prima volta in un'iscrizione del V secolo), il culto di casa svolto sotto il patrocinio femminile (in tutto il componimento gli uomini intervengono davvero poco), Olaf e tutti i suoi compagni si presentano con lo stesso nome, Grimr (uno dei nomi di Odino, ma soprattutto hanno un attrito con le donne di casa nel momento in cui disprezzano e gettano il sacrificio, un parallelo in cui risuonano gli attriti di Odino stesso in presenza delle volur).
All'interno del racconto sono presenti porzioni molto esplicite che fanno riferimento a rituali di certa natura sessuale. Una schiava, nel maneggiare il volsi, dichiara "non potrei certo evitare di spingerlo dentro di me, se giacessimo da soli in mutuale piacere": questo breve periodo ci offre sia una connotazione intima di questo tipo di rituale che la personificazione dell'oggetto, dandoci indicazione di un culto del Volsi probabilmente di origine antica. Che non sia un'espressione concettuale ma letterale è confermato in varie parti del poema ("stanotte bagneranno il vingull" esclama il fratello di una delle ragazze).
 
Fig. 15: se foste degli scandinàvi quest'immagine di porri avrebbe per voi un chiaro riferimento sessuale
 
Il fatto che il Volsi fosse di cavallo è già un collegamento alla stregoneria di per se, indipendentemente dall'epoca, ma alla luce dei sacrifici di cavalli ricorrenti in scandinavia in periodi precedenti qui assume anche altre connotazioni.
Altri atti tipici delle streghe e testimoniati nelle credenze scandinàve, come il cavalcare (tipica cavalcatura della strega, fisicamente o in forma di hamingjur, era il lupo) hanno connotazioni sessuali e altri riti funebri, come quello descritto da Ibn Fadlan, comprendono sesso rituale, nel suo caso durante l'assunzione di una sostanza enteogena, rafforzando il collegamento con il Seiðr.
Nella pietra runica di Smiss III a När, Gotland è raffigurata una figura femminile nuda, a gambe aperte, con una complessa acconciatura o copricapo ed un drago ed un serpente nelle mani, presumibilmente la rappresentazione di un'incantatrice.
Inoltre lo scopo del Seiðr poteva ben essere sessuale: attirare un partner, (induzione del sesso), migliorare l'intimità (magia d'amore) o rendere l'esperienza sessuale più intensa (potenziamento sessuale), poteva essere utilizzato in senso ginecologico (contraccezione, aborto, fertilità, assistenza durante il parto) o per identificare una donna infedele o non più vergine.
Lo scopo poteva anche essere negativo: inibire il sesso (Kormaks saga), indurre impotenza (Njals saga), in Volsunga saga due donne usano il Seiðr per scambiarsi l'aspetto e intraprendere relazioni sessuali, di cui una incestuosa (probabile riferimento ai Vanir).
Ci tengo a ricordare che il sesso nella società norrena era tutto tranne che un tabù, nonostante gli insulti di Loki a Freja e ad Odino nel Lokasenna. Gli dei della fertilità norreni non sono dei dell'amore come i loro paralleli greci o romani, ma della procreazione e del piacere sessuale: dai numerosi partner di Freja alla connotazione estatica di Odino, che è raramente visto in associazione a quest'aspetto ma si manifesta in una sessualità pericolosa, estatica, correlata a un perseguire completamente i propri desideri fino ad un esito distruttivo (Odino è per definizione la divinità traditrice che da molto e prende molto, ma in questo processo dona la vera saggezza). Allo stesso modo l'Edda mette in guardia contro il "dormire fra le braccia di una donna versata nella magia", rivelando la stessa natura traditrice di Odino.
 
 
Loreta Fasano

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