Cerca nel blog

giovedì 22 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte XII

Seiðr e possessione

Esiste una connotazione meno approfondita del Seiðr, che però secondo me si correla benissimo al suo status di ergi negli uomini e in generale alla connotazione estatica.
Come abbiamo visto, nella Vǫluspá Heiðr "è mossa tramite il Seiðr"; in Hrolf saga kraki Heiðr "sbadiglia" all'inizio del suo rituale, la parola scelta è la stessa usata per descrivere il Ginnungagap, il vuoto sbadigliante da cui ha origine tutta la magia e, con grande probabilità, questo atto aveva lo scopo di invitare la possessione degli spiriti.
Secondo la mia interpretazione, nonostante siamo certi che svariati impieghi del Seiðr non prevedessero la penetrazione, era sempre associato ad ergi per gli uomini (in dosi maggiori o minori a seconda del rituale) poichè prevedeva, anche nelle forme meno sessuali, la penetrazione da parte degli spiriti nel corpo della völva.
 
Fig. 16: disegno di repertorio di strega che cavalca un lupo

 

Conclusioni

Dall'uso di Seiðr come verbo e come nome, e dalle variegate descrizioni, emerge come fosse una pratica dai numerosi usi e sfaccettature, dalle più domestiche (divinazione, aiuto durante caccia e pesca), alle funzioni guaritorie (probabilmente marginali), all'uso in battaglia (potenziamento degli attacchi fisici, attacchi magici - In Gisla saga Surssonar è usato per causare una valanga che travolga la casa di un rivale, in Gongu-Hrolf saga causa venti magici che tolgono il senno a chiunque guardi fuori, in Friðjolf saga Hins Fraekna le hamingjur (porzione dell'anima che poteva essere distaccata dal corpo e svolgere altre funzioni) di due incantatrici, in forma di balena, sono cavalcate dalle due durante una tempesta che hanno causato col Seiðr per distruggere una nave, oltre ai numerosi casi in cui il Seiðr è usato dettare le condizioni favorevoli di una battaglia o evocare spiriti in aiuto durante uno scontro; potenzialmento o inibizione della forza di un guerriero), alla magia sessuale.
Queste numerose sfaccettature funzionali riflettono sicuramente una varietà rituale, dai riti svolti in pubblico su un Seiðhallr, circondate da donne che intonano canti per attirare gli spiriti a quelli probabilmente svolti in contesti più intimi e con una connotazione sessuale più marcata.
Conosciamo il meccanismo generico con cui tutti questi probabilmente avvenivano: in uno stato di estasi, aiutato o meno da sostanze enteogene, l'anima della völva poteva uscire dal suo corpo in forma di hamingjur e gli spiriti possederla, con diverse funzioni (l'hamingjur principalmente di attacco, nella sua forma o cavalcando un animale, tipicamente un lupo, mentre gli spiriti per raggiungere luoghi remoti e passare informazioni alla völva) e con questi strumenti poteva causare alterazioni negli elementi naturali e nelle percezioni delle persone.
Numerosi erano gli strumenti del mestiere, tra cui sicuramente il bastone, vari amuleti di forme specifiche, pietre semipreziose, probabilmente una pittura bianca rituale entrata in uso tardivamente, strumenti di particolari metalli, talismani di origine animale, e sostanze enteogene. Sicuramente questi si sono evoluti e sono mutati nel corso dei secoli: tutto indica che il Seiðr è una pratica particolarmente antica.
 
 
Loreta Fasano
 
 

Postfazione

Potrei aver sbagliato lo spelling di alcune parole norrene, perchè l'ho richiamato a memoria o dai miei appunti (ho una pessima grafia). Per la classificazione delle fonti letterarie e delle tombe ho seguito quella di Neil Price in "The viking way", libro che vi consiglio caldamente e senza il quale non avrei mai potuto metter giù un discorso organico sull'argomento. Le traduzioni dei poemi e delle saghe sono mie, dall'inglese. Ho traslato in italiano svariate espressioni inglesi usate classicamente nelle descrizioni dei reperti (es. Basket handle), mi spiace se alcune suonano male ma ho cercato di scegliere quelle più descrittive.

Nessun commento:

Posta un commento