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giovedì 15 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte V

Fonti archeologiche

 

Come abbiamo visto, il lavoro delle volur era spesso itinerante e dunque non ha lasciato evidenze come luoghi di culto o altari (un reperto già poco rappresentato nella storia norrena).

Troviamo però in alcune sepolture (sia maschili che femminili) degli elementi caratterizzanti il Seiðr, in alcune talmente numerosi e palesi da aver stabilito una serie di oggetti collegati al Seiðr, che hanno permesso di caratterizzare tombe meno ricche.

Le sepolture hanno inoltre il pregio di poter essere identificate sia dagli strumenti che vi si trovano all'interno che dalle evidenze di comportamenti funerari inusuali; mentre la contestualizzazione non è così semplice per altri tipi di ritrovamento. Ad esempio sono numerosi i bastoni sicuramente impiegati per il Seiðr che sono stati rinvenuti come reperti isolati, ma la totale assenza di qualsiasi contesto rende impossibile caratterizzare in alcun modo il ritrovamento: sono stati sepolti o abbandonati per qualche ragione? Sono stati razziati e abbandonati da ladri di tombe? Sono stati utilizzati per consacrare un terreno o una zona? Potremmo andare avanti ad libitum con le ipotesi e non avremmo comunque gli strumenti per definire quale sia quella corretta.

Alcune delle tombe qui presentate (principalmente Bj 660, Klinta, Fyrkat, Kaupang e Oseberg) sono state fondamentali per definire gli elementi caratterizzanti la sepoltura di una völva, permettendoci poi di differenziarle da quelle delle donne di alto rango anche in tombe meno complesse e indicative (il tipo di sepoltura – cremazione, inumazione, camera, nave, carro – può essere correlato al rango sociale del defunto ma, come vedremo, ritroviamo sepolture di volur per ognuna di queste).

Per quanto riguarda le sepolture presentate, se non specificato l'indicazione sul sesso del defunto è stata dedotta dal suo corredo funebre, poichè anche in caso di presenza di resti organici non ne è stato testato il cariotipo. Tratterò qui solo le sepolture identificate archeologicamente come femminili. Tutte sono state interrate nel IX – X secolo.

Gruppo di Birka (Svezia)

Bj 660, inumazione in camera, 900 ca.
La defunta è distesa al centro della camera, abbigliata in modo tipicamente femminile con una fascia intessuta d'argento attorno alla testa e uno scialle con chiusura d'argento. L'abito non sopravvive, ma era decorato con due spille ovali unite da una catena d'argento e da un filo di 28 perle (cristalli, rocce, oro e argento incapsulati nel vetro, vetro colorato) con un pendente a spirale al centro e una croce a bracci uguali (era comune l'adozione di simboli magici di altre culture, pendenti simili sono stati trovati in Danimarca, in una sepoltura d'alto rango con carro a Ketting e ad Aunslev. Tutti e tre i pendenti appaiono forgiati nella stessa officina). Alla cintura portava oggetti per la cura personale.
Particolarmente interessante una piccola perlina, singola, rinvenuta dove si sarebbe trovata la bocca/naso della donna: poichè tutto il resto è rimasto al suo posto e ogni cosa sembra deposta con cura, si ipotizza che questo sia un piercing al naso o al labbro, oppure un oggetto depositato in bocca post mortem (tutte e tre le ipotesi caratterizzano usanze decisamente inconsuete in Scandinavia).
Questo elemento esotico trova altri paralleli in costosi oggetti di importazione sepolti nella camera insieme a vasi e scatole locali.
Perpendicolare al corpo, come se fosse tenuto in mano, un bastone con pomolo ora in frammenti.
 
Fig. 3: probabile aspetto di Bj 660 alla deposizione

Bj 760, cremazione, X secolo
nella sepoltura sono presenti pochi elementi generici e il bastone di ferro meglio preservato di tutte le tombe dell'età vichinga, non bruciato con la cremazione e probabilmente deposto sulla cima del tumulo.

Fig. 4: bastone di Bj 760


Loreta Fasano

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