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martedì 13 ottobre 2020

Seið hòn leikin - parte III

Fig. 2: Rappresentazione moderna di una völva

 

Fonti letterarie 

 

Saghe dei re:

Ynglinga saga: descrizione di Freya (secondo cui i Vanir combinano nel Seiðr magia pericolosa, intenti malvagi e incesto), menzione dell'uso del Seiðr nelle predizioni dei raccolti (quadra con la natura di divinità della fertilità dei Vanir), definizione trasversale di Freya come divinità femminile della guerra, descrizione dei poteri che Odino acquisisce tramite il Seiðr (conoscere il futuro, causare morte, sfortuna o malattia, privare un uomo di forza o saggezza per trasfonderle ad altri);

Heimskringla saga: varie menzioni dell'utilizzo del Seiðr;

 

Poesia scaldica:

Sigurðardrápa, ca. 960: Odino si rende desiderato da Rindr tramite l'uso del Seiðr. Questo breve riferimento è il più antico a livello letterario, e ci da immediatamente informazioni su un uso del Seiðr nella magia sessuale e su come si esplicassero i suoi effetti (in questo caso piegando la volontà dell'obiettivo perchè desiderasse un soggetto);

Friðþjófs saga ins frækna: menzioni del Seiðr;

Egill Skallagrímsson saga, ca. 924: in un lausavìsa (stanza di una composizione) viene usata l'espressione "Seiðr della lancia", poi ripresa letteralmente in Njals saga;

Lausavìsa di Eirikir Viðsja, ca. 1014: usate le espressioni "logðis Seiðr" (Seidr della distruzione), "Fjolnir Seiðr" (seidr di Fjolnir, un leggendario re norvegese);

Hakonerikvija saga, ca. 1260: "sverða Seiðr" (seidr della spada).

 

Soprattutto alla luce dell'utilizzo del Seiðr come enhancer della battaglia (ampiamente codificato nelle fonti) si sarebbe portati a pensare che queste ultime locuzioni possano riferirvisi ma, vista la composizione tardiva di questi lausavìsa e l'utilizzo come kenning di queste espressioni già a partire dall'VIII secolo, possiamo affermare che fossero una complessa espressione poetica che descriveva la battaglia come una canzone e i guerrieri e le loro armi come gli strumenti e i cantori.

 

Saghe islandesi: 

Eirik saga rauda: eventi ambientati in Groenlandia, ritraggono quindi un evento tardivo ma ricco di punti in comune con altre fonti e, soprattutto, reperti archeologici. L' episodio ci offre uno spaccato di grande valore della pratica del Seiðr in ambito profetico.
Þorbiorg, una spàkona (profetessa) viene invitata a profetizzare da un proprietario terriero. E' evidente dalla narrazione che la donna è una profetessa errante, che si reca di villaggio in villaggio a seconda di dove vengono richiesti i suoi servizi.
Il suo ospite manda degli uomini a scortarla e prepara per lei un alto scranno da cui possa profetizzare (parallelo con Hilðskjalf, il trono da cui Odino ha vista su tutti i mondi, elemento comune anche a Frigg e Freyr. In questo punto della narrazione è assente la descrizione di un Seiðhallr, una piattaforma sopraelevata dal terreno su cui fosse posizionato lo scranno, confermando che fossero due elementi differenti del Seiðr. Inoltre, come vedremo anche successivamente, tutti questi elementi venivano preparati e poi smantellati al termine del rituale, per cui ne sopravvivono pochissime testimonianze archeologiche).
Viene descritto dettagliatamente l'abbigliamento di Þorbiorg, dandoci preziosi elementi interpretativi: un mantello blu (o nero) chiuso da fibbie e decorato da pietre all'orlo (una scelta piuttosto originale per questa regione, più tipica degli sciamani siberiani), una collana di perle di vetro, cappuccio di agnello bordato di pelo di gatto bianco (i dettagli con cui sono descritti gli animali che Þorbiorg indossa o mangia suggeriscono avessero un significato all'interno del rituale), un bastone con pomello tondo adorno di pietre (trova moltissimi paralleli fra sepolture identificate come volur), una cintura di stoppa con una grossa sacca di pelle in cui tiene gli ingredienti necessari ai suoi incantamenti, scarpe di vitello dai lacci lunghi decorati da pomoli alle estremità (anche questa una scelta molto differente dall'usanza regionale e di probabile correlazione magica), guanti di gatto con pelo bianco.
Þorbiorg mangia porridge di latte di pecora e i cuori di tutti gli animali disponibili nella fattoria (anche questo non un piatto tipico), da cui si serve con un cucchiaio di ottone e un coltello spuntato con manico di avorio e bronzo/rame/ottone (traduzione incerta). La descrizione dei metalli di cui sono composte le sue posate è ininfluente ai fini della narrazione e tralasciata nelle descrizioni mondane, per cui si pensa avesse un significato magico completamente perso nel tempo (significato che si è conservato ad esempio nella specifica del tipo di legno utilizzato per uno strumento, come tasso e betulla).
Þorbiorg annuncia che profetizzerà dopo aver passato la notte nella proprietà: emerge come sia compito del proprietario delle fattorie fornirle ospitalità confortevole e fornirle alcuni elementi necessari per il rito, su richiesta della profetessa, in questo caso donne che conoscessero i varðlokur (ovvero i canti legati al Seiðr, utilizzati per richiamare i verðir, cioè gli spiriti che fornissero informazioni alla spàkona, la profetessa. Nella narrazione sarà evidente l'etimologia della parola varðlokur, ovvero strumento che attrae/lega i verðir). Ne viene trovata solo una all'interno del villaggio, che però canta così bene i kvaeði (versi) che, annuncia Þorbiorg, spiriti prima disinteressati sono ora ben disposti per cui la sua profezia sarà più dettagliata ed articolata (implica che grandissima importanza è data alla qualità del canto). E' descritta anche la disposizione delle donne durante il rituale: attorno a Þorbiorg, posizionata su un Seiðhallr, si forma un circolo di donne oltre a quella che canta i kvaeði: queste non li conoscono, probabilmente è la loro presenza e disposizione a fungere da richiamo per gli spiriti.
La profezia di Þorbiorg da questo punto si articolerà su più punti: il motivo per cui è stata chiamata (informazioni riguardo alla fine della carestia che sta flagellando la Groenlandia), le viene chiesto di "guardare le fattorie" (forte parallelo con Hilðskjalf, non poteva fisicamente vederle da dove si trovava) e infine profetizza sul futuro e la fortuna della donna che l'ha aiutata coi varðlokur.
 
Landnamabok: Þuriðr sundafyllir usa il Seiðr per riempire un fiordo di pesci, fornendoci uno degli usi mondani di questa pratica magica;
 
Vatnsdaela saga: il Seiðr viene utilizzato per stordire un avversario e permettere di vincere una disputa giuridica. La Seiðkonur (incantatrice) Þordis informa l'uomo che dovrà indossare il suo scialle nero e colpire l'avversario sul volto col suo bastone per confonderlo. Qui il bastone viene utilizzato praticamente come una moderna bacchetta magica, e la sua importanza si deduce anche dal fatto che ha un nome proprio (in questo periodo era tipico più che altro degli oggetti divini), Hognudr (traducibile con "utile/mitigatore");
 
Laxdaela saga: il sonno di due donne cristiane è turbato da un'apparizione inquietante che si lamenta di essere stata disturbata; scavando sotto lo scranno nella chiesa in cui pregavano solitamente viene trovata la tomba di una völva sotto un tumulo, descritta come contenente "strane ossa nere o blu" (qui probabilmente il parallelismo coi mantelli di Þordis e Þorbiorg lo vedo solo io), una spilla e un grosso seiðstaff (bastone per il Seiðr). 
 
 
Loreta Fasano

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