Cerca nel blog

martedì 22 gennaio 2019

I demoni del grano, parte I

Nel 1868 Wilhelm Mannhardt, libero ricercatore tedesco nato a Friedrichstadt, pubblicò la sua terza opera 'Die Korndämonen' (i.e. "I demoni del grano"); come le sue precedenti opere 'Wald- und Feldkulte' (i.e. "I culti del bosco e del campo" del 1875-76) e 'Roggenwolt und Roggenhund. Beitrag zur germanischen Sittenkunde' (i.e. "Il lupo di segale ed il cane di segale. Contributo alla conoscenza dei costumi germanici" del 1865-66) anche quest'ultima riscontrò una scarsa attenzione.
Fu grazie allo studioso dell'antichità ed antropologo inglese James George Frazer che i volumi di Mannhardt ricevettero le dovute attenzioni. Nella prefazione alla prima edizione della sua opera più nota, 'The Golden Bough' (i.e. "Il ramo d'oro" del 1890), Frazer rivelò che l'opera dello scomparso Wilhelm Mannhardt gli era stata fondamentale soprattutto riguardo alla superstizione dei contadini europei; eccone un estratto:
"L'ariano (i.e. 'indoeuropeo') primitivo non è morto nella sua natura e struttura spirituale. Egli è fino ad oggi rimasto fra noi."

Wilhelm Mannhardt passò la sua gioventù inchiodato ad un letto ortopedico per via di una grave scoliosi che lo spinse - assieme con una "miopia fuori dal comune" - a buttarsi "sul mondo interiore della fantasia".
Fu un suo amico danese che si vantava della possente mitologia nordica a ridestare il suo interesse per la mitologia tedesca; egli voleva contrapporre alla mitologia nordica un qualcosa che avesse la stessa magnificenza ma che avesse origini germanico continentali. Lesse a questo scopo la 'Mitologia tedesca' di J. Grimm e giunse alla conclusione che le popolazioni rurali di lingua tedesca del suo tempo fossero espressione diretta  di quegli ariani che personalità del calibro di Friedrich Max Müller ascrivevano ad un'epoca ormai lontana.
Chi volesse saperne di più sulla "fede della nostra antichità remota pagana nazionale" doveva solamente andare fra le campagne della Prussia e della Slesia e studiare il modo di vivere e di pensare dei contadini; lì è possibile trovare le cellule germinative di qualsivoglia mitologia.
Mannhardt raccogliendo quante più informazioni possibili sui costumi delle popolazioni rurali tedesche stava sempre più avvicinandosi al suo obbiettivo: la costruzione di una mitologia tedesca.

Mannhardt nel 1860 era intenzionato a radunare in una raccolta di fonti della tradizione popolare germanica i 'Lieder' (i.e. "canti" di matrice mitico magica) ma ben presto abbandonò questo progetto dacché comprese quanto meglio le usanze agricole conservassero al loro interno in modo ancor più evidente i residui del paganesimo germanico. Come nelle città anseatiche spesso le antiche case avevano una facciata moderna nonostante nel retro e nella struttura interna presentassero segni di un remoto passato gotico, così presso la popolazione rurale vi erano ancora singoli ambiti vitali, angoli e nicchie di quel mondo oramai oscurato da secoli di storia.

Fonti:
- La scoperta della Storia delle Religioni, Kippenberg

Nessun commento:

Posta un commento