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mercoledì 23 gennaio 2019

I demoni del grano, parte II

Nel 1865 Mannhardt avviò con il beneplacito ed il sostegno dell'Accademia Berlinese delle Scienze una grande somministrazione di questionari riguardanti le usanze del raccolto inviandoli in Germania come pure negli stati confinanti di Francia, Olanda, Danimarca e Russia; siccome nelle usanze del raccolto comparivano gli antichi nomi di divinità quali 'Wotan' (i.e. "Odino") e 'Donar' (i.e. "Thor", Ase dei contadini), egli riteneva questo una prova del fatto che essi fossero una sopravvivenza di un culto religioso germanico.
Alle sue molte lettere ricevette altrettanto numerose risposte e da queste partì l'analisi che venne da lui presentata proprio nel libro del 1868 'I demoni del grano'.
Ciò che ricevette in risposta corrispose totalmente alle sue aspettative; stando alle testimonianze contadine la crescita della vegetazione era causata da un demone che si manifestava sotto svariate forme animali. Quando i mietitori tagliavano il grano, il demone volava di campo in campo e si andava infine a nascondersi nell'ultimo covone. Tagliarlo era pericoloso dacché equivaleva ad un assassinio; i mietitori si dichiaravano disposti a farlo solo in cambio di un premio in natura o denaro dal proprietario del fondo.
Il demone del grano doveva così morire affinché il nume della vegetazione potesse riprodursi in forme sempre nuove.
Quanto sinora descritto corrisponderebbe ad un rituale narrato nel canto di Litierse che consisteva nella decapitazione, dopo averli legati ad un covone, di banditi nascosti sotto le spoglie di semplici stranieri.

Ovviamente gli scritti di Mannhardt dopo la recensione positiva di Frazer ottenero un grande successo; tuttora vi sono suoi sostenitori come vi sono pure suoi detrattori quali ad esempio la studiosa tedesca di folclore Ingeborg Weber-Kellermann la quale afferma che questo peculiare rituale del taglio dell'ultimo covone fosse solamente una rivalsa proletaria sul proprietario terriero e sulla sua stessa terra costringendo quest'ultimo a sborsare una maggiore somma per il proprio lavoro. Inutile dirvi quanto riteniamo idiota una simile visione socialisticheggiante della questione.
Alla domanda 'Sozialismus oder Barbarei?' (i.e. "[Sceglierete] il socialismo o la barbarie?") formulata da Rosa Luxemburg, personalità tanto cara alla Ingeborg, noi risponderemo sempre:
"Barbarei!"

Fonti:
- La scoperta della Storia delle Religioni, Kippenberg

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