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sabato 20 aprile 2019

I signori del bronzo, i Troiani - Prima parte

Īlĭŏn, Ilio, Troia

Poche città al mondo possono vantare un nome tanto immortale, il mito del suo assedio e della sua caduta narra di Dèi ed eroi, forza e astuzia, e rappresenta uno dei pilastri portanti della cultura euroasiatica ed indoeuropea.
Chi erano quindi gli abitanti di questa città tanto famosa? Quali culti seguivano?
Cercheremo ora di fare, per quanto possibile, luce su questi interrogativi.
Partiamo dalle basi con una cosa che, ne sono certo, stupirà molti di voi: la città non veniva chiamata Ilio, almeno non dai suoi abitanti, ma Wilusa.
Parliamo di una città stato indipendente, dotata di un forte esercito (dovuto probabilmente alle discrete caratteristiche demografiche e agricole del suo territorio) e di una solida rete di alleanze con popolo affini. 
A livello etnico rappresentava, in tutta probabilità, un punto di congiunzione fra due grandi società indoeuropee dello scacchiere Egeo-Anatolico, quella micenea e quella luvia e ittita (entrambi i popoli erano di ceppo indoeuropeo anatolico) l’organizzazione religiosa rifletteva questa unione, faccia riflettere, al riguardo, il fatto che secondo il racconto il Dio protettore della città sia Apollo, Dio del quale mancano testimonianze fra gli Egei ma il cui culto era diffuso fra gli Ittiti. 
A livello militare la sua organizzazione non doveva scostarsi molto da quella ittita con i maryannu, i grandi signori della guerra del periodo, la cui caratteristica di casta erano i carri da guerra, veri e propri antesignani della cavalleria dei millenni successivi, che esercitavano il proprio potere e le proprie prerogative locali in maniera indipendente e slegata da un potere centrale ma che erano in grado di unirsi in caso di necessità (come il sopracitato episodio della guerra di Troia) e di schierare quindi un vasto numero di armati.

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