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lunedì 1 aprile 2019

Omero nel baltico, mito e realtà

L’Omero nel baltico, croce e delizia di moltissimi appassionati di storia antica

Questa teoria, a quasi venticinque anni dalla sua presentazione continua a far discutere appassionati da tutto il mondo, ma qual è il pensiero accademico in merito? Vi è qualcosa di vero o sono tutte fanfaluche, frutto della fervida immaginazione (e del desiderio) dell’autore? La risposta non è così semplice, anche se fin da ora vi posso anticipare che, almeno per come la vede il sottoscritto, la teoria di Vinci ha diverse lacune.
Partiamo da un fatto: esistono effettivamente diverse somiglianze fra la cultura micenea e quella germanica settentrionale.
A livello spirituale, così come a livello sociale e bellico vi sono affinità ben più che casuali, queste tuttavia sembrano più da ascriverai ad una comune origine indoeuropea che non ad una effettiva “sovrapposizione” delle popolazione in questione.
La stessa toponomastica, utilizzata dall’autore per rafforzare le proprie teorie, soffre di approssimazioni talvolta grossolane, basate più su affinità di tipo fonetico che non a livello di radici linguistiche.
Anche a livello di “affinità geografiche”, ampiamente usate dal Vinci, vi sono diverse forzature basate su presunte somiglianze attuali di luoghi che, giocoforza, hanno subito diversi cambiamenti negli ultimi quattromila anni.
A livello archeologico la teoria non regge, non vi è nessuna traccia nei luoghi citati dal Vinci di una cultura dell’età del bronzo, nessuna “armatura scintillante” trovata in quei luoghi è ascrivibile al periodo preso in esame. In quegli anni nel mare nord vi erano civiltà di tipo neolitico, interessantissime ma per nulla assimilabili a quanto sostenuto dall’autore.

In definitiva: la teoria di Vinci è estremamente intrigante, ben argomentata e sostenuta ma non regge alla prova dei fatti, ci troviamo quindi davanti ad una teoria invero fantasiosa e per nulla aderente alla realtà.
Essa sembra più scritta per aderire ai desideri dell’autore che per presentare reali scoperte in merito.

Ci è stato detto, in particolare al sottoscritto, che noi dovremmo sostenere la teoria in questione in quanto “glorifica i popoli del nord”, ma noi non siamo di questa idea.

L’aderenza, per quanto possibile, alla realtà, e non al nostro “sentore” verso la stessa, è prerogativa fondamentale per un approccio realmente sano ad una qualsivoglia disciplina, non è inventando o distorcendo che agiscono gli onorevoli.
I popoli non hanno bisogno di “rubarsi” la storia a vicenda, ne abbiamo già in abbondanza, ognuno per conto proprio.

Noi celebriamo i popoli indoeuropei ed euroasiatici nelle loro specificità, senza cercare forzature “nordicizzanti” o “mediterraneggianti” tipiche di una certa letteratura otto/novecentesca.

Noi non tifiamo per il Beowulf o per l’Iliade, vi invitiamo, piuttosto, a leggere entrambi i poemi e a fare tesoro di quanto esso ci tramandano.









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