Cerca nel blog

venerdì 3 maggio 2019

Lupi/guerrieri lupo (Úlfheðnar), parte II

Con l’avvento e la diffusione del cristianesimo, subiamo un'ulteriore accelerazione della caccia al lupo, poiché si vede l’unione tra uomo e lupo come sottomissione al demonio. Nella Bibbia i lupi vengono indicati come simboli di avarizia e distruzione, Gesù è il buon pastore che protegge il popolo/gregge dai lupi e che la letteratura cristiana successiva elabora questo passaggio dichiarando i lupi ostili e legati al demonio.
Proprio in questa fase la figura dello sciamano e la sua sapienza, vengono etichettate come magia/stregoneria e quindi condannata. Per estirpare tutto ciò la chiesa utilizza qualsiasi mezzo, dalla propaganda popolare all'istituzione di tribunali (e non solo), raggiungendo il culmine nei primi due secoli dell’era moderna (1492). Rintracciamo tutto ciò anche nel noto “malleus-maleficarum (1486)” che vede i lupi come emissari di satana. Questo ha dato inizio ad un vero e proprio massacro di tutti i lupi europei e delle streghe; Isteria di massa (Henry Boguet, giudice ben noto di Saint-Claude (1596-1616), condanna centinaia di uomini e donne accusandoli di poter mutare in lupi).
La fiaba “Le Petit Chaperon Rouge” di Charles Perrault, del 1697, segna la definitiva demonizzazione del lupo nell'immaginario popolare. (tralascio in questo post tutta la parte della cinematografia moderna, la quale ha inventato la creatura ibrida per maggiore spettacolarizzazione).

Da questo breve preambolo passiamo ora al vivo della questione "Úlfheðnar"
Gli Úlfheðnar (al singolare Úlfheðinn: letteralmente, «vestiti di lupo») erano guerrieri della mitologia nordico scandinava. Così come dice il nome, questi leggendari guerrieri si coprivano esclusivamente con la pelle del lupo da loro ucciso per ricevere tale nomenclatura (altre figure di lupi guerrieri non usano ricoprirsi con la pelle, ma con cinte di pelle di lupo). Sono diventati famosi grazie al loro impeto guerriero che, per la mitologia, veniva ceduto loro dal dio Odino e dall'animale totemico, il lupo. Questi guerrieri estatici, prima del combattimento, assumevano: birra, un estratto di amanita muscaria e digitale (ancora oggetto di studio e approfondimento). Questo mix dava loro allucinazioni, comportava anche aumento della temperatura corporea, del battito cardiaco e dell'adrenalina. Dopo aver assunto queste sostanze, festeggiavano sino allo stremo e da lì si lanciavano in battaglia. A differenza dei Berserkir, gli Úlfheðnar combattevano in gruppo (appunto essenziale per non definirli sciamani, se così fosse esisterebbero interi villaggi di sciamani), proprio come lupi.
Molti associano i due animali totemici di Odino (Geri e Freki dal nordico "avaro" e"ingordo") ed i loro nomi per descrivere questi nobili guerrieri e temibili e per tracciarne le caratteristiche.

È necessario ai fini della narrazione aprire una piccola parentesi che prenda in considerazione altri esempi sulla questione "uomini-lupo"
Esistono in molte culture gli uomini-lupo, e molto è scritto delle trasformazioni da uomo a lupo. Molte di queste trasformazioni vengono indotte da intervento divino che sovverte l’ordine naturale delle cose (in tutte le culture gli dei sono dei trasformisti). Pensiamo agli Dei d’Egitto, a quelli della Grecia - Zeus su tutti - ma anche a Odino. Il pastore viene mutato in lupo dalla Dea Ishtar, Licaone da Zeus.
A San Patrizio fu affidata da papa Celestino I l'evangelizzazione delle isole britanniche e specialmente dell'Irlanda. Nel 431-432 iniziò il suo apostolato in terre irlandesi, all'epoca quasi interamente pagane. A lui si deve la diffusione del Cristianesimo in Irlanda - seppur ispirato al paganesimo celtico- e maledice intere popolazioni pagane trasformando in lupi il re gallese Vereticus e i suoi seguaci. Sono trasformazioni non volute, scagliate come punizioni divine per comportamenti errati.
Erodoto (Storico greco nato nel 484 a.c. e già influenzato dalla figura negativa che il lupo aveva assunto) descrive il popolo di Neuri come stregoni che, una volta l’anno, diventano lupi, concetto ripetuto anche da Pomponio Mela. In Bisclavret, uno dei dodici Lais di Maria di Francia, il licantropo è intrappolato in forma lupesca dalla malvagità della moglie; nel Guillaume de Palerne (poema francese del XIII secolo), Alfonso è mutato in lupo per stregoneria. Assimilabile alla stregoneria è l’intervento del diavolo a cui, spesso, gli uomini si rivolgono per stringere patti a loro vantaggio, senza valutare bene i rischi dell’accordo.

Orlando, in collaborazione con le vie di Wodanaz

Nessun commento:

Posta un commento