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sabato 23 febbraio 2019

“Gl Cierv” di Castelnuovo, mito arcaico di morte e rigenerazione -Parte quarta

“Gl Cierv” capro espiatorio e Morte del Carnevale

E’ su questo nocciolo ancestrale che si è poi man mano costruito nel tempo il mito così come lo conosciamo oggi, è a partire da questo tipo di pratiche e di forme di ritualità, che gli esseri umani praticano da tempi immemori, da questa spiritualità che è profondamente diversa dal concetto di spiritualità dell’uomo contemporaneo, che ha preso piede la lunghissima storia dell’UomoCervo. A questo nocciolo, dicevamo, si sono poi “attaccate” nel tempo altre forme di ritualità, altri elementi cultuali, a volte sincretizzandosi, altre volte celandosi, e permettendo, grazie a questi fenomeni di mimesi cultuale, di far resistere il rito dagli attacchi portati dalla “de-paganizzazione” avvenuta a partire dall’era cristiana, su tutti i miti relativi al capro espiatorio e alla cosiddetta Morte del Carnevale.

Il cosiddetto capro espiatorio è una pratica cultuale, anch’essa antichissima che serviva in un certo qual modo ad esorcizzare e scacciare via le energie negative dall’interno del cerchio comunitario, celebrato di solito in periodi di passaggio come la fine dell’inverno, proprio come nel nostro caso, e proprio come nel caso di un antico capro espiatorio dell’antica Roma e cioè la figura di Mamurio Veturio. “Ogni anno, il 14 marzo, un uomo vestito di pelli veniva condotto per le strade di Roma, percosso con lunghe pertiche bianche, e cacciato dall’Urbe. Lo si chiamava Mamurio Veturio, cioè, <il vecchio Marte>; e, poichè la cerimonia aveva luogo il giorno precedente al primo plenilunio dell’antico anno romano (che iniziava il primo marzo), l’uomo coperto di pelli doveva rappresentare il Marte dell’anno precedente, scacciato all’inizio di quello nuovo.” (6) Ancora una volta quindi una strettarelazione con quella che è la cultualità espressa nel rito dell’UomoCervo, il travestimento con le pelli, la cacciata simbolica per la relativa rinascita, il riferimento a Marte come nume della vegetazione primaverile, tutti elementi che indicano nel Cervo di Castelnuovo un potentissimo simbolo, che è quindi insieme capro espiatorio e simbolo di rigenerazione. Proprio rispetto alla concezione spirituale che sta alla base della tradizione del capro espiatorio è possibile ipotizzare un innesto in epoca molto più recente della cosiddetta Morte del Carnevale: in definitiva questa esigenza spirituale collettiva espressa nel rito sarebbe riuscita a sopravvivere innestando all’interno della cerimonia antica, quella che è una vera e propria Morte del Carnevale, simile a quelle che avvengono in tutta Europa. Non a caso il rito de “Gl Cierv” si rinnova ogni ultima domenica di Carnevale.

Note:

- (6) James Frazer, Il Ramo d’Oro, Newton Compton

Articolo a cura di Massimiliano Palmesano, dalla pagina Facebook “Janara”, pubblicato previa permesso.
Un suo precedente ed interessantissimo scritto può essere trovato sulla sua pagina o in questo blog ricercando “Janara” nel motore di ricerca interno.

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