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venerdì 1 febbraio 2019

Tribalismo e barbarie

“La nostra Europa ha 5000 anni, la loro 50” 

Quante volte avete sentito, o letto, questa frase, magari detta da un qualche simpatizzante di un’area politica in opposizione ad un’altra?
Moltissime, sicuramente, almeno quanto avete sentito l’altra parte ergersi a paladina di qualcosa, qualsiasi cosa, per poi sostenere che chiunque vi si opponga rappresenti il male, in conformità alla ben nota dicotomia “socialismo o barbarie”.

Inutile dire che queste manfrine, tutte, non ci appartengono, nemmeno per gioco.
Non è da noi che sentirete pipponi sulla Tradizione con la T maiuscola carpiata con genuflessione sulle ceneri di Evola, proprio no, così come non è da noi che sentirete proporre modernismi vari da poveri di spirito.

Noi non sosteniamo la continuità di una non meglio specificata tradizione che andrebbe dalla Grecia arcaica al cristianesimo, anzi, rigettiamoci il secondo come un corpo estraneo che ha interferito, senza riuscire ad impedire, nella preservazione delle tradizioni.
In un rito campestre, in un fuoco notturno, in un mito locale vi è molta più verità che in tutta la letteratura cristiana.
Un euroasiatico può imparare molto di più da uno sciamano siberiano che da un qualunque prete del Dio del deserto, così come un contadino realmente ancorato agli usi delle proprie terre è assai più savio del più grande teologo della religione di cui sopra.

La loro Europa ha 50 anni.
La loro Europa ha 2000 anni.
La loro Europa ha 5000 anni.

La nostra Eurasia ne ha 2 milioni e ancora vive e pulsa, fra tamburi di pelle di renna e scintille nella notte.

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